Fede e dintorni

Appello degli scout per Don Minzoni beato

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

Appello degli scout per Don Minzoni beato.

– MASCI, AGESCI, FSE (sigle scoutistiche) hanno chiesto all’arcivescovo di Ravenna-Cervia Mons. Ghizzoni l’apertura dell’iter a livello diocesano per riconoscerne il martirio sotto il fascismo di Don Giovanni Minzoni parroco di Argenta ucciso in un agguato fascista il 23 agosto 1923 e ottenere il titolo di “Beato”
– «Don Giovanni rappresenta ancora oggi per noi un prezioso testimone per l’educazione della nostra gioventù ai valori cristiani della libertà e della pace».
– Giovanni Minzoni (1885–1923) fu un sacerdote molto noto anche semplicemente come Don Minzoni. Medaglia d’argento al valore militare durante il periodo da cappellano nel corso della prima guerra mondiale, e vicino alle posizioni cristiano-sociali del partito popolare, fu da sempre oppositore del fascismo, e non mancò di mostrare la sua contrarietà e opposizione al nuovo regime che si venne instaurando in Italia nel 1922. – Si attende con fiducia l’apertura del processo diocesano di beatificazione, come prima fase.

La richiesta insolita.
 «Don Giovanni rappresenta ancora oggi per noi un prezioso testimone per l’educazione della nostra gioventù ai valori cristiani della libertà e della pace». È il passaggio centrale della lettera congiunta che le tre sigle dello scautismo cattolico italiano consegneranno oggi all’arcivescovo di Ravenna-Cervia mons. Lorenzo Ghizzoni in occasione della Messa di suffragio che le tre organizzazioni hanno voluto far celebrare in ricordo di don Giovanni Minzoni, sacerdote ucciso in un agguato fascista proprio la sera del 23 agosto 1923. Si trattò di un agguato per «punirlo» del suo magistero in favore dei giovani e della libertà.

Infatti in anni in cui il fascismo andava affermandosi e soprattutto era intenzionato a mettere le mani sull’educazione dei giovani, don Minzoni ebbe il coraggio, come ricordano gli scout italiani, «di fondare due Reparti con 70 esploratori, condividendo i valori dello scoutismo», che portarono «al suo martirio».
Proprio alla luce del suo esempio di sacerdote vicino ai giovani e alla sua gente e di uomo che difendeva la libertà, le tre sigle dello scoutismo italiano (Masci, Agesci e Fse) chiedono all’arcivescovo Gizzoni «riunite con una sola voce, di avviare il processo diocesano per la beatificazione di don Giovanni Minzoni, martire della Chiesa ravennate, di cui nel 2023 si celebrerà il centenario della morte».

Una richiesta che «supera i confini della realtà scout» e che certamente «è condiviso da molti sacerdoti d’Italia».
Anche se per avviare le procedure canoniche previste per un iter verso l’apertura di una causa di beatificazione sono richiesti ulteriori passi, la lettera congiunta di Masci, Agesci e Scout d’Europa Fse, rappresenta un sentimento diffuso verso la testimonianza resa da questo sacerdote, che era nato a Ravenna il 29 giugno 1885. Sacerdote dal 18 settembre 1909, don Minzoni fu cappellano militare durante la Prima guerra mondiale, ottenendo anche una medaglia d’argento al valore militare».

Voce antifascista da eliminare.
♦ Don Giovanni Minzoni, voce antifascista, riuscì in terra romagnola, nel paese di Argenta dove era parroco da 14 anni, ad aggregare i giovani e a rendere difficile la diffusione del fascismo.
♦ Da qui la decisione di un agguato la sera del 23 agosto 1923: mentre stava rientrando in canonica in compagnia del giovane parrocchiano Enrico Bondanelli, Minzoni fu aggredito da due squadristi, che lo colpirono alle spalle con sassi e bastoni con una violenza tale da provocargli la frattura delle ossa del cranio.
♦ Bondanelli, con grande difficoltà, lo aiutò ad arrivare a casa, dove alcuni paesani lo trasportarono di peso nel suo letto, data ormai la sua impossibilità di camminare. Fu visitato da un dottore, ma le condizioni del sacerdote erano gravissime.
Morì intorno a mezzanotte, circondato dai parrocchiani che erano accorsi per prestargli aiuto.
Poco prima della morte Don Minzoni aveva scritto: «a cuore aperto, con la preghiera che mai si spegnerà sul mio labbro per i miei persecutori, attendo la bufera, la persecuzione, forse la morte per il trionfo della causa di Cristo».
♦ Dal 1983 è sepolto ad Argenta (prima era inumato nel cimitero di Ravenna), nel Duomo dove giorno 23 agosto alle 18 l’arcivescovo Ghizzoni ha celebrato la Messa in ricordo.
(Fonte: cf Avvenire.it, 23 agosto 2020).

Memoria e riconoscimenti (da Wikipedia).
♦ Il 13 ottobre 1973, davanti al Duomo di San Nicolò di Argenta venne posto un monumento in bronzo opera di Angelo Biancini in occasione delle celebrazioni per il Cinquantesimo anniversario della sua morte che venne inaugurato dal Presidente della Repubblica.
♦ A sessant’anni dalla morte, nel 1983 le spoglie di don Minzoni furono traslate dal cimitero monumentale di Ravenna al duomo di San Nicolò di Argenta, dove furono inumate alla presenza, tra gli altri, del presidente del Senato Francesco Cossiga.
Nell’occasione Giovanni Paolo II scrisse:
«Don Minzoni morì “vittima scelta” di una violenza cieca e brutale, ma il senso radicale di quella immolazione supera di gran lunga la semplice volontà di opposizione ad un regime oppressivo, e si colloca sul piano della fede cristiana.
Fu il suo fascino spirituale, esercitato sulla popolazione, sulle forze del lavoro ed in particolare sui giovani, a provocare l’aggressione, si volle stroncare soprattutto la sua azione educativa diretta a formare la gioventù per prepararla nel contempo ad una solida vita cristiana e ad un conseguente impiego per la trasformazione della società. Per questo gli Esploratori Cattolici sono a lui debitori.»
(Papa Giovanni Paolo II, Lettera all’Arcivescovo di Ravenna in occasione del 60º della morte di don Minzoni).

Giovanni Minzoni (Ravenna, 29 giugno 1885 – Argenta, 23 agosto 1923) fu un sacerdote italiano, noto anche colloquialmente come Don Minzoni. Medaglia d’argento al valore militare durante il periodo da cappellano nel corso della prima guerra mondiale, e vicino alle posizioni cristiano-sociali del partito popolare, fu da sempre oppositore del fascismo, e non mancò di mostrare la sua contrarietà e opposizione al nuovo regime che si venne instaurando in Italia nel 1922. Nell’agosto del 1923 fu aggredito da due squadristi del partito nazionale fascista e, a seguito delle lesioni riportate, morì poche ore più tardi. oggi si chiede di iniziare il processo di Beatificazione.

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