Cultura e Società

La bisaccia del pellegrino

Rubrica religiosa settimanale

a cura di P. Salvatore Brugnano


Agosto 2010, seconda settimana: 8-14 agosto 2010
1. Vangelo della domenica –  «Dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore».
2. Aspetti della vita – Sul matrimonio.
3. Un insegnamento di S. Alfonso – Non terrore, ma misericordia.
4. La settimana con la liturgia = 2-7 agosto
5. Saggezza calabrese  = Prima di addormentarsi. 

1. Vangelo della domenica – Lc 12,32-48«Dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore».
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno. Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.
Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!
Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».
Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?».
Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi.
Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli.
Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche.
A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».
 
Tante volte Gesù dice ai suoi amici di non aver paura, e anche in questo passo del Vangelo Gesù continua il suo discorso sulla povertà e la fiducia nella Provvidenza con un invito a “non temere”. Gesù conosce benissimo quello che passa nel cuore e nella mente dei suoi discepoli e di tutti gli uomini, noi compresi.
Sa che la paura è un sentimento che sta alla base di tante nostre scelte personali e sociali.
La paura della povertà, della solitudine, dell’essere non autosufficienti ci spinge tutti a metterci corazze difensive fatte di beni, ricchezze e potere. L’intera storia umana può esser letta con questo filtro di lettura: la paura. Per paura l’uomo si dimentica che l’altro è un fratello e lo combatte, si difende e cerca di strappargli l’armatura e i beni per farli propri. E quanto di questo è anche il nostro personale modo di fare nella nostra piccola storia personale?
Gesù è venuto nel mondo per abbattere i muri di paure. Si è reso indifeso e rinunciando allo scudo della divinità ci ha fatto comprendere che solo Dio Padre dobbiamo temere e nessun altro, nemmeno noi stessi.
E Gesù davvero è stato l’uomo senza paura, che ha mostrato che umanamente è possibile fidarsi di Dio fino anche a donare la vita. E sono tanti che lo hanno seguito in questo atteggiamento…
Bello l’esempio che troviamo nella lettera agli Ebrei che ci parla della fede di Abramo e gli altri antichi patriarchi. Sono partiti da una terra lontana senza sapere dove precisamente andavano seguendo solo l’invito del Signore.
Posso conoscere la mia reale fiducia in Dio se davvero la mia vita concreta ha nel Signore il tesoro al quale mi attacco e non nei beni che le mie mani stringono saldamente per sentirmi al sicuro.
Sono ateo quando vado in Chiesa ma la mia vita rimane fuori.
Sono ateo quando prego Dio con le labbra, ma il mio cuore è muto.
Sono ateo quando alzo le mani a Dio per chiedere, ma poi le tengo chiuse per stringere quello che ho senza donarlo a nessuno.
(don Giovanni – GioBA)
 

2. Aspetti della vita
Sul matrimonio
Un buon matrimonio è quello in cui ciascuno dei due nomina l’altro custode della sua solitudine.
 
Il matrimonio deve continuamente combattere contro un maestro che tutto divora, l’abitudine.
Sul matrimonio si sono costruiti infiniti proverbi, battute, ironie, barzellette spesso di impronta maschilista. Sono andato, invece, a cercare due considerazioni che possono stimolare una riflessione più ampia. La prima, a prima vista, è amara e viene dall’epistolario di quel grande poeta austriaco che fu Rainer M. Rilke (1875-1926). Sì, purtroppo in molti casi il matrimonio si riduce ad essere una convivenza di solitudini, gestite alla meno peggio, ma sempre pronte a esplodere.
Tuttavia c’è un aspetto positivo da segnalare in quella frase: certo, bisogna essere “una carne sola”, come dice la Bibbia, amarsi totalmente, ma sapendo rispettare l’altro, lasciandogli una sua dignità e una sua intimità spirituale, perché anche «le corde di un liuto sono sole, sebbene vibrino di una musica uguale» (K. Gibran).
La seconda osservazione è del romanziere francese Honoré de Balzac (1799-1850) e punta su un rischio indiscutibile della vita in comune, l’abitudine. Essa è positiva quando significa consuetudine e sintonia, ma guai a perdere ogni freschezza, cadendo nel grigiore assoluto e scontato. Con pazienza e amore bisogna sempre introdurre un filo di novità, tenerezza, sorpresa.  (Mons. Gianfranco Ravasi).

