Passeggiando per il corso Vittorio Emanuele è quasi impossibile fare a meno di notare alcune insegne che da qualche giorno stanno appese ai balconi del primo piano di palazzo Adesi, ex convento dei PP. Domenicani eretto a ridosso della chiesa di Santa Caterina. Esaurienti ed esplicite le scritte in rosso presenti sulle insegne: “Pittura”, “Scultura” e “Design”. Le insegne stanno lì ad indicare che in quell’antico palazzo nobiliare è stata da poco allestita una mostra di tre artisti nostrani, che durerà sino al mese di agosto. All’interno delle sale che ospitano l’esposizione, ci si accorge subito che gli ambienti sono stati suddivisi per tema e per autore. I variegati paesaggi di Vincenzo Certo, immersi nella natura e dominati da esplosioni di colori velate da una luce soffusa, la circolarità delle sculture lignee e tufacee di Saverio Muscia, che non concedono nulla alla prospettiva impedendo al contempo a chi le osserva da un unico punto di vista di coglierne la compiutezza, e le rappresentazioni creative di Ernesto Giroldini, in cui cornice e contenuto diventano un tutt’uno, sono infatti esposte all’interno di tre sale comunicanti. Unico neo della mostra risiede proprio nella struttura che la ospita. Se, da un lato, considerata la particolare tipologia del tetto a botte che si apre in delle fenditure ad archetto in corrispondenza con porte e finestre, tutto ciò contribuisce a dare al visitatore la sensazione di essere letteralmente “avvolto” dall’arte ed anzi l’impressione di essere quasi “entrato a far parte dell’allestimento”, dall’altro la scelta di sfruttare gli spazi in questo modo limita un po’ la capacità di concentrazione e l’opportunità di osservare da angolazioni appropriate tutte le opere, visto che la loro quantità meriterebbe certamente locali più ampi per l’esposizione ed un’illuminazione diversa. Una simile iniziativa contribuisce comunque ad innalzare la varietà dell’offerta artistica e culturale della cittadina tirrenica, volendo esaltare la creatività e l’intraprendenza tipiche di questa terra.
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