Fede e dintorni

Educare a fare il bene

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

Educare a fare il bene.

“Diem perdidi” (= ho perso un giorno), sono due parole che lo storico Svetonio attribuisce all’imperatore Tito, il quale, dopo una giornata trascorsa senza aver elargito alcun beneficio, avrebbe pronunciato tale storica frase. Diremmo oggi: un peccato di omissione.
– Se un pagano aveva una tale sensibilità di coscienza, quanto più deve averla un cristiano che dice di credere. – “Fare il bene” non è un optional, ma un impegno che si deve imparare ed insegnare ai piccoli. E quasi sempre sono proprio i piccoli a sorprenderci con i loro gesti positivi.
– Ma i gesti positivi nascono in un contesto dove si vivono i valori veri.  Ora la famiglia è il luogo dove generalmente si raccoglie ciò che si semina. Si raccolgono gesti di bene quando sono stati seminati i semi del bene. A volte capita i genitori si lamentano che non raccolgono ciò che seminano; e su questo sono essi i primi a dover riflettere. I bambini guardano, imparano e poi scelgono.  E quando è il momento del confronto con i genitori per qualche “mancanza” fatta, proprio allora i bambini debbono trovare ascolto e comprensione per non restare delusi o fuorviati per il resto della vita. – Questa piccola e semplice storia può risvegliare un po’ di ottimismo.

C’era una volta una bambina di otto anni di nome Margherita che viveva in una povera casa di periferia.
♦ Venne il giorno del suo compleanno. Margherita si alzò ansiosa, ma nessuno diceva nulla!
Solo al momento della colazione, tutta la famiglia abbracciò la bambina e la mamma le fece un regalo. Aprì la scatola: erano un paio di scarpe molto belle. Le provò, le andavano benissimo.
Allora chiese alla mamma: “Posso andare a scuola con le scarpe nuove ?”
“Sì”, rispose la mamma.
♦ A scuola, appena i suoi compagni di classe la videro, furono felici delle sue scarpe nuove. Margherita disse: “Oggi è il mio compleanno!” e tutti l’abbracciarono.
All’improvviso, Margherita divenne triste. Vide una compagna scalza! Poverina! Poteva pungersi con un chiodo… e le chiese: “Perché sei scalza?”
Rispose la compagna: ” Perché non ho le scarpe e noi siamo poveri”.
♦  Giunta a casa, Margherita chiese alla mamma: “Posso donare le mie scarpe usate ad una compagna?
La mamma rispose: “Sì, ma prima puliscile e lucidale”.
Il giorno seguente, prima delle lezioni, chiamò la sua compagna e le diede le scarpe. La compagna le provò: andavano bene. Che bello! E Margherita ora era felice.
♥ Durante la ricreazione, ogni bambino mangiava lo spuntino portato da casa. Margherita notò che la compagna non aveva alcuna colazione. Allora condivise la sua con lei.
♥ Il giorno dopo, prima di andare a scuola, Margherita pensò: prenderò due colazioni, una per me e un’altra per la mia compagna.
E siccome la mamma era andata al mercato, lei stessa prese due panini, li tagliò nel mezzo, si avvicinò al fornello, scoprì la padella e mise la carne nei due panini.
♦ Quando tornò da scuola, lo disse alla mamma, e questa rispose: “Ah! sei stata tu? Pensavo fosse stato il gatto a mangiare la carne e gli ho dato botte!”
Margherita andò nel cortile, trovò il gatto triste, e lo accarezzò.
♦ Qualche minuto dopo, arrivò il padre per pranzo. Margherita era nella stanza e sentì la mamma che raccontava al marito: “Oggi stavo per fare la zuppa di carne, ma Margherita l’ha presa tutta per portarla alla compagna a cui ha dato le scarpe”.
♥  Il padre la chiamò, “Margherita, vieni qui!”
La bambina pensò: “Oggi prenderò una punizione”. Chinò la testa e si avvicinò al papà.
Egli le disse: “Hai fatto una cosa molto buona. Da ora in poi, ogni giorno porterai due spuntini a scuola. Uno per te e uno per la tua compagna”.
E l’abbracciò con calore.

♥  Quanti bambini, o quante persone sono come la piccola Margherita! Lei ha imitato Gesù.
La Madonna ci  aiuti ad avere un cuore sensibile per coloro che vivono accanto a noi e sono nel bisogno.

(Fonte: Historinhas do Padre Queiroz, redentorista brasiliano).

“Diem perdidi” (= ho perso un giorno), sono due parole che lo storico Svetonio attribuisce all’imperatore Tito, il quale, dopo una giornata trascorsa senza aver elargito alcun beneficio, avrebbe pronunciato tale storica frase. Diremmo oggi: un peccato di omissione. Se un pagano aveva una tale sensibilità di coscienza, quanto più deve averla un cristiano che dice di crede. “Fare il bene” non è un optional, ma un impegno che si deve imparare ed insegnare ai piccoli. E quasi sempre sono proprio i piccoli a sorprenderci con i loro gesti positivi. Ma i gesti positivi nascono in un contesto dove si coltivano i valori veri. Ora la famiglia è il luogo dove generalmente si raccoglie ciò che si semina. Si raccolgono gesti di bene quando sono stati seminati i semi del bene. I bambini guardano, imparano e poi scelgono. E quando è il momento del confronto con i genitori per qualche “mancanza” fatta, proprio allora i bambini debbono trovare ascolto e comprensione per non restare delusi o fuorviati per il resto della vita.

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