3. Un insegnamento di S. Alfonso
Non terrore, ma misericordia.
Il 1700 è stato un secolo dominato, religiosamente, dalla rigida corrente giansenista che infondeva nei fedeli un sacro terrore di non essere accetti a Dio se non si era al top della condizione spirituale. Una radicale e inflessibile esigenza richiedeva atteggiamenti puristi possibili a pochi eletti e quindi escludeva la gran massa del popolo. Contro questa corrente si battè vigorosamente S. Alfonso, a partire dal modo di predicare. Ecco un passaggio del suo biografo Tannoia che descrive tale impegno:
“Non voleva Alfonso spavento nel Popolo, ma compunzione. Anche in fine delle prediche di terrore, non lasciava i peccatori disanimati, come se indegni delle divine misericordie. Siamo in tempo, diceva, che per esser cristiano, non bisogna parlare, che di rigore, senza che se ne abbia la pratica, ma si sbaglia. Metter in disperazione i peccatori, e far valere i diritti della giustizia, contro quelli della divina misericordia, riempiendo ‘i cuori di spavento, e portarli alla disperazione, non è che de’ moderni Novatori.
Riprovava Alfonso, che esecrava questo tal fare. Se il peccatore, diceva, vede disperato il caso suo, anziché ricorrere a Dio, si sposa col peccato, e si da’ in braccia alla disperazione. (Tannoia, libro 2, cap. 50, p. 305-306)

4. La settimana con la liturgia = 9-14 agosto 2010 – Liturgia delle Ore: III settimana

9 agosto (lunedì)Ecco lo sposo: andate incontro a Cristo Signore. – Non basta far parte del gruppo di coloro che Gesù chiama a seguirlo; bisogna camminare realmente sulle sue tracce con vigile fedeltà. Il suo amore attende da noi una risposta autentica e personale.
Letture di oggi =  Os e,16-22; Sal 44,11-17; Mt 25, 1-13
Santi di oggi =  Santa Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein), vergine e martire e patrona d’Europa
 
10 agosto (martedì) –  Beato l’uomo che teme il Signore. – Il Figlio dell’uomo è come il chicco di frumento, va sotto terra e muore, ma proprio per questo porta frutto. Quali frutti? La glorificazione del Figlio, il giudizio e il raduno degli eletti richiedono sacrificio.
Letture di oggi  = 2Cor 9,6-10; Sal 111; Gv 12,24-26
Santi di oggi =  San Lorenzo martire, San Blano.
 
11 agosto (mercoledì) Più alta dei cieli è la gloria del Signore – I membri della Chiesa devono essere fratelli, uniti dall’amore del medesimo Padre e capaci di dialogare con franchezza tra di loro. Rifiutare il dialogo significa rifiutare di lasciarsi correggere dai fratelli ed escludersi dalla comunità.
Letture di oggi  =  Ez 9,1-7; Sal 112; Mt 18,15-20.
Santi di oggi =  Santa Chiara, Santa Susanna, San Rufino, San Cassiano.
 
12 agosto (giovedì) –  Proclameremo le tue opere, Signore.  – Anche il perdono esige un limite? Gesù ci insegna a pensare in modo diverso, perché lui per primo perdona al peccatore pentito. I suoi figli non possono che imitarlo.
Letture di oggi =   Ez 12,1-12; Sal 77; Mat 18,21-19,1
Santi di oggi =  Santa Giovanna Francesca de Chantal, Sant’Ercolano.
 
13 agosto (venerdì) –  La tua collera, Signore, s’è placata e tu mi hai consolato. – Gesù ricorda il frutto dell’amore coniugale: una unione tanto intima tra gli sposi da essere indissolubile. Ma non esiste soltanto quest’amore. Dio può ispirare anche la rinuncia al matrimonio in vista di un’unione più stretta con lui.
Letture di oggi =  Ez 16,1-15; Is 12,2-6; Mt 19,3-12.
Santi di oggi =  Santi Ponziano e Ippolito, San Giovanni Berchmans.
 
14 agosto (sabato)Preziosa agli occhi del Signore la morte dei suoi fedeli.  –  Pe avere accesso al regno bisogna essere figli di Dio. I bambini sono il simbolo di quell’atteggiamento di povertà e di spontaneità che apre l’uomo al dono di Dio.
Letture di oggi =   Ez 18, 1-10; Sal 50; Mt 19,13.15.
Santi di oggi = San Massimiliano M. Kolbe sacerdote e martire, San Simpliciano.
 
5. Saggezza calabrese
Prima di addormentarsi
Cu Gesù mi curcu, cu Gesù mi le-vu
Pensandu a Gesù paura non haju
Angiulu santu, custoriu meu
Di novamenti ti vengu a pregari:
Discacciammillu a stu nimicu meu,
Chi no’ mi dassa la samina fari.
Sentu chiamari ‘na vuci di Dio:
Cumpessati ca t’haju a perdunari
E pigghia stu sagnatu corpu meu,
Ca ‘nparadiso l’hai di levari.
A la porta l’Angiulu accosta,
A la scala l’Angiulu nchiana,
A lu lettu San Silvestru,
A li peri San Saveri,
O capizzu San Franciscu,
A finestra Santa Lisabetta,
E ceramiti i Santi Rimiti.
Mentri ch’avimu st’amici fidili
Mi fazzu la cruci e mi mentu a dor-miri,
Mentri ch’avimu ‘st’amici e ‘sti pa-renti
Si curca l’anima mea squetatamenti.

(cf Giuseppe Chiapparo, Etnografia di Tropea, Scritti demologici e storici, M.G.E. 2009, pag. 141).

Condividi l'articolo