Fede e dintorni

La vita eterna ci attende

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

La vita eterna ci attende.

– Può accadere che alla fine del cammino sorgano in noi domande circa la nostra fine. Scompariremo, saremo ridotti allo stato di ombre erranti, come credevano gli antichi?
– La risposta la troviamo in Dio, il Dio della vita. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui. Per vincere la morte che incalza da ogni lato c’è da fare una sola cosa, diceva La Pira: con più intenso desiderio e con più viva orazione bisogna trascendere l’ordine del tempo per fissarsi, e quasi inserirsi, in quello dell’eterno.
– Guardare il Paradiso. Sì, proprio così: per vincere nel tempo c’è bisogno di una forza dell’eterno; perché per ordinare il mondo dell’uomo, c’è solo la forza che dona il mondo di Dio» (Radicati nella Trinità).
– Guardare al Paradiso, anzi, guardare alla Risurrezione: è questo l’invito del Signore in questa domenica in cui si celebra la 69ma Giornata nazionale del Ringraziamento: ” Dalla terra e dal lavoro: pane per la vita”. 

Dal vangelo di questa domenica (Lc 20,27-38).
♦ In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».
Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».

Che ne sarà di noi?
«Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui». Già il grande filosofo Platone parlava di un mondo che esiste oltre la morte, in cui continuerà a vivere la parte spirituale di noi.
Ma come sarà tale mondo e come saremo noi?
Possiamo solo balbettare su questi argomenti; è come se chiedessimo ad un bambino di scuola materna che ci parli della vita da adulti.
♦ Gesù parlandoci del nostro passaggio dalla vita terrena a quella eterna usa l’immagine del parto; si nasce a quella vita, che è vera vita, pienezza di vita, ma attraverso i dolori del parto. Il bambino nel grembo materno sta bene per quei 9 mesi, ma deve sapere che tale periodo è di preparazione alla vita fuori dal grembo con la nascita.
Dobbiamo esser grati a Gesù per averci detto tante cose meravigliose, ma dobbiamo soprattutto ringraziarlo per essere morto quel Venerdì Santo e poi per 40 giorni essersi mostrato agli Apostoli a tanta gente più vivo che mai, con il suo vero corpo che era stato crocifisso e che dal mattino di Pasqua poteva mangiare, bere ed esser dappertutto senza il condizionamento delle leggi fisiche e biologiche, senza che qualcuno potesse fargli più del male, incontrarsi con i vecchi amici di prima, gli Apostoli e i discepoli, suscitando gioia indescrivibile!

♦ L’Apostolo Paolo, parlando della nostra vita oltre la morte, si esprime dicendo che Dio ci sta preparando qualcosa di bello inimmaginabile. Papa San Giovanni Paolo II diceva a tal proposito: “Avremo in pienezza ciò che di bello e di buono in questa nostra esistenza terrena abbiamo appena assaporato”.
Sull’esempio di Gesù che ha re-incontrato gli Apostoli, i discepoli, i vecchi amici di ieri, noi, entrando nell’eternità, con la nostra risurrezione, rincontreremo i familiari, i parenti, gli amici, con immensa gioia, senza essere più soggetti ad alcun male, né a leggi fisiche e biologiche.

♦ Dire di più, o diversamente, forse ci allontanerebbe dalla verità. E in questa linea si deve intendere la risposta di Gesù ai Sadducei che non credevano alla risurrezione.
Il grande Sant’Agostino a ragion veduta scriveva: “Se Platone, vissuto 400 anni prima di Cristo, avesse conosciuto Gesù avrebbe detto che il Cristianesimo è “la vera religione”, perché Gesù ci rivela che nel’eternità esisterà ben più che la parte spirituale di noi.

Possiamo dunque ripetere con gioia e gratitudine: “Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà”.
Comprendiamolo bene, perché il Vangelo è annuncio di bene, di bello, di buono per la nostra esistenza terrena e per una eternità di pienezza di vita come già per Gesù risorto.
(Padre Nicola Fiscante, redentorista).

Vivere con gratitudine quello che Dio ci ha donato e quello che ancora ci darà per la nostra felicità è quanto dobbiamo fare. Il ringraziamento deve essere attivo e manifestato nella condivisione con chi ha bisogno di noi. – Buona Giornata del Ringraziamento!

La vita è eterna e sarà beata se la si vive nel ringraziamento di quanto Dio ha donato all’uomo e darà ancora per la sua felicità. Ma l’uomo può guastare tutto col suo peccato. Quando il male si fa più intenso e la morte sembra assediarci, allora più intenso deve essere il desiderio e più viva la preghiera per trascendere l’ordine del tempo per fissarsi in quello dell’eterno. Si guarderà al Paradiso con fede e speranza, mentre agiamo ogni giorno nella carità. “Tanto è il bene che mi aspetto, che ogni pena mi è diletto!” (S. Francesco di Assisi).

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