Cultura e Società

La bisaccia del pellegrino

Rubrica religiosa settimanale a cura di P. Salvatore Brugnano

Pensieri sparsi per nutrire la mente e l’anima durante la settimana

Aprile 2011, prima settimana: 3-9 aprile
1. Vangelo della domenica 3 aprile – Quarta domenica di Quaresima – Anno A –  “Tu credi nel Figlio dell’Uomo?”.
2. Aspetti della vita –  Il sonno della giustizia.
3. Un incontro con S. Alfonso – Il sonno (non proprio confortevole) di S. Alfonso.
4. Vivere la settimana con la liturgia = 4-9 aprile 2011.
5. Curiosità calabresi del passato = Santa Brigida e la Passione di Cristo nelle laudi calabresi.

1. Vangelo della domenica –   Gv 9,1-41
“Tu credi nel Figlio dell’Uomo?”.
In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo».
Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa “Inviato”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.
Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, me lo ha spalmato sugli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so».
Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!».
Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.
Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui. Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane».

Il racconto della guarigione del cieco è una “storia di segni” caratteristica di san Giovanni. Essa mette in evidenza che Gesù è “la luce del mondo”, che egli è la rivelazione in persona e la salvezza di Dio offerta a tutti. Infatti la “luce” è uno dei simboli originali delle Sacre Scritture: essa annuncia la salvezza di Dio. Non è senza motivo che la luce è stata la prima ad essere creata per mettere un termine alle tenebre del caos (Gen 1,3-5). Perciò la professione di fede dell’autore dei Salmi: “Il Signore è mia luce e mia salvezza, di chi avrò paura?” (Sal 28,1). E il profeta dice: “Alzati, Gerusalemme, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te” (Is 60,1). Non bisogna quindi stupirsi se il Vangelo di san Giovanni riferisce a Gesù il simbolo della luce. Già il suo prologo dice della Parola divina, del Logos: “In lui era la vita, e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta” (Gv 1,4-5). La luce è ciò che rischiara l’oscurità, ciò che libera dalla paura che ispirano le tenebre, ciò che dà un orientamento e permette di riconoscere la meta e la via. Senza luce, non c’è vita.  (cf LaChiesa.it).

La liturgia di questa domenica offre una grande riflessione sul Battesimo cristiano, mediante il quale si entra in una realtà nuova: dalle tenebre del peccato si passa al regno della luce. Di conseguenza, si è invitati a camminare come figli della luce. San Paolo invita gli Efesini a rinnegare le tenebre e a vivere come figli della luce. Al passato di tenebre deve contrapporsi la luce, all’inerzia l’operosità, al disimpegno il coinvolgimento.  Il credente, battezzato in Cristo, deve portare frutti. La guarigione del cieco nato riportata nel Vangelo offre all’evangelista Giovanni l’occasione di evidenziare il cammino della fede che avanza tra fatiche e disagi. Il cieco arriva alla luce, ossia alla fede nel Signore, e la proclama. Noi spesso pretendiamo di vederci chiaramente e non ci accorgiamo di essere ciechi. Ma Cristo è luce e ci guida.   (Domenico Brandolino in “La Domenica”).

2. Aspetti della vita
Il sonno della giustizia
Se è vero che il sonno della ragione genera mostri, dobbiamo sempre pensare che anche il sonno della giustizia ci può, per piccoli gradi quasi inavvertiti, precipitare nella mostruosa vergogna della camera a gas (Alessandro Galante Garrone).
Ci sono persone “laiche” dalla straordinaria caratura morale da diventare esemplari anche per i credenti. Dopo tutto, un ateo come lo scrittore francese Albert Camus arrivava al punto di affermare: «Come essere santi senza Dio: è questo il problema maggiore della vita».
Oggi propongo le parole di una di queste figure, lo storico e giurista piemontese Alessandro Galante Garrone (1909-2003), parole tratte da un suo saggio intitolato Amalek, nome del popolo tradizionalmente nemico dell’Israele biblico. Chiara è la lezione che ci viene offerta: a produrre mostruosità non è solo l’accecamento della ragione, ma anche il torpore di una giustizia lenta e inerte. Su questo tema non c’è molto da aggiungere soprattutto qui in Italia ove il fare giustizia segue ritmi eterni e procedure interminabili.
C’è, però, un inciso che mi colpisce: «per piccoli gradi quasi inavvertiti» la società precipita nel male, nella vergogna e nella perversione della stessa umanità. È proprio nell’inavvertenza impercettibile dei piccoli passi verso il basso che si nasconde il dramma del nostro tempo. Non si hanno atti clamorosi come una guerra o violenze estreme su intere classi sociali ridotte in schiavitù. È, invece, una goccia dopo l’altra che perfora la coscienza personale e collettiva, smagliandola fino al punto di renderla incapace di reagire all’ingiustizia o all’infamia.
Si diventa non tanto immorali in modo consapevole e quindi capaci di un sussulto, quanto piuttosto amorali, sonnolenti appunto e indifferenti. (Mons. Gianfranco Ravasi, in Avvenire del 18/03/2011)

