Fede e dintorni

La carità degli “ospedali aperti” in Siria

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

La carità degli “ospedali aperti” in Siria.

In meno di 2 anni in Siria il progetto “Ospedali aperti” ha assicurato cure ospedaliere a 26.500 siriani, una cifra di non poco conto viste le enormi difficoltà della situazione.
– Diremmo: una carità eroica e abbastanza silenziosa nel clamore assordante delle violenze, morti e persecuzioni che affliggono da anni questa terra.
– Questo progetto, attivo dal novembre 2017, fu fortemente voluto dal cardinale Mario Zenari, nunzio apostolico in Siria, per assicurare l’accesso gratuito alle cure mediche ai siriani poveri, attraverso il potenziamento di tre nosocomi cattolici non profit: quelli italiano e francese a Damasco, e l’ospedale St. Louis ad Aleppo.
– “Ospedali aperti” cerca di rispondere all’emergenza potenziando i tre nosocomi cattolici con macchinari e attrezzature sanitarie utili per diagnosi e cure mediche efficaci.

Sorprende positivamente il fatto che in meno di due anni sono stati 26.500 i trattamenti medici gratuiti erogati da “Ospedali aperti”.
♦ «Il dato è riferito alla scorsa settimana», ha tenuto a precisare Edoardo Tagliani, direttore in Medio Oriente e Nord Africa dei progetti Avsi, l’organizzazione internazionale che realizza programmi di cooperazione allo sviluppo e aiuto umanitario in 32 Paesi, tra cui la Siria, alla quale il cardinale Mario Zenari ha affidato il compito di rendere esecutivo il progetto.
Ad Aleppo le persone che non hanno accesso agli ospedali sono più di 2 milioni, a Damasco oltre 1 milione. Il 40 per cento sono bambini. «Adesso — ha spiegato Tagliani all’agenzia Sir — puntiamo per la fine del 2020 ad arrivare a circa 40.000 trattamenti».
♦ Le difficoltà non mancano. Energia elettrica e benzina vengono razionate, i medicinali sono difficili da reperire. La situazione sanitaria resta uno dei maggiori problemi… Praticamente, più del 50 per cento del sistema sanitario è andato distrutto. Oggi in Siria se non hai soldi per curarti puoi morire per una polmonite, un’ernia inguinale o un’appendicite».

“Ospedali aperti” cerca di rispondere all’emergenza potenziando i tre nosocomi cattolici: «Li abbiamo dotati di macchinari e attrezzature sanitarie utili per diagnosi e cure mediche efficaci. La situazione nel Paese non vede miglioramento, per questo si lavora per dare continuità al progetto che costa circa 6 milioni di euro l’anno».
Una somma non facile da reperire ma finora resa disponibile grazie alla generosità degli episcopati italiano e statunitense, Fondazione Policlinico Gemelli, Ospedale pediatrico Bambino Gesù, Papal Foundation, Riunione delle Opere per l’Aiuto alle Chiese Orientali (Roaco), singoli donatori.

(fonte: Osservatore Romano, 19 settembre 2019).

Per garantire le cure anche alle vittime più povere del conflitto in Siria, il Card. Mario Zenari, Nunzio apostolico a Damasco, ha ideato il progetto “Ospedali Aperti”, affidandone la gestione ad AVSI, organizzazione internazionale che su più fronti opera per dar sostegno alla popolazione siriana. In meno di 2 anni il progetto “Ospedali aperti” ha assicurato cure ospedaliere a 26.500 siriani, una carità eroica e abbastanza silenziosa nel clamore assordante delle violenze, morti e persecuzioni che affliggono da anni questa terra.

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