Fede e dintorni

Inizia il nuovo Anno Liturgico con l’Avvento

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

Inizia il nuovo Anno Liturgico con l’Avvento.

– Oggi, con il Tempo di Avvento, inizia anche un nuovo anno liturgico. Il significato autentico di questo tempo lo troviamo nella vigilante attesa del Signore, e nell’invincibile certezza che Egli viene per trasformare la nostra storia con la sua gioia.
– Essere pronti, vigilanti: “Vegliate, per essere pronti al suo arrivo”. Siamo invitati a vegliare, poiché non sappiamo quando viene il Signore. Questa attesa, però, non ci lascia inerti; si trasforma in un tendere verso, in un camminare con slancio e gioia.
– Tutto ciò offre un senso diverso al nostro tempo, rendendoci figli della luce, capaci di illuminare la notte del mondo. Di fronte alle tante difficoltà e delusioni della nostra vita personale; di fronte alla stoltezza di tanti comportamenti disumani che avvelenano la vita sociale, non possiamo rinunciare alla speranza di un mondo più umano e più sereno.
– Il periodo dell’Avvento con i suoi simboli e stimoli biblici e spirituali ci può aiutare a camminare nella luce. Possiamo, quindi, accendere la prima delle quattro candele dell’Avvento.

Dal Vangelo di questa domenica (Mt 24,37-44).
♦ In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo. Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata.
♦ Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».

♦♦ Con l’Avvento entriamo in un nuovo anno liturgico, il che ci interroga sul valore che attribuiamo al tempo.
La Parola di Dio ci dice che esso non è il semplice trascorrere di giorni, né il caotico accadere di eventi. È piuttosto il luogo di un incontro tra Dio che viene a visitarci e il nostro desiderio che tende verso di Lui. Entrambi i movimenti sono presenti.
♦ Nel Vangelo siamo invitati a vegliare, poiché non sappiamo quando viene il Signore. Questa attesa non ci lascia però inerti; si trasforma in un tendere verso, in un camminare con slancio e gioia.
♦ Il profeta Isaia ci offre la suggestiva immagine delle genti che salgono al monte del Signore. Dobbiamo vivere il tempo con il desiderio di questo incontro, altrimenti cadiamo nell’atteggiamento dei contemporanei di Noè, che facevano cose non cattive, come mangiare, dormire, sposarsi, e tuttavia «non si accorsero di nulla». Non compresero che il fondamento della vita non sta in ciò che facciamo, ma nel dono di Colui che viene a darle compimento. Questa consapevolezza offre un senso diverso al nostro tempo, rendendoci, come vuole san Paolo, figli della luce, capaci di illuminare la notte del mondo.
(fr. Luca Fallica, Comunità SS. Trinità di Dumenza).

L’Avvento.
È l’Avvento! Apriamo gli occhi, vediamo il bene, continuiamo a sperare. Soltanto l’essere umano spera. Ogni altro animale non si preoccupa del domani, ma soltanto dell’immediato, seguendo inconsapevolmente l’istinto di sopravvivenza. La speranza, infatti, è una virtù “teologale”, cioè che affonda le sue radici in quell’immagine di sé che Dio ha impresso in ciascuno di noi (cfr. Gn 1, 27).
Di fronte alle tante difficoltà e delusioni della nostra vita personale; di fronte alla stoltezza di tanti comportamenti disumani che avvelenano la vita sociale, dovremmo forse rinunciare alla speranza di un mondo più umano e più sereno?
Sebbene attraverso vie che non sempre coincidono con le nostre, Dio mantiene sempre le sue promesse di salvezza, ma non senza la nostra collaborazione.
Quando la speranza nel Messia si era molto affievolita nel popolo d’Israele ecco che, attraverso il “sì” di un’umile ragazza di Nazareth, Dio irrompe nella storia e inizia un nuovo cammino per l’intera umanità. I prodigi di Dio passano normalmente attraverso il nostro cuore e le nostre mani.
Come Maria, anche ogni discepolo del Signore non è chiamato ad attendere passivamente, «restando al balcone», ma a farsi strumento di speranza con il proprio “sì”, mettendo se stesso al servizio di tutto ciò che è bello, vero, buono e giusto.
Di fronte al profondo «cambiamento d’epoca» che mette in crisi tradizioni e abitudini, si tratta di accogliere l’invito che il Signore ci rivolge attraverso il profeta Isaia: «Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia; non ve ne accorgete?» (43,19). Si tratta di vedere i tanti semi di bene presenti in questo mondo che cambia, e di impegnarci a proteggerli e a svilupparli perché la grazia del Natale continui ad irrompere nel mondo e in ciascuno di noi.
(Silvano Sirboni, liturgista).

L’Avvento ci invita a camminare nella luce del Signore e a vivere operosamente l’attesa. Attesa, nel senso di aspettare colui che viene; non solo ma attesa, nel senso di tendere verso di lui, con il nostro impegno di conversione, di obbedienza, di amore.

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