3. Un incontro con S. Alfonso
Il sonno (non proprio confortevole) di S. Alfonso
Testimonia Alessio Pollio, prima domestico del Santo e successivamente fratello redentorista (che è stato qualche tempo anche a Tropea): “Il Servo di Dio dormiva poco tra notte e giorno. Giunto che fu in Sant’Agata, sebbene gli fosse stato preparato un letto ammobiliato, egli non volle dormirci sopra, ma volle dormire sopra un’altro lettino; si fece poi un sacco di dura paglia, e sopra di esso dormì fin tanto che non fu assalito dalla sua grave infermità, dopo la quale per ordine de’ medici, e coll’obbedienza del suo Direttore P. Andrea Villani seguitò a dormire sopra la lana fino alla morte. Quando andava in Visita Pastorale si portava un sacco vuoto, che faceva empire di paglia, là ove giungeva, e sopra di questo dormiva, a riserva di certi luoghi ove si tratteneva per breve e la convenienza non lo permetteva. Mi ricordo ancora che il Servo di Dio, stando nella sua Diocesi, voleva che io gli avessi fatto una provvista di pietre, sotto il pretesto, come lui diceva, di buttarle alli cani la notte, che non lo facevano dormire col loro abbaiare. Io però conoscevo che non era questa necessità, né potevo sapere che uso ne facesse di dette pietre, perché egli non voleva che io gli rifacessi ed accomodassi il letto, accomodandoselo lui stesso. Dopo ho saputo che queste pietre se le metteva tra il lenzuolo, ed il trapuntino, siccome furono trovate dal Sig, Abate Antonio Schettini Guardarobba del Palazzo del Principe della Riccia in Airola, avendo dimenticato il Servo di Dio di toglierle dal suo letto prima di partire, dopo aver fatto in questo luogo dopo la Sagra Visita. (dai Processi).

4. Vivere la settimana con la liturgia =  4-9 aprile – Quarta settimana di Quaresima – Liturgia delle Ore: IV settimana

4 aprile (lunedì) – Colore liturgico viola
– Pensiero dalle letture bibliche di oggi  = Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato. – Un’epoca in cui non vi saranno più «né voci di pianto, né grida di angoscia»: è questa la promessa di Dio al suo popolo, che trova compimento con la venuta di Gesù e che avrà pienezza alla fine dei tempi.
– Letture bibliche alla Messa di oggi  = Isaia 65,17-21; Salmo 29,2.4-6.11-13; Giovanni 4,43-54. .
– Santi di oggi  = Sant’Isidoro, vescovo e dottore; San Gaetano Catanoso; Beato Francesco Marto di Fatima.

5 aprile (martedì) – Colore liturgico viola
– Pensiero dalle letture bibliche di oggi  = Dio è per noi rifugio e fortezza. – L’acqua è segno di salvezza, infatti tramite l’immersione in essa e la forza dello Spirito Santo ogni persona diviene figlio di Dio nel sacramento del Battesimo.
– Letture bibliche alla Messa di oggi  = Ezechiele 47,1-9.12; Salmo 45,2-3.5-6.8-9; Giovanni 5,1-16.
– Santi di oggi  = San Vincenzo Ferrer; Sant’Irene.

6 aprile (mercoledì) – Colore liturgico viola
– Pensiero dalle letture bibliche di oggi  = Misericordioso e pietoso è il Signore. – I tempi di Dio non sono uguali ai tempi degli uomini, ma questo non significa che non venga in nostro soccorso e ci trasformi a sua immagine con una risurrezione di vita.
– Letture bibliche alla Messa di oggi  = Isaia 49,8-15; Salmo 144,8-9.13-14.17-18; Giovanni 5,17-30.
– Santi di oggi  = San Pietro di Verona; Beata Caterina da Pallanza.

