Fede e dintorni

Date voi stessi da mangiare

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

Date voi stessi da mangiare.

– Il miracolo della moltiplicazione dei pani anticipa la ricchezza sovrabbondante dell’Eucaristia, in cui la salvezza si estende a tutti i popoli di ogni tempo.
– I pani divisi e moltiplicati sono il simbolo di un pane pronto per tutti, un cibo abbondante che dà la vita.
– Il Signore, infatti, insieme al nutrimento materiale ci dona tutto se stesso. Il Signore è colui che sazia la fame degli uomini.
– La nostra società è da tempo diventata società di consumo ed anche di spreco. Il cuore inorridisce dianzi a tanto cibo “buttato” e sprecato, mentre c’è chi muore di fame. E’ la legge del mercato!, qualcuno dice. Se è così, è una dura legge che va superata con la gratuità.
– Gesù, pieno di compassione, guarisce i malati e dona gratuitamente pane abbondante alla folla che ha fame. – Il suo pane sazierà la nostra fame e sete di eternità.

Dal Vangelo di questa domenica (Mt 14,13-21).
♦ In quel tempo, avendo udito [della morte di Giovanni Battista], Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte.
♦ Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati.
♦ Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare».
Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare». Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». Ed egli disse: «Portatemeli qui».
E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla.
Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.

Date loro voi stessi da mangiare.
♦ La gente segue Gesù, ascolta avidamente la sua parola e gioisce per tutti i segni che egli fa. Ed anche se Gesù cerca di sfuggire a tanto assedio, la folla non lo lascia.
♦ Quando egli accosta sull’altra riva, la folla è già là: malati e sofferenti, tutti quelli che hanno bisogno di un Salvatore. E Gesù non si sottrae. Sa già cosa e come fare.
♦ Le ore passano e la folla è lì. Gli apostoli si preoccupano: essi vogliono che Gesù mandi via la folla perché si trovi da mangiare.
Ma Gesù assume la propria responsabilità. Bisogna saziare questa gente, e non di solo pane. Egli dà senza fare conti, generosamente. Solo Dio può dare senza diventare povero. E Gesù – incarnazione del Dio infinito nella nostra finitezza – dà come lui. Egli dona se stesso, ed esige da coloro che vogliono essere dei suoi: “Date loro da mangiare”; dividete il poco che avete, cinque pani, due pesci. “Date tutto”, e gli apostoli fanno la loro distribuzione.
Ecco allora il miracolo. È Gesù che offre, sono i suoi apostoli che offrono, è tutta una Chiesa che offre se stessa: questo sarà il segno e il marchio della generosità di Dio.

E’ necessario che la Chiesa senta compassione delle folle che hanno fame di pane e di verità e doni ad esse il Pane di vita che nutre per l’eternità.
E’ necessario che noi cristiani comprendiamo che la condivisione del poco fatta con amore è un segno visibile di carità.
E’ necessario che coloro che in questo tempo di emergenza lavorano per la sicurezza e il benessere della Comunità internazionale siano sostenuti dalla nostra preghiera e riconoscenza.

Da veri cristiani
– Che vantaggio può avere Cristo se la mensa del sacrificio è piena di vasi d’oro, mentre poi muore di fame nella persona del povero?
* Prima sazia l’affamato, e solo in seguito orna l’altare con quello che rimane.
* Gli offrirai un calice d’oro e non gli darai un bicchiere d’acqua?
* Che bisogno c’è di adornare con veli d’oro il suo altare, se poi non gli offri il vestito necessario?
(San Giovanni Crisostomo).

Cina: La storia di Li Wenliang, il medico di Wuhan: perseguitato, eroe.
♦ L’ emergenza sanitaria globale non ha fermato altre situazioni di sofferenza e di crisi, come le persecuzioni dei cristiani, continuate nonostante le frontiere chiuse, i cittadini relegati in casa e le funzioni religiose sospese per settimane.
♦ E la Cina, nota per la campagna persecutoria contro i cristiani, con rimozione di croci, demolizione di chiese, proibizione di qualsiasi attività ecclesiale sui social, si è distinta anche nei primi mesi del 2020, all’inizio della pandemia, con il fermo o l’arresto di decine di cristiani.
♦ Le motivazioni? Aver pregato per le vittime del virus; aver condiviso foto e messaggi sull’epidemia; aver messo in rete l’invito a fare una novena per la fine dell’epidemia; aver ripubblicato foto e messaggi su Li Wenliang, il medico di Wuhan che, per aver dato l’allarme sulla pericolosità del virus, era stato fermato e messo a tacere dalle autorità.
♦ La cosa provocò l’indignazione di centinaia di milioni di cinesi e il governo dovette correre ai ripari.
Ora il medico e annoverato tra gli eroi della Patria.
– La vicenda di Li Wenliang, con la sua testimonianza di fede, può dire qualcosa anche a noi.
Questo medico di 34 anni era cristiano e, una volta rilasciato, tornò ai suoi pazienti.
Morto lui stesso per il Covid-19, ha lasciato scritto il suo testamento spirituale da cui traspare che la sua morte non è avvenuta per caso, ma perché ha vissuto la vita come donazione.
– Esprimendo la sua pena per dover lasciare il figlio di cinque anni, la moglie incinta all’ottavo mese e i suoi pazienti, conclude con le parole dell’apostolo Paolo: «Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede. Ora c’è in serbo per me la corona di giustizia del Signore» (2Tm 4,7-8}.

– Si parla tanto del “nuovo mondo’ che nascerà dalle macerie sociali ed economiche della crisi epidemica mondiale. – Un giovane medico cinese ci ha insegnato a non vergognarci di testimoniare la nostra fede a ogni costo e, con questo, ci ha indicato quale sia la giusta strada per edificare un mondo migliore. (don Pietro Roberto Minali, ssp).

La nostra società è da tempo diventata società di consumo ed anche di spreco. Il cuore inorridisce dianzi al tanto cibo “buttato” e sprecato, mentre c’è chi muore di fame. Il pane (il cibo) non si butta, né si nega. “Se un povero chiede pane, non si può far finta di non sentire”. Il pane è ormai diventato simbolo dei diritti dell’uomo. Gesù, pieno di compassione, guarisce i malati e dona gratuitamente pane abbondante alla folla che ha fame. – Il suo pane sazierà la nostra fame e sete di eternità. La gratuità di donare salverà il nostro mondo.

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