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Sud, classi dirigenti inadeguate?

La denuncia della Cei

La politica usa il territorio per i voti e poi lo trascura

La Conferenza Episcopale Italiana

Si tratta di una critica, o di una denuncia più che legittima da parte dei vescovi italiani della Chiesa Cattolica, che hanno a cuore le sorti del nostro Paese, in un periodo allarmante che sta attraversando il mondo economico-sociale? A vent’anni dalla pubblicazione del documento “Sviluppo nella solidarietà”, la Chiesa Italiana e il Mezzogiorno, vogliono riprendere una riflessione molto importante, sul cammino solidale dello sviluppo del nostro Paese, con una particolare attenzione per il Meridione d’Italia e i suoi problemi irrisolti, riproponendoli all’attenzione della comunità ecclesiale nazionale; “alla luce dell’insegnamento del Vangelo e con spirito costruttivo di speranza”. Con questo documento la Cei, ha voluto ribadire la consapevolezza del dovere e della volontà della Chiesa di essere presente e solidale in ogni parte d’Italia. Nel 1989 – dicono i vescovi italiani -, sostenemmo: “Il Paese non crescerà, se non insieme”. Anche oggi essi ritengono indispensabile che l’intera nazione conservi e accresca ciò che ha costruito nel tempo. Il bene comune, infatti, è molto più della somma del bene delle singole parti. Soprattutto “ci spingono a intervenire la constatazione del perdurare del problema meridionale … a ciò si aggiunge la consapevolezza della travagliata fase economica che anche il nostro Paese sta attraversando”. Tanti sono gli aspetti che s’impongono all’attenzione: “Anzitutto il richiamo alla critica coraggiosa delle deficienze, alla necessità di far crescere il senso civico di tutta la popolazione, all’urgenza di superare le inadeguatezze presenti nelle classi dirigenti”. “A richiamare, poi, la nostra attenzione – dicono con forza i vescovi – sono le molteplici potenzialità delle regioni meridionali, che hanno contribuito allo sviluppo del Nord e che, soprattutto grazie ai giovani, rappresentano uno dei bacini più promettenti per la crescita dell’intero Paese”. Conoscendo più da vicino le problematiche meridionali, che siano politiche o sociali, è possibile affermare che la chiave per uno sviluppo del mezzogiorno italiano, può nascere da un maggior controllo delle istituzioni: politico-amministrative e imprenditoriali, dando un più ampio respiro a quest’ultime, in un oceano burocratico che le soffoca e le scoraggia già fin dal concepimento. È da mettere in conto poi, la presenza malavitosa di organizzazioni: ”Ben strutturate ed infiltrate” nella politica e nelle istituzioni, che amplificano ancora di più il collasso economico-sociale del Mezzogiorno italiano. La Chiesa fa quindi bene a denunciare “fatti vecchi e sempre attuali” che minano come un cancro allo sviluppo del Sud. La coerenza evangelica poi, esige una denunzia “del male e non del malato”, che va sempre tutelato e aiutato, almeno con la speranza, nel non arrendersi e nel continuare a lottare per uno sviluppo non impossibile ma assai difficile, visti gli interessi comuni di chi vuole che il collasso rimanga, per meglio agire indisturbato nel minare la società e uscirne sempre più avvantaggiato. Omertà? Forse paura e a volte tutela della propria vita famigliare, ma ciò non toglie che si stia risvegliando nelle coscienze, una protesta che pian piano sta crescendo e potrebbe sfociare in forti critiche e atti violenti, come ci ha insegnato la vicenda di Rosarno.

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