Fede e dintorni

Iniziato il mese missionario straordinario

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

Iniziato il mese missionario straordinario.

Giorno 30 settembre 2019 alle ore 18,00 nella Basilica Vaticana a Roma i Vespri hanno aperto il Mese missionario straordinario di ottobre che Papa Francesco aveva già annunciato nell’Angelus del 22 ottobre 2017, al fine di alimentare l’ardore dell’attività evangelizzatrice.
– Papa Francesco ha chiesto l’osservanza di questo Mese Missionario Straordinario per commemorare il centesimo anniversario della lettera apostolica di Papa Benedetto XV che fu pubblicata il 30 novembre 1919 nel sesto anno del suo pontificato e che porta il titolo di “Maximum Illud” (=l’importante e santo incarico, la grande e sublime missione di predicare il Vangelo ad ogni creatura). È considerata la magna charta dell’attività missionaria in epoca contemporanea.
– Papa Francesco ricorda a tutti che la fede non è da sagrestia ma missionaria; ed ha indicato come modelli per questo ottobre missionario tre figure di “servi”: santa Teresa del Gesù Bambino, san Francesco Saverio e la venerabile Pauline Jaricot.

Dalla celebrazione presieduta da Papa Francesco per dare inizio al Mese missionario straordinario di ottobre 2019, ecco alcuni passaggi da meditare e magari condividere.

1. Fede umile, attiva e operosa.
♦ Essere missionari significa «diventare attivi nel bene, non notai della fede e guardiani della grazia», né tanto meno vivere una «fede da sagrestia». Perciò, questo mese missionario straordinario «vuole essere una scossa» proprio in tal senso. Così papa Francesco durante le preghiera liturgica dei Vespri del 30 settembre nella Basilica di San Pietro gremita di fedeli.
♦ Una celebrazione preceduta da testimonianze e orazioni di missionari da tutto il mondo, in un susseguirsi di lingue e di accenti che è divenuta immagine dell’universalità della Chiesa.
♦ E proprio sull’essenziale della Chiesa si è soffermato il Vescovo di Roma. Dio, ha ricordato, «ama una Chiesa in uscita».
Anzi, «se non è in uscita non è Chiesa. Una Chiesa in uscita, missionaria, è una Chiesa che non perde tempo a piangere le cose che non vanno, i fedeli che non ha più, i valori di un tempo che non ci sono più».
Dunque «una Chiesa che non cerca oasi protette per stare tranquilla; desidera solo essere sale della terra e lievito per il mondo. Sa che questa è la sua forza, la stessa di Gesù: non la rilevanza sociale o istituzionale, ma l’amore umile e gratuito».

2. Una vita da mettere in gioco
♦ Papa Francesco ha invitato a fare missione soprattutto con la testimonianza di vita, sul modello dei martiri, i quali «sanno che la fede non è propaganda o proselitismo», ma appunto «dono di vita».
Da questo punto di vista, ha spiegato il Papa, il contrario della missione è l’omissione.
♦ Riferendosi alla parabola dei talenti, ha sottolineato che il peccato del servo che ha giocato sulla difensiva è stato «non aver fatto del bene». Una omissione, dunque. «E questo può essere il peccato di una vita intera, perché abbiamo ricevuto la vita non per sotterrarla, ma per metterla in gioco, non per trattenerla, ma per donarla».

3. I peccati contro la missione
È sempre dietro l’angolo il rischio del peccato di omissione.
«Pecchiamo di omissione, cioè contro la missione, quando, anziché diffondere la gioia, ci chiudiamo in un triste vittimismo», quando cediamo alla rassegnazione: “Non ce la faccio, non sono capace”.
Ma come? Dio ti ha dato dei talenti e tu ti credi così povero da non poter arricchire nessuno?»
Pecchiamo contro la missione «quando, lamentosi, continuiamo a dire che va tutto male, nel mondo e nella Chiesa.
Pecchiamo contro la missione quando siamo schiavi delle paure che immobilizzano e ci lasciamo paralizzare dal “si è sempre fatto così”.
E pecchiamo contro la missione quando viviamo la vita come un peso e non come un dono; quando al centro ci siamo noi con le nostre fatiche, non i fratelli e le sorelle che attendono di essere amati».

4. Tre modelli a cui ispirarsi
Ecco perché, per questo ottobre missionario il Papa ha indicato tre figure di “servi” che sull’esempio di quelli buoni della parabola hanno portato molto frutto.
«La via ce la mostra santa Teresa di Gesù Bambino. Ella «fece della preghiera il combustibile dell’azione missionaria nel mondo. Questo è anche il mese del Rosario: quanto preghiamo per la diffusione del Vangelo, per convertirci dall’omissione alla missione?»
C’è poi san Francesco Saverio, «forse dopo san Paolo il più grande missionario della storia. Anch’egli ci scuote: usciamo dai nostri gusci, siamo capaci di lasciare le nostre comodità per il Vangelo?»
Infine, «c’è la venerabile Pauline Jaricot, un’operaia che sostenne le missioni col suo lavoro quotidiano: con le offerte che detraeva dal salario, fu agli inizi delle Pontificie Opere Missionarie».
Sono una religiosa, un sacerdote e una laica.  Essi ci dicono, ha commentato il Papa, «che nessuno è escluso dalla missione della Chiesa».
Quindi «in questo mese il Signore chiama anche te.
Chiama te, padre e madre di famiglia; te, giovane che sogni grandi cose; te, che lavori in una fabbrica, in un negozio, in una banca, in un ristorante; te, che sei senza lavoro; te, che sei in un letto di ospedale…
Il Signore ti chiede di farti dono lì dove sei, così come sei, con chi ti sta vicino; di non subire la vita, ma di donarla; di non piangerti addosso, ma di lasciarti scavare dalle lacrime di chi soffre».

Il Papa quindi ha concluso: «Coraggio, il Signore si aspetta tanto da te. La Chiesa ritrovi fecondità nella missione».

(fonte: cf Avvenire.it, 1 ottobre 2019).

Papa Francesco ha chiesto l’osservanza di questo Mese Missionario Straordinario per commemorare il centesimo anniversario della lettera apostolica di Papa Benedetto XV che fu pubblicata il 30 novembre 1919 nel sesto anno del suo pontificato e che porta il titolo di “Maximum Illud” (= l’importante e santo incarico della missione). È considerata la magna charta dell’attività missionaria in epoca contemporanea. – Papa Francesco ha indicato come modelli di missionarietà santa Teresa del Gesù Bambino, san Francesco Saverio e la venerabile Pauline Jaricot: una religiosa, un sacerdote e una laica. La chiamata è per tutti.

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