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Una testimone dell’uguaglianza donna-uomo

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

 

Una testimone dell’uguaglianza donna-uomo.

Le tradizioni cristiane hanno i loro profeti e testimoni di processi di purificazione spesso ignorati, ma che poi ritornano imponendosi all’attenzione dei contemporanei più sensibili. E’ il caso di Sarah Moore Grimké (USA 1792-1873) con le sue e lettere sull’uguaglianza donna-uomo pubblicate prima su «The New England Spectator» nel 1837 e poi riedite dalla rivista abolizionista «The Liberator» nel 1860. 

«Quanto mostruosa, quanto anticristiana è la dottrina che la donna deve essere dipendente dall’uomo! Dove, in tutte le sacre scritture, è insegnato questo?». È il 1837 quando Sarah Moore Grimké (1792-1873) si pone la domanda.
♦ Sesta di quattordici figli, nata a Charleston (Carolina del Sud) in una ricca famiglia di proprietari di schiavi, fin da piccola Sarah si ribella all’ingiustizia della schiavitù — verrà punita per aver insegnato a leggere e scrivere alla sua serva personale—.
♦ Abbandonata la Chiesa episcopale e divenuta quacchera (movimento cristiano nato nel XVII secolo in Inghilterra appartenente al calvinismo puritano, che si concentra sul sacerdozio dei credenti), a metà degli anni Trenta con la sorella Angelina, aderisce alla Female Anti-Slavery Society di Philadelphia: l’argomento portante è il rifiuto della tesi secondo cui la schiavitù moderna sarebbe giustificata da quella vigente ai tempi della Bibbia.
Convinta della necessità di rivedere la condizione femminile così come disciplinata dall’ordinamento giuridico e sociale (dal matrimonio all’educazione, passando per il lavoro e il suffragio) Sarah Moore Grimké fu sempre guidata, oltre che dalla volontà di superare il pregiudizio razziale e sessuale, dall’ispirazione religiosa.
Grazie alla “luce interiore” (principio fondante del quaccherismo), tutto deve essere rivisto criticamente: l’interpretazione delle scritture, la storia, il linguaggio, gli assetti sociali, economici e politici, l’ordine giuridico, finanche l’opinione pubblica. A suo avviso è indispensabile, infatti, una «ermeneutica biblica alternativa a quella comunemente diffusa».

Le lettere sull’uguaglianza
♦  Nelle sue lettere Grimké pone in discussione, come altre combattive donne del tempo, l’assetto gerarchico del sistema sociale americano, sottoponendo a critica sia la «linea del colore», che definisce la schiavitù, sia la «linea di Adamo», che confina «i diritti dell’umanità» solo a una parte del mondo: «Non conosco i diritti dell’uomo o i diritti della donna: i diritti umani sono tutto ciò che io riconosco».
♦  Questa analisi però si caratterizza per il fatto che è costruita sul testo biblico: è esattamente questo il grimaldello che Grimké utilizza per scardinare e superare le barriere e per portare avanti un discorso che intende

  • a- svegliare gli uomini, dimostrando loro l’infondatezza delle loro certezze misogine: «Sarà impossibile per la donna adempiere il compito assegnatole da Dio finché i suoi fratelli non la incontrino come un essere eguale»
  • b- scuotere le donne, invitandole a un’energica azione costruttiva. Perché «maschio e femmina li creò» (Gen.1, 27) dovrebbe avere un significato univoco e lampante, togliendo ogni fondamento alla diseguaglianza morale tra i sessi nei doveri e nei diritti: «Ciò che è moralmente giusto da farsi per un uomo è moralmente giusto per una donna».

(fonte: cf Osservatore Romano, 9 maggio 2017).

Le tradizioni cristiane hanno i loro profeti e testimoni di processi di purificazione spesso ignorati, ma che poi ritornano imponendosi all’attenzione dei contemporanei più sensibili. E’ il caso di Sarah Moore Grimké (USA 1792-1873) con le sue e lettere sull’uguaglianza donna-uomo. Insieme alla sorella Angelina e alla Congregazione dei quaccheri furono pionieri di idee e posizioni assolutamente cristiane e femministe ante litteram.

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