Fede e dintorni

La solennità del Corpus Domini

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

La solennità del Corpus Domini.

Quest’anno Roma ha avuto la sorpresa (annunciata) di non vedere la tradizionale processione del Corpus Domini il 31 maggio 2018, giorno in cui il calendario universale della Chiesa celebra questa solennità e cioè il giovedì che segue la prima domenica dopo Pentecoste, il 31 maggio appunto.
– Dopo quaranta anni e più, papa Francesco ha voluto che questa processione si facesse oggi 3 giugno, domenica in cui le chiese italiane, ed anche altre, per esigenza di calendario concordato per le feste, celebrano la splendida solennità del Corpo e Sangue del Signore.
– Praticamente, la solennità è ciò che si celebra in ogni eucaristia e quindi in ogni domenica. Ma la storia ha voluto riservare un posto d’onore alla sua processione.

Corpus Domini: cosa significa, cosa si celebra.
Il calendario universale prevede la solennità il giovedì che segue la prima domenica dopo Pentecoste. Ma per la riforma del calendario e soprattutto per l’aspetto concordatario delle feste in molte nazioni, come l’Italia, la si celebra prevalentemente la domenica successiva. E Papa Francesco la celebra oggi, domenica 3 giugno 2018 a Ostia, dopo oltre 40 anni che la processione si è svolta da San Giovanni in Laterano a Santa Maria Maggiore.

Una festa di popolo.
Il Corpus Domini (Corpo del Signore), è sicuramente una delle solennità più sentite a livello popolare, sia per il suo significato che richiama la presenza reale di Cristo nell’Eucaristia, sia per lo stile della celebrazione. Infatti in tutte le diocesi alla celebrazione eucaristica si accompagna la processione, rappresentazione visiva di Gesù che percorre le strade dell’uomo.

Le origini nel Medio Evo, in Belgio.
La sua origine risale al XIII secolo, in Belgio, per la precisione a Liegi. Qui il vescovo assecondò la richiesta di una religiosa che voleva celebrare il Sacramento del corpo e sangue di Cristo al di fuori della Settimana Santa (=il giovedì santo). La beata Giuliana di Retìne, priora nel Monastero di Monte Cornelio presso Liegi, nel 1208 ebbe una visione mistica in cui una candida luna si presentava in ombra da un lato. Era una immagine che rappresentava la Chiesa del suo tempo, che ancora mancava di una solennità in onore del Santissimo Sacramento.
Fu così che il direttore spirituale della beata, il canonico Giovanni di Lausanne, supportato dal giudizio positivo di numerosi teologi presentò al vescovo la richiesta di introdurre una festa diocesi in onore del Corpus Domini. Il via libera arrivò nel 1246 con la data della festa fissata per il giovedì dopo l’ottava della Trinità.

Papa Urbano IV e il miracolo eucaristico di Bolsena.
L’estensione della solennità a tutta la Chiesa risale a papa Urbano IV, con la bolla Transiturus dell’11 agosto 1264. È dell’anno precedente invece il miracolo eucaristico di Bolsena, nel Viterbese.
Qui un sacerdote boemo, in pellegrinaggio verso Roma, mentre celebrava Messa, allo spezzare l’Ostia consacrata, fu attraversato dal dubbio della presenza reale di Cristo. In risposta alle sue perplessità, dall’Ostia uscirono allora alcune gocce di sangue che macchiarono il bianco corporale di lino (conservato nel Duomo di Orvieto) e alcune pietre dell’altare ancora oggi custodite nella basilica di Santa Cristina. Fu fatta una processione di riparazione.
Nell’estendere la solennità a tutta la Chiesa cattolica, Urbano IV scelse come collocazione il giovedì successivo alla prima domenica dopo Pentecoste (60 giorni dopo Pasqua).

L’inno scritto da san Tommaso d’Aquino
Papa Urbano IV incaricò il teologo domenicano Tommaso d’Aquino di comporre l’officio della solennità e della Messa del Corpus et Sanguis Domini.
In quel tempo, era il 1264, san Tommaso risiedeva, come il Pontefice, sull’etrusca città rupestre di Orvieto nel convento di San Domenico. Il Doctor Angelicus insegnava teologia nello studium (l’università dell’epoca) orvietano e ancora oggi presso San Domenico si conserva ancora la cattedra dell’Aquinate e il Crocifisso ligneo che gli parlò.
La tradizione vuole infatti che proprio per la profondità e completezza teologica dell’officio composto per il Corpus Domini, Gesù – attraverso quel Crocifisso – abbia detto al suo prediletto teologo: “Bene scripsisti de me, Thoma“. (Hai scritto bene di me, Tommaso!)
♥ L’inno principale del Corpus Domini, cantato nella processione e nei Vespri, è il “Pange lingua” scritto e pensato da Tommaso d’Aquino di cui si riportano le strofe finali:

  • “Ecco il pane degli angeli, pane dei pellegrini, vero pane dei figli: non dev’essere gettato.
  • Con i simboli è annunziato, in Isacco dato a morte, nell’agnello della Pasqua, nella manna data ai padri.
  • Buon pastore, vero pane, o