Fede e dintorni

Un testimone della fede: Padre Ettore Cunial

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

Un testimone della fede: Padre Ettore Cunial.

– Un testimone contemporaneo della fede e dell’amore: Padre Ettore Cunial, da non confondere con Mons. Ettore Cunial, vescovo, 1905-2005) , fu un religioso giuseppino del Murialdo ucciso in Albania nel 2001.
– E’ stata aperta la causa per la sua beatificazione: il religioso fu trucidato a Durazzo nel 2001, nel 50° anniversario dei suoi primi voti e il vescovo di Tirana, George Frendo non ha dubbi: «Siamo convinti della sua santità».
– Una storia di fede, di disponibilità e di amore, sostenuto da un ardente spirito di servizio a Dio, alla Chiesa e ai fratelli.
– Un martire dei nostri giorni, vittima di una violenza cieca e insensata, che una volta avvenuta interpella l’umanità: perché? – Non c’è risposta sensata a un certo tipo di violenza. Il principe del male, il diavolo, quando non riesce a fermare il bene che avanza nel nome del Signore, eccita la mente di persone esaltate per compiere spedizioni omicide. – Ed è appunto la storia di Padre Ettore, al quale il diavolo attraverso un posseduto – durante un esorcismo alcuni anni prima – con voce alterata e rabbiosa aveva dato un strano appuntamento minaccioso: “Ti aspetto a Tirana”.

All’appuntamento col diavolo.
Ettore Cunial nasce a Possagno (TV) il 13 agosto 1933. Finiti gli studi abbraccia il sacerdozio nella Congregazione di San Giuseppe nell’ottobre 1962.
Animato da una profonda spiritualità, svolge il suo ministero in diverse località: Napoli, Roma, Messina, Palermo, ricoprendo incarichi pastorali importanti tra cui quello di esorcista.
♦  Ed è proprio durante l’espletamento di quest’ultimo ministero, mentre recita una preghiera di liberazione, che riceve da un posseduto con voce alterata e rabbiosa, una strana minaccia: “Ti aspetto a Tirana”, una tragedia preannunciata per Ettore Cunial.
♦  È facile capire come il sacerdote resti assai sorpreso quando, poco tempo dopo, il suo superiore gli chiede se vuole partire come missionario in Albania. Tuttavia dopo quindici minuti di ritiro in preghiera accetta la proposta e nel 2000 si trasferisce a Fier dove inizia la sua straordinaria missione.
Qui conduce una vita santa, a servizio del prossimo, trascorrendo i suoi giorni in semplicità, carità e preghiera e catturando sempre più i cuori della gente che incrocia. Tra le persone a beneficiare della sua generosità c’è Faslli, un giovane minorenne proveniente da Kukes, una cittadina povera situata nel nord del Paese.
Padre Ettore, spostatosi nel frattempo nella diocesi di Tirana-Durazzo, spesso gli fornisce cibo, riparo, sollievo da quella povertà da cui il ragazzo fugge, ignaro del fatto che in realtà sta offrendo aiuto al suo carnefice.
È la notte dell’8 ottobre 2001 quando Faslli inspiegabilmente si reca a casa di padre Ettore, lo pugnala 17 volte freddandolo, ruba quel che trova e torna a Kukes. “Dovevo farlo” risponde cinico e freddo a chi cerca spiegazioni.
Dopo 10 giorni, come risvegliatosi da uno stato di trance, l’adolescente piange e afferma di essere stato plagiato da un cugino il quale lo aveva convinto che il prete avesse disonorato la sua mamma.
La notizia fa il giro della nazione, sconvolgendo l’opinione pubblica. Tutti si chiedono perché fare del male ad un uomo le cui guarigioni spirituali e fisiche, l’efficacia delle benedizioni, le liberazioni, la magnanimità sono testimoniate da molti.
Altri si domandano tutt’oggi se ci sia relazione tra l’orribile vicenda e quella strana, inquietante, minacciosa predizione.

Aperta la causa di beatificazione.
Il processo è stato avviato a Tirana, in Albania.
Padre Ettore Cunial era giunto in Albania meno di un anno prima, il 19 novembre 2000, quando aveva 67 anni, e si era gettato anima e corpo in quella missione tra i poveri e i giovani, prima a Fier e poi a Durazzo, in un Paese che si stava lentamente risollevando dai decenni di dittatura atea e comunista.
Aveva l’abitudine di portare il Santissimo Sacramento in una teca al collo, un po’ per non lasciarlo incustodito, in quella Casa Nazareth che non era certo una fortezza, un po’ perché gli recava conforto, lui che era anche esorcista e aveva avuto a che fare con persone possedute.
E proprio durante un esorcismo, anni prima, a Cefalù, si era sentito minacciare con un misterioso «Ti aspetto a Tirana».

La sera dell’8 ottobre 2001, nel giorno del 50º anniversario dei primi voti nella Congregazione dei Giuseppini del Murialdo, fu trucidato con 17 coltellate nella casa di Durazzo da un giovane di 17 anni che padre Ettore aveva aiutato.
La teca che portava al collo si aprì e la particola consacrata si sciolse nel sangue del religioso. Era l’unico oggetto che aveva addosso insieme alla corona del Rosario, come ha ricordato in tribunale il procuratore, musulmano, che davanti ai giudici chiamati ad esprimersi sull’omicidio ha elogiato a lungo la figura e l’opera del missionario.
Un assassinio che lo stesso autore inizialmente non ha saputo spiegare, per poi raccontare di essere stato sobillato da un parente che aveva insinuato che il religioso approfittasse di sua madre, mentre invece portava solo aiuto.

Lo scorso 8 ottobre, nel 19º anniversario della morte, il vescovo George Frendo ha aperto a Tirana il processo di beatificazione di padre Cunial. Egli ha affermato: «Se dovessi definirlo in due parole come l’ho conosciuto, potrei dire solo che era un missionario vero. Pieno di zelo per comunicare la Parola di Dio, si “inculturò” per poter proclamare Cristo nella lingua di questo popolo. Non era giovane eppure la sua età non gli impediva di fare ogni sforzo per imparare la difficile lingua albanese. Né di andare a piedi dove lo zelo pastorale lo obbligava ad andare».

Conclude il vescovo: «Siamo convinti della sua santità. Per un Paese missionario come l’Albania la beatificazione di un missionario sarebbe un forte messaggio per tutti».
Il provinciale dei Giuseppini nella Messa di esequie a Tirana, lo presentò come uomo di obbedienza e raccontò che, quando gli propose di andare in Albania, padre Ettore chiese solo un quarto d’ora per raccogliersi in preghiera e valutare. Tornò gioioso, felice, dicendo il suo sì. Quel quarto d’ora è un flash sulla sua vita, la maturità, il vertice della sua santità e della sua sapienza. Cosa abbia sentito in quel quarto d’ora, non lo sapremo mai. Ha vissuto probabilmente l’ora di Gesù nell’orto degli ulivi, ha risentito quella minaccia del diavolo, è andato incontro alla sua Gerusalemme.
Padre Giovanni Salustri, 71 anni, postulatore della causa e continuatore dell’opera di padre Ettore in Albania testimonia: «Da confratello, mi confortava la sua vicinanza spirituale. Mi ha sempre affascinato per il suo senso di libertà interiore. Uomo libero dal timore di perdere la faccia o qualcosa di sé, tutto preso com’era dal rapporto col suo Gesù. Non gli interessava altro, pronto a sacrificare tutto per la gloria di Dio e per la salvezza di quanti gli erano affidati o incontrava sulla sua strada».

La dolce presenza della Madonna. Diceva padre Ettore: “La Vergine immacolata ci insegna ad accogliere, a imparare a perdere la memoria delle cose spiacevoli dei meno fortunati, per ricordare invece che la parte più preziosa della nostra vita è quella che abbiamo donato”.

(fonte: cf. dal web e anche Avvenire.it, 8 novembre 2020).

Padre Ettore Cunial religioso giuseppino del Murialdo ucciso in Albania nel 2001. «Siamo convinti della sua santità» dice il vescovo di Tirana. – Una storia di fede, di disponibilità e di amore, sostenuto da un ardente spirito di servizio a Dio, alla Chiesa e ai fratelli. – Un martire dei nostri giorni, vittima di una violenza cieca e insensata, suscitata dal principe del male, il diavolo, che quando non riesce a fermare il bene che avanza nel nome del Signore, eccita la mente di persone già esaltate per compiere spedizioni omicide. Il diavolo durante un esorcismo diede a P. Ettore un appuntamento: «Ti aspetto a Tirana». – Il diavolo continua le sue stragi, Lo stiamo vedendo ancora all’opera di massacri attraverso l’ISIS (o Daesh) nella povera Africa, in Mozambico: 50 civili decapitati, donne e bambini rapiti dai villaggi, distruzione delle case. – Un ecclesiastico in Siria già da tempo definì il fenomeno: è il diavolo uscito fuori dall’inferno.

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