7 aprile (giovedì ) – Colore liturgico viola
– Pensiero dalle letture bibliche di oggi  = Ricordati di noi, Signore, per amore del tuo popolo. – A chi non lo riconosce Gesù presenta quattro testimonianze a suo favore: Giovanni Battista con la sua parola, le sue stesse opere, la voce del Padre e la Sacra Scrittura.
– Letture bibliche alla Messa di oggi = Esodo 32,7-14; Salmo 105,19-23; Giovanni 5,31-47.
– Santi di oggi  = San Giovanni Battista de la Salle; Sant’Ermanno Giuseppe.

8 aprile (venerdì) – Colore liturgico viola
– Pensiero dalle letture bibliche di oggi  = Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato. – La Parola di Dio ci presenta Gesù come il Giusto che gli empi vogliono uccidere, perché con le sue parole li mette di fronte ai loro peccati.
– Letture bibliche alla Messa di oggi  = Sapienza 2,1a.12-22; Salmo 33,17-23; Giovanni 7,1-2.10.25-30.
– Santi di oggi  = Sant’Amanzio; Beato Clemente da Osimo.

9 aprile  (sabato) – Colore liturgico viola
– Pensiero dalle letture bibliche di oggi  = Signore, mio Dio, in te ho trovato rifugio. – In ogni tempo ci si è chiesti chi sia Gesù e anche oggi ci si divide sulla sua identità: alcuni si mettono alla sua sequela, mentre altri preferiscono voltargli le spalle.
– Letture bibliche alla Messa di oggi  = Geremia 11,18-20; Salmo 7,2-3.9-12; Giovanni 7,40-53.
– Altri Santi di oggi  = San Demetrio; Santa Valtrude; Beato Antonio Pavoni.

5. Curiosità calabresi del passato
Santa Brigida e la Passione di Cristo nelle laudi calabresi.
Briccida Santa ‘n dinocchiuni stava … – L’origine di questa laude, secondo il Lumini, deve ricercarsi al di là delle Alpi. Ma perché il popolo prescelse come interlocutrice di Gesù Cristo proprio Santa Brigida? Noi crediamo che lo fu per la fama di cui dovette godere la Santa sia in vita che dopo la morte. Difatti ecco quanto dice di essa una leggenda sacra, riportata dalla rivista «Folklore», diretta dal be-nemerito Barone R. Lombardi Satriani, a. VIII n. 3:
«Raccontano i biografi di S. Brigida che allorquando si eseguì la cerimonia della traslazione dei suoi resti mortali, cui assistettero alti prelati della Curia Romana e molti nobili gentiluomini e devoti, nella cassa, dopo 36 giorni, la carne era scomparsa e, fra un odor delizioso, vi erano soltanto le ossa bianche e nette, come se fossero state apposta preparate in quel modo. Gli abiti non avevano tracce di macchie o di lordure e il cuore, l’unico muscolo che fosse restato intatto, era incorrotto, non solo, ma si era indurito come una pietra ed appariva trasparente, luminoso e rosso come un rubino. E le scritture del ‘300 che raccontano questo miracolo, non raro in simili racconti di vergini martirizzate e di santi in genere, lo chiamano il più grande che Iddio abbia voluto allora operare per dimostrare in qual misura gli fosse prediletta la Santa».
La laude, raccolta in Tropea dalla bocca di una vecchia e devota donna, che prestava servizio presso la nostra famiglia e si chiamava Russo Maria, nativa di Spilinga, è la seguente:
Briccida Santa ‘n dinocchiuni stava
Avanti lu Crucifissu chi ciangia.
La Santa Passioni cuntemprava,
La curuna di spini si mentia,
Cu ‘na mani la torcia ajumava,
Cu l’autra lu santu libru tenia,
– Cristu, saudisci la mia ‘ntenzioni,
Rivelami la Santa Passioni -,
Allura ‘u Crucifissu rispundiu,
Subbitu a Santa Briccida parrau,
Nci cunta li so’ peni chi patiu,
La passioni soi nci rivelau,
Briccida catti ‘n terra e stramortiu,
Di lagrimi lu pettu si vagnau.
(Giuseppe Chiapparo, in Etnografia di Tropea – Scritti demologici e storici, M.G.E. 2009, p. 184-185).

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