Fede e dintorni

IL DONO CHE CIASCUNO PORTA IN SÉ

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

Il dono che ciascuno porta in sé.

– Scoprire il dono che ciascuno porta in sé e può arricchire gli altri. E’ questo il vero cammino di fraternità che dovrebbe impegnare tutti noi, ed è quanto auspicato dalla preghiera per l’unità dei cristiani in corso in questi giorni.
– Ed è quanto ha sperimentato una giovane poliziotta a Roma nella singolare storia di amicizia con un clochard e il suo cagnolino. Una storia senza i nomi dei protagonisti, ma vera.
– Si sono conosciuti per strada, lui, il clochard, abbandonato da tutti con il suo cucciolo e lei commossa da quella solitudine. Una solitudine scelta per le vicende tristi della vita e portata avanti con dignità verso se stesso e rispetto sincero verso gli altri, le persone “normali” che incontra nelle sue giornate.
– Il clochard, che dorme sugli scalini, all’aperto, in una strada al centro di Roma è un ucraino, minuto, volto scavato, occhi dolci, e dentro un carrello da supermercato porta i suoi pochi effetti personali.
– “Sono fortunato, non sono solo al mondo, ho il mio cagnolino e tanta gente buona intorno”. – Anche se accetta eventuali aiuti, il clochard non vuole dare fastidio a nessuno, pesare su nessuno. Accetta con gratitudine, a volte con una lacrima di commozione. – Ma non manca chi manifesta fastidio per la sua presenza, ma non c’è risentimento in lui. – La poliziotta si è affezionata molto a lui e al suo cagnolino e manifesta un desiderio: “Voglio portare il mio amico a pranzo in una bella trattoria e farlo sentire un signore”. 

Roma: storia di un’amicizia senza nome.
♦ Si sono conosciuti per strada, lui, il clochard abbandonato da tutti con il suo cucciolo e lei, la poliziotta, commossa da quella solitudine, aveva visto intenerita quel cagnolino, un po’ stupita. Lui tiene sempre in braccio il suo cagnolino, ma adesso lo lascia libero di correrle incontro alla poliziotta quando la vede arrivare.
♦ La prima volta, quando la poliziotta si era fermata a chiacchierare, il clochard, quasi impaurito, pensava volesse portarglielo via. Poi, sono diventati amici. E dopo un anno, egli la chiama “signora” e le dà ancora del “lei”. Dorme sugli scalini, all’aperto, in una strada al centro di Roma, ucraino, minuto, volto scavato, occhi dolci, dentro un carrello di quelli da supermercato tiene qualche croccantino e una piccola ciotola per il cane, un paio di cambi, il sacco a pelo, bello pesante, che lei gli ha regalato un mese fa, così la notte è appena meno fredda.
“Sono fortunato, non sono solo al mondo, ho il mio cagnolino e tanta gente buona qui intorno”, le ha detto una volta. Non chiede mai nulla, mai una parola fuori posto.
Lei, giovane poliziotta, lo porta spesso a mangiare in una tavola calda a pochi passi, a volte vanno al supermercato per fargli fare un po’ di spesa e lui cerca soprattutto prodotti in offerta anche se lei gli dice “Non ti preoccupare”.

♦  Per un certo tempo una signora accoglieva la sera lui e altri tre clochards nel suo seminterrato: voleva passassero almeno le notti al coperto. Ma non è durata a lungo: i vicini infastiditi dalla vista della povertà, hanno tirato fuori la mancata ‘Segnalazione certificata di agibilità’ di quello stanzone per toglierseli di torno.
♦ La signora non si è arresa, ha regalato una piccola tenda da campeggio a ciascuno dei clochards appena sono arrivate le prime piogge invernali sulla Capitale. Al clochard, quando gliel’ha portata, è scesa una lacrima: gli capita spesso di stupirsi fino a commuoversi. Non vuole dare fastidio a nessuno, pesare su nessuno.
♦ Sua moglie lo lasciò anni fa, nel suo Paese, dove ha una figlia disabile. Era venuto in Italia a cercare fortuna, per aiutarla e farla curare. La fortuna non l’ha trovata. Gli piacerebbe tornare, ma lì è perseguitato e comunque neppure ha i soldi per il viaggio.

Racconta la poliziotta: “L’anno scorso mi colpì proprio perché era sempre abbracciato a questo cagnolino, poi mi raccontò di essere sieropositivo all’Aids”. Lui è sempre pulito; di mattina presto non lo trovo, e penso chissà dove, a quale fontana, con il freddo di questi giorni, vada a lavarsi e a lavare il cagnolino”.
♦ E lascia sempre pulito quel suo posto, mette in ordine e porta via tutto quando deve allontanarsi, ci tiene.
Eppure ha davvero quasi nulla: di suo ho visto solamente il passaporto e il portafogli, che un giorno volle mostrarmi. C’era anche qualche foto, ma non gli ho chiesto di guardarle, né chi vi fosse ritratto.
♦ Tempo fa stavano chiacchierando e lui le fa: “Signora, lo sa che ieri era il mio compleanno?”.
Lei si è sentita sprofondare: “perché tutti abbiamo qualcuno che ci ricorda il nostro compleanno, fosse pure una sola persona, lui invece nessuno, tanto d’aver sentito bisogno di dirlo a me, che sono quasi una sconosciuta”.

Quando il clochard ha saputo il lavoro di lei in polizia, un po’ s’è spaventato, poi ha capito che non aveva nulla da temere.
E lei si è affezionata molto a entrambi, a lui e al suo cagnolino: “Quando mi succede di non poter passare per un po’, magari perché sono in ferie, mi viene l’ansia e devo andarci”. Non solo, ma voglio portarlo a pranzo in una bella trattoria, farlo sentire un signore, prima o poi lo farò”.
(fonte: cf. Avvenire.it,19 gennaio 2021).

Scoprire il dono che ciascuno porta in sé e può arricchire gli altri. E’ questo il vero cammino di fraternità che dovrebbe impegnare tutti noi, ed è quanto auspicato dalla preghiera per l’unità dei cristiani in corso in questi giorni. – Ed è quanto ha sperimentato una giovane poliziotta a Roma nella singolare storia di amicizia con un clochard e il suo cagnolino. Una storia senza i nomi dei protagonisti, ma vera, dove si respira la vera umanità che abita anche la vita degli ultimi.

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