Cultura e Società

La bisaccia del pellegrino

Rubrica religiosa settimanale

a cura di P. Salvatore Brugnano

Ottobre 2010, seconda settimana: 10-16 ottobre 2010
1. Vangelo della domenica – «La tua fede ti ha salvato».
2. Aspetti della vita – Avere gli altri in sé.3. Un insegnamento di S. Alfonso – Sua tenerezza verso gli infermi.
4. La settimana con la liturgia = 11-16 ottobre
5. Saggezza calabrese = San Giuseppe crede e accoglie Maria

1. Vangelo della domenica – Lc 17,11-19
«La tua fede ti ha salvato».
Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea. Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati. Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano. Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».

Il lebbroso samaritano, il solo straniero nel gruppo che è andato incontro a Gesù per supplicarlo. Il solo, anche, a ritornare sui suoi passi per rendergli grazie. Il suo gesto religioso, prostrarsi ai piedi di Gesù, significava anche che egli sapeva di non avere nulla che non avesse ricevuto. La fede, dono di Cristo, porta alla salvezza. “E gli altri nove, dove sono?”. Gli altri nove avevano obbedito all’ordine di Gesù e si erano presentati ai sacerdoti, dando così prova di una fede appena nata. Ma non hanno agito di conseguenza, una volta purificati, tornando verso Gesù, la sola via per arrivare al Padre, mediatore indispensabile per la glorificazione di Dio.
La misericordia di Gesù verso colui che non possiede altro chela sua povertà e il suo peccato, ma che si volge verso il Signore per trovare il perdono e la riconciliazione, non è solo fonte di salvezza personale, ma anche di reintegrazione nella comunità di culto del popolo di Dio. Nella Chiesa, la fede di coloro che sono stati riscattati diventa azione di grazie al Padre per mezzo di nostro Signore Gesù Cristo. (LaChiesa.it)
Ancora una volta ci viene proposto che la fede non conosce confini: la salvezza è offerta a tutti i popoli. La guarigione di questi dieci lebbrosi operata da Gesù sottolinea da una parte l’emarginazione cui era costretto lo straniero e il lebbroso presso gli ebrei e dall’altra la presenza di Dio presso gli emarginati.

2. Aspetti della vita
Avere gli altri in sé
L’appartenenza non è un insieme casuale di persone, non è un consenso a un’apparente aggregazione, l’appartenenza è avere gli altri dentro di sé.

Non ci crederete, ma a mandarmi questa citazione desunta da una canzone di Giorgio Gaber (appunto La canzone dell’appartenenza) sono le suore Clarisse dal loro convento di clausura di Rimini. Spero mi perdoneranno se le evoco esplicitamente, ma lo faccio anche per demolire il mito che dietro le grate incombano solo silenzio e rinuncia, negazione e rigore. Una volta, di passaggio per una conferenza in quella città, sono stato accolto da loro con festosità e con mille attenzioni: la separatezza della clausura è in realtà un orizzonte ben più popolato di presenze e di voci di quanto lo siano le nostre case rumorose. E le parole di Gaber sono proprio la spiegazione profonda di un’esperienza, spesso ignota a chi vive in una folla, muovendosi in spazi immensi e in mezzo a tante cose.
Infatti per avere una presenza autentica, per vivere in pienezza le relazioni, per scoprire vicende vere non è sufficiente e neppure necessario aggregarsi e incontrarsi: quanti giovani sono soli, pur vivendo in un branco, quante solitudini nelle città sono a folla, quanti contatti si fermano alla pelle, quanti rapporti si trascinano stancamente e senza ardore. Ecco, allora, la vera appartenenza che altro non è se non la genuina declinazione del vero amore: «Avere gli altri dentro di sé», come carne della tua carne, pensiero dei tuoi pensieri, parte della tua stessa vita. Le suore di clausura spesso, senza che noi lo sappiamo, ci portano con loro, strappandoci dalla nostra superficialità, custodendoci dai rischi del male, offrendoci a Dio, anche se noi siamo distratti e protesi verso gli idoli. (Mons. Gianfranco Ravasi).

