Fede e dintorni

Gesù è venuto a servire e dare la vita

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

Gesù è venuto a servire e dare la vita.

– Per la seconda volta Gesù parla ai discepoli dell’imminente epilogo della sua vita. – L’annuncio della passione deve essere ripetuto: infatti le cose importanti infatti vanno dette più volte.
– E Gesù mostra qual è il cammino del discepolo: chi lo vuole seguire deve mettersi all’ultimo posto. Allora sì, sarà primo, ma nell’amore.
– Sì, davanti a Dio il più grande è colui che serve: e qui ci vuole la sapienza che viene dall’alto, perché accogliendo i piccoli e gli ultimi proprio in loro riconosciamo la misura del suo Regno.
– Gesù si è fatto il servo di tutti: è venuto a servire e dare la vita. E noi col battesimo siamo inseriti in Lui, servo dell’umanità.
– Ci vuole una profonda umiltà per entrare in questa ottica e vivere una vita donata nel servizio. – Con questo spirito, anche nella Chiesa, la logica delle “precedenze” è completamente rovesciata: il primo è colui che si fa il servo di tutti, come Gesù, il cui primato è stato posto dalla sua obbedienza ed immolazione sulla croce. – Diventa vera dignità la possibilità offerta all’uomo di imitare l’umiltà del Verbo Incarnato. – Una conseguenza sconvolgente: il piccolo diventa il “sacramento” di Gesù e quindi in lui accogliamo il Padre.

Dal Vangelo di questa domenica (Mc 9,30-37).
♦ In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
♦ Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».

Umili servitori del Vangelo.
♦ Annunziando ancora una volta ai discepoli la sua prossima morte, Gesù cerca di far capire loro che la sua missione consiste nel farsi servo, non nel farsi primo.
♦ Le sue parole, oscure per i discepoli, prendono consistenza sullo sfondo del giusto perseguitato, descritto nel libro della Sapienza, che con la sua fedeltà a Dio, la sua condotta morale, le sue parole franche e miti confonde e infastidisce gli empi. Gesù ha questo nella mente e nel cuore, mentre attraversa la Galilea., mentre tutt’altri pensieri hanno i Dodici.
♦ Ecco, allora, l’insegnamento del Maestro: il vero discepolo si svuota di sé per dare a piene mani; è un umile servitore, non un cercatore di potere; sua misura di grandezza è il dono di sé senza misura.
Prende un fanciullo e, sovvertendo l’insignificanza in cui questi è ritenuto, ne fa la misura del suo Regno.
Chi si fa piccolo acquista le sembianze di Gesù e Gesù si riconosce in lui e reso umile e forte dalla sapienza “che viene dall’alto”, null’altro desidera che di essere un servitore del messaggio liberante del Vangelo
(don Giuliano Saredi, ssp in la domenica.it).

Come bambini: un vangelo anti-paura.
  Gesù, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me». – Del bambino non possiamo avere paura, non può farci paura, ma solo ispirare sentimenti di tenerezza, amicizia, amore.
  Gesù è così, Dio è così, e così siamo chiamati a guardarci gli uni gli altri.
  Non serve gonfiarsi e allargare i gomiti per sembrare più grandi dell’altro. Non serve alzare la voce e battere i pugni usando violenza per imporre il nostro pensiero e la nostra ragione. Non serve discutere chi è più grande, chi ha più potere, chi merita più onore, perché tutto questo alla fine non farà che farci governare dalle paure incrociate, diventando nemici gli uni degli altri e persino arrivando a considerare Dio stesso un nemico da tenere buono e lontano.
Gesù dimostra la sua vera grandezza con la piccolezza, il suo potere con il servizio, il suo giudizio con l’amore.
  Gesù non ha paura dei suoi discepoli e nemmeno della crescente opposizione che sente attorno. Non ha bisogno di usare i suoi “poteri” per farsi grande. Sulla croce dimostrerà tutta la sua grandezza e potere con l’amore dato fino alla fine.
Ha proprio ragione papa Francesco quando parla delle paure che distorcono il volto di Dio e il volto dei fratelli.
Prendiamo anche noi in braccio il bambino che sta dentro di noi, dentro il nostro fratello, e dentro Dio stesso.
Combattiamo le paure aiutandoci a superarle reciprocamente e scopriremo il vero volto bambino di Dio-Amore.
(don Giovanni Berti).

Per la preghiera.
♦ Signore, donaci un cuore saggio, rivestendolo di umiltà e della sapienza che viene dall’alto.
♦ Signore, aiuta i nostri pastori a servire con amore e abnegazione, ridestando nei fedeli la gioia del Vangelo.
♦ Signore, l’accoglienza e la tenerezza, che hai riservato ai piccoli, siano modello e stimolo per le famiglie e gli educatori, e per quanti si prodigano per la loro crescita umana e spirituale.
♦ Signore, rendici sensibili e solidali con chi è stato vittima di violenze e di abusi, e soffre nel corpo e nello spirito.
♦ Signore, liberaci da ogni male e da ogni atto disgregatore; aiutaci a costruire, con sapienza evangelica, percorsi di pace, di fraternità e di accoglienza
Padre santo, accogli la nostra preghiera e sostienici con la tua grazia, affinché con mente vigile e mani operose possiamo collaborare a costruire il tuo Regno. Amen.

Gesù è venuto a servire e dare la vita. Egli mostra qual è il cammino del discepolo: chi lo vuole seguire deve mettersi all’ultimo posto. Allora sì, sarà primo, ma nell’amore. – Sì, davanti a Dio il più grande è colui che serve. – Gesù disse: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me». Accogliendo i piccoli e gli ultimi, in loro possiamo riconoscere la misura del suo Regno. – Diventa vera dignità la possibilità offerta all’uomo di imitare l’umiltà del Verbo Incarnato.- Una conseguenza sconvolgente: il piccolo diventa il “sacramento” di Gesù e quindi in lui accogliamo il Padre.

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