Fede e dintorni

Tatuaggi religiosi: devozione o fanatismo?

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

Tatuaggi religiosi: devozione o fanatismo?

– A volte dinanzi ai tatuaggi restiamo ammirati, a volte disturbati, a volte sconvolti. Quante volte al vedere le persone esibire narcisisticamente i loro tatuaggi arriviamo ad avere un sentimento di rigetto, pur capendo che ognuno è libero di farsi tatuare il proprio corpo.
– Ma come la mettiamo con i tatuaggi religiosi? sono permessi? sono segno di devozione o segno di esibizione di un messaggio nascosto? – Non è un mistero che i malavitosi non si fanno scrupolo si firmare i loro patti scellerati facendosi tatuare una immagine religiosa.
– Ricordo che da bambino rimanevo affascinato da un tatuaggio drl crocifisso  che campeggiava so un poderoso braccio di un amico di famiglia… E ci rimasi male quando seppi che egli se l’era fatto fare in carcere per stringere forte amicizia con due o tre compari, compagni di avventure fuori le righe.
– Si può anche discutere liberamente, ma la storia ci sorprenderà… Una secolare tradizione cristiana ha visto nel tatuaggio un segno di devozione e di appartenenza. Ma poi, l’uomo, con l’andare del tempo lo ha dirottato su altri soggetti. – L’uomo riesce a sporcare sempre e dovunque le cose belle. Infatti vedere qualcuno tatuato con soggetti religiosi – e quindi ben visibili a tutti – e poi compiere azioni malvagie non può che scandalizzare.

Quando il tatuaggio è un segno di devozione.
♦ Nulla di proibito, di sacrilego, anzi è una secolare tradizione cristiana, un segno di devozione, che «ci plasma per tutta la vita». – Così Markus Breuer, presidente della Katholischen Erwachsenenbildung (Keb) di Francoforte sul Meno, organismo educativo (collegato alla Chiesa) che lavora con gli adulti, si affretta a sgomberare il campo da qualsiasi dubbio: tatuare la propria pelle non è incompatibile con la religione cristiana e persino effettuare un tatuaggio davanti all’altare non può essere considerato un atto di profanazione.
♦♦ Qualche settimana fa, nella navata gotica della Liebfrauenkirche della città tedesca, si è potuto assistere a una scena insolita (che ai cattolici più “ortodossi” è sembrata quasi una provocazione): Silas Becks, 39 anni, artista-tatuatore di Stoccarda, circondato da cameraman televisivi e fotografi, ha dato il via, con il sostegno della diocesi di Limburg (nel cui territorio Francoforte si trova), alla campagna Tätowieren vor dem Altar, “Tatuare davanti all’altare”, organizzata dalla Keb.
♦♦ E a benedire gli utensili è intervenuto addirittura il frate cappuccino Paulus Terwitte, 62 anni, a capo del monastero di Liebfrauen, personaggio noto in Germania in virtù del suo impegno nelle questioni sociali, autore di libri e presentatore televisivo, ma soprattutto “anima” della Fondazione Franziskustreff che si occupa di assistere poveri e senzatetto.

«Nell’antichità decorare o marchiare il corpo per testimoniare la propria fede era una caratteristica dei cristiani» e tale tradizione può essere considerata in definitiva un “segno di devozione”, ha affermato il religioso, precisando che «ovviamente dipende anche dal tatuaggio»: un teschio insomma susciterebbe delle domande, ma non certo una croce o la scritta “Fede” o “Cielo”, fra gli otto piccoli motivi calligrafici di carattere religioso che, chi si è sottoposto al tatuaggio di Becks, ha potuto scegliere.

Come un timbro (sigillo) sulla propria pelle.
♦ Quasi un tedesco su cinque è tatuato e fra i giovani adulti uno su due, precisa Breuer, osservando che «portare queste immagini eterne sul proprio corpo è cosa ancora molto diffusa, soprattutto nei luoghi di pellegrinaggio, come una sorta di timbro nel libro di viaggio».
♦ Si possono trovare molti resoconti da Gerusalemme, Loreto, Santiago de Compostela o nei Balcani, dove si legge che «i francescani in particolare tatuavano i pellegrini» e collegamenti fra tatuaggio e battesimo.
♦ Soprattutto nel Medioevo — dice ancora il presidente della Katholischen Erwachsenenbildung — i francescani cercarono di imitare le sofferenze di Cristo e di renderle tangibili, anche con i tatuaggi (usando spesso il “Tau” o le stimmate del santo di Assisi come simboli).

Cita inoltre il Catechismo della Chiesa cattolica: «Il sigillo è un simbolo vicino a quello dell’unzione. Infatti su Cristo “Dio ha messo il suo sigillo” (Giovanni, 6, 27), e in lui il Padre segna anche noi con il suo sigillo.
Poiché indica l’effetto indelebile dell’unzione dello Spirito Santo nei sacramenti del Battesimo, della Confermazione e dell’Ordine, l’immagine del sigillo (sphragis), è stata utilizzata in certe tradizioni teologiche per esprimere il “carattere” indelebile impresso da questi tre sacramenti che non possono essere ripetuti» (698).

♦ Con questa campagna, che è solo all’inizio, l’Educazione cattolica degli adulti tedesca vuole dimostrare che la Chiesa è vicina al suo popolo, in particolare ai giovani.
E se teologicamente il battesimo ha un character indelebilis, perché non considerare una croce o una preghiera tatuata, il volto di Gesù o il cuore della Madonna Addolorata trafitto da sette spade come sigillo “per sempre” di appartenenza alla fede cristiana?
«Non spaventarti dei tatuaggi», ha risposto Papa Francesco il 19 marzo 2018 a un giovane del Pontificio collegio internazionale Maria Mater Ecclesiae: «Gli eritrei, da anni, si facevano la croce qui (sulla fronte), anche oggi li vediamo. Si tatuavano la croce. […] Il tatuaggio indica appartenenza».
E ancora, all’udienza generale del 20 febbraio 2019: «Oggi è di moda il tatuaggio: “Sulle palme delle mie mani ti ho disegnato” (Isaia, 49, 16). Ho fatto un tatuaggio di te sulle mie mani. Io sono nelle mani di Dio, così, e non posso toglierlo».

♦Tanto è stato il successo che l’evento Tätowieren vor dem Altar nella Liebfrauenkirche di Francoforte si ripeterà. «Non ci saremmo aspettati una risposta così grande», ha detto Markus Breuer: «Fuori della chiesa c’erano più di trenta persone che volevano essere tatuate e altre duecento si sono già prenotate per la prossima volta».

[Ma l’uomo riesce a sporcare sempre e dovunque le cose belle. Infatti vedere qualcuno tatuato con soggetti religiosi e poi compiere azioni malvagie non può che scandalizzare].
(fonte: cf L’Osservatore Romano, 03 novembre 2021).

A volte dinanzi ai tatuaggi restiamo ammirati, a volte disturbati, a volte sconvolti. Quante volte al vedere le persone esibire narcisisticamente i loro tatuaggi arriviamo a avere un sentimento di rigetto, pur capendo che ognuno è libero di farsi tatuare il proprio corpo. – Ma come la mettiamo con i tatuaggi religiosi? sono permessi? sono segno di devozione o segno di esibizione di un messaggio nascosto? – La tradizione è favorevole al tatuaggio religioso, alcune etnie lo esibiscono come segno di appartenenza. La Bibbia riporta le parole di Dio: “Sulle palme delle mie mani ti ho disegnato” (Isaia, 49, 16). – Ma l’uomo riesce a sporcare sempre e dovunque le cose belle. Infatti vedere qualcuno tatuato con soggetti religiosi e poi compiere azioni malvagie non può che scandalizzare

Condividi l'articolo