3. Un insegnamento di S. Alfonso
Sua tenerezza verso gli infermi.
E primieramente ricordiamo quella sua tenerezza verso degli infermi. Questa si accese in lui, da che cominciò giovanetto a frequentare gli ospedali di questa Metropoli. Vi si recava non una ma più volte la settimana; e quivi occupavasi a rassettare i letti, a cambiare la biancheria, ad apprestare i medicamenti, a fasciar le piaghe, ad assistere agl’infermi in tutti i loro bisogni, senza farsi vincere dalle nausee, dalla ripugnanza, o dai fastidi degl’infermi medesimi. E ciò adempiva con tanta ilarità di spirito e con tanto rispetto, da far conoscere, che ei serviva, ed onorava Gesù Cristo nella persona di quegl’infelici. Questo esercizio di eccellente carità fu da lui continuato per tutti gli anni, che visse nel secolo, e fu portato a maggior perfezione per tutto quel tempo, che da ecclesiastico si trattenne nella città di Napoli.
Questo medesimo esercizio di carità verso gl’infermi praticò specialmente essendo vescovo. Aveva ordinato al sagrestano della cattedrale in sant’Agata, e della collegiata in Arienzo, che senza meno avvisato lo avessero quotidianamente di coloro, i quali comunicavansi la mattina per viatico, ed andava di persona a visitarli il dopo pranzo senza eccezione di persone, ecclesiastiche, nobili o plebee, povere o ricche: ed in queste visite oltre i buoni sentimenti e conforti spirituali largiva altresì, se eran poveri, dei sussidi caritativi: quindi mandava continuamente da essi il suo servitore per sapere, come la passavano in salute, e che cosa loro bisognasse. (cf Berruti, Lo Spirito di S. Alfonso, pag. 172).

4. La settimana con la liturgia = 10-16 ottobre – Liturgia delle Ore: IV settimana

11 ottobre (lunedì)Sia benedetto il nome del Signore da ora e per sempre. – Le odierne figure e gli episodi dell’Antico Testamento ci mettono di fronte agli atteggiamenti che Dio richiede da ciascuno: fiducia e risposta libera.
Letture di oggi = Gal 4,22-24.26-27.31 – 5,1; Sal 112,1-7; Lc 11,29-32.
Santi di oggi = Sant’Alessandro Sauli; Beato Giovanni XXIII, papa.

12 ottobre (martedì)Venga a me, Signore, il tuo amore. – I gesti rituali ricordano all’uomo che ha bisogno di essere purificato. Ma solo l’amore (il cuore contrito) può realizzare un’autentica purificazione.
Letture di oggi = Gal 5,1-6; Sal 118,41.43-45.47-48; Lc 11,37-41.
Santi di oggi = San Rodobaldo; San Serafino da Montegranaro.

13 ottobre (mercoledì)Chi ti segue, Signore, avrà la luce della vita. – Paolo a chi, in nome di Gesù, lancia “guai” sui farisei dei nostri giorni, pone dinnanzi la grazia che sola può produrre i frutti dello Spirito.
Letture di oggi = Gal 5,18-25; Sal 1,1-4.6; Lc 11,42-46.
Santi di oggi = San Teofilo di Antiochia; San Romolo; Santa Chelidonia.

14 ottobre (giovedì)Il Signore ha rivelato la sua giustizia. – La storia, anche se a volte sembra impossibile, è storia di salvezza che ha come centro l’incarnazione del Figlio che restaura negli uomini l’immagine e la somiglianza con Dio.
Letture di oggi = Ef 1,1-10; Sal 97,1-6; Lc 11,47-54.
Santi di oggi = San Callisto I; San Venanzio; San Domenico Loricato.

15 ottobre (venerdì) Beato il popolo scelto dal Signore. – La salvezza data da Cristo non è qualcosa di automatico, ma necessita che ognuno di noi la accolga con libertà.
Letture di oggi = Ef 1,11-l4; Sal 32,1-2.4-5.12-13; Lc 12,1-7.
Santi di oggi = Santa Teresa d’Avila, vergine e dottore della Chiesa.- Santa Tecla.

16 ottobre (sabato)Hai posto il tuo Figlio sopra ogni cosa. – Lo Spirito Santo agisce di nascosto nella storia della Chiesa e in quella di ogni persona indicando la via della santità.
Letture di oggi = Ef 1,15-23; Sal 8,2-7; Lc 12,8-12.
Santi di oggi = SSanta Edvige; Santa Margherita M. Alacoque; San GERARDO MAIELLA redentorista.

5. Saggezza calabrese
Preghiera per ottenere grazie da Gesù Cristo
Pi’ li tanti battituri
Chi Vui eppistivu, o mio Signuri,
Pi li tri chiova ribattuti,
Chista grazzia m’aviti a fari:
La saluti, la paci, la cunsulazioni
‘Nta ‘sta famigghia dati. (Reggio Cal.)
(cf Giuseppe Chiapparo, Etnografia di Tropea, Scritti demologici e storici, M.G.E. 2009, pag. 155).

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