Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano
Storie belle… per vivere meglio
Alfonso de Liguori e il suo “schiavo”.
1 agosto, è la festa di S. Alfonso Maria de Liguori. – Nell’acceso confronto in corso ormai da tempo sui migranti, sulla loro accoglienza e integrazione e purtroppo sulle terribili condizioni di schiavitù in cui versano alcune categorie questa rubrica vuole inserire una bella storia che vede protagonista il santo e il suo “schiavo” personale.
– In fondo ci sono poche linee biografiche sul santo napoletano e qui di seguito la bella storia come raccontata dal redentorista Theodule Rey-Mermet nella splendida biografia “Il Santo del Secolo dei lumi” Alfonso de Liguori (1696 – 1787), Città Nuova Editrice 1982.
– Sembra che ai santi riesca tutto più facile, ma i santi era uomini come noi!
Nella Napoli del Settecento.
♦ Nel Settecento le strade di Napoli, dai colori vivaci e dai molteplici rumori e odori, erano invase da un’agitazione gioiosa, nella quale si trovavano gomito a gomito ma senza confondersi, come dicono gli storici, cinque categorie ben distinte di persone: la nobiltà fastosa e sfaccendata, il clero dalle pingui rendite, la classe media dei borghesi parassiti, il popolo minuto dei commercianti e degli artigiani, che popolavano le botteghe e i bassi dei palazzi privati, e la plebe, massa di circa trentamila accattoni (i cosiddetti lazzaroni o banchieri che passavano la notte sui banchi pubblici quando l’inverno non li costringeva a rannicchiarsi sui gradini delle scalinate interne).
♦ Bisognava aggiungere un sesto “ mondo ”: quello degli schiavi (negri, orientali o moreschi), che costituivano con i cavalli il bestiame urbano dei grandi porti di Europa … [“ La maggior parte degli schiavi che si trovano a Nantes è inutile e anche dannosa. Nelle pubbliche piazze e nei porti si vedono negri in gruppo che spingono l’insolenza fino ad insultare i cittadini non solo durante il giorno, ma anche durante la notte ”].
Nella famiglia de Liguori.
♦ Anche nella famiglia Don Giuseppe De Liguori vi erano diversi “schiavi”. A Don Giuseppe, ufficiale superiore della marina da guerra, era agevole reclutare personale ti tal genere, abbondante, a buon mercato e facile da tenere inquadrato, tra gli schiavi turchi o barbareschi catturati nelle operazioni di intercettazione dei pirati. Infatti ognuno dei suoi figli avrà un cameriere e uscirà in città sempre con un lacchè alle calcagna.
♥ Tra questi c’era uno schiavo di nome Abdallah. Nato a Rodi verso il 1697, Abdallah, catturato nel corso di una caccia ai pirati, era stato scelto per il gruppo di schiavi “ turchi ” al servizio in casa Liguori e destinato da Don Giuseppe per le sue buone disposizioni (si sa, questi prigionieri non erano certo angeli custodi e a volte uccidevano anche il padrone) come lacchè personale del suo primogenito.
♥ Abbottonato nella ricca livrea, Abdallah serviva il giovane padrone Alfonso, seguendolo dovunque andasse, tribunali, chiese o ospedali.
In difesa dello schiavo
♦ Alfonso, che aveva dato l’addio al mondo, attendeva l’ora di Dio mantenendo verso il rigoroso padre una soggezione accettata e misurata, una riservatezza discreta e un rispetto timoroso: mai in difetto verso il padre, tranne una volta.
♦ Una sera c’era stata una una brillante riunione di dame e di gentiluomini in casa Liguori. Al momento del commiato un servo non si era trovato al suo posto per far luce con la fiaccola.
Il comandante fu così colpito nel suo amor proprio da questa incrinatura dell’etichetta che, appena usciti gli invitati, prese in disparte il lacchè e, facendo del fortuito incidente un crimine, fuori di sé, in un andare e venire furibondo, lo vituperava con un crescendo di rimproveri senza fine.
♥ Alfonso, che soffriva per il povero domestico, non resistette più:
– Che cosa è, Signor Padre, quando cominciate non la finite più!
L’espressione era troppo giusta per poter essere sopportata e Alfonso, a portata della mano paterna, ricevette un ceffone, che non dimenticherà più. La mano di un capitano di galere non era certo quella delicata di una signorina e quale oltraggio uno schiaffo in presenza di un servo a uno dei primi avvocati del Regno, per di più cavaliere!…
♥ Alfonso senza una parola si ritirò in camera.
All’ora di cena il suo posto restò vuoto e la madre, che era andata a chiamarlo, lo trovò in lagrime, ai piedi del crocifisso, sconvolto non dall’affronto subito o dalla brutalità del padre, ma per avergli mancato di rispetto:
– Ho avuto torto, mamma. Te ne prego, fa’ che mi perdoni!
♥ Si presentarono insieme all’irascibile ufficiale, che di fronte ad Alfonso, confuso in scuse commosse, troppo felice per uscirne avvantaggiato, lo abbracciò e lo benedisse, segretamente, vergognoso di sé e pieno di ammirazione per un figlio più grande di lui, dal momento che era più facile a un cavaliere dare l’assalto alle galere turche che padroneggiare la propria collera o la sua fierezza… I servi di casa, d’ora in poi, sperimenteranno uragani più rari e meno tonanti.
La conversione dello schiavo
♥ Un bel giorno Abdallah chiese di farsi cristiano tra lo stupore generale in quanto nessun musulmano in schiavitù in casa Liguori aveva mai formulato una simile richiesta e Abdallah non era stato spinto dal suo padrone, che si era guardato bene dal “pregarlo”.
Pressato da domande, il giovane moro spiegò:
♥ – Mi son mosso dall’esempio del mio Padrone, non potendo essere falsa questa Religione, in dove il mio Padrone vive con tanta onestà, e devozione, e con tanta umanità verso di me.
♥ Raggiante Alfonso fece esaminare il catecumeno da un Oratoriano suo parente, il P. Marcello Mastrillo, che concluse:
– Ma si, è cosa seria. Datelo a me e me ne incarico io di istruirlo nella fede.
Felicissimo l’avvocato Alfonso gli “diede” lo schiavo, nella misura in cui era nelle sue possibilità il “darglielo”. Il P. Mastrillo, infatti, dovette versare il riscatto alle galere reali, in quanto Don Giuseppe, ufficiale superiore, non era tenuto a comprare i prigionieri mori di cui aveva bisogno, ma si limitava a “prenderli in prestito” dalla marina militare.
♦ Tra i Girolamini, Abdallah cadde ammalato e il nuovo padrone lo fece ricoverare presso i Fratelli di S. Giovanni di Dio.
♦ Una notte cominciò a chiamare con insistenza perché voleva subito il battesimo che gli fu impartito con il nome di Giuseppe Maria da Mastrillo e dal vicario della parrocchia S. Tommaso a Capua, prontamente accorsi.
– Eccoti felice, gli disse allora il P. Mastrillo, ora riposati.
♥ – Non è tempo di riposo, rispose il neofita, perché or ora dovrò esser in Paradiso.
E morì a diciotto anni “a capo di mezzora… con aria ridente ”.
Il suo atto di battesimo e di ingresso in cielo portava la data del 20 giugno 1715.
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Sant’ Alfonso Maria de Liguori, Vescovo e Dottore della Chiesa, Fondatore dei Redentoristi (1696-1787). Il Dottore zelante, rifulse per la sua premura per le anime, i suoi scritti, la sua parola e il suo esempio. Al fine di promuovere la vita cristiana nel popolo, si impegnò nella predicazione e scrisse libri, specialmente di morale, disciplina in cui è ritenuto un maestro, e, sia pure tra molti ostacoli, istituì la Congregazione del Santissimo Redentore per l’evangelizzazione dei semplici.
Eletto vescovo di Sant’Agata dei Goti, si impegnò oltremodo in questo ministero, che dovette lasciare tredici anni più tardi per il sopraggiungere di gravi malattie.
Passò, quindi, il resto della sua vita a Nocera dei Pagani in Campania, tra grandi sacrifici e difficoltà. Morì il 1° agosto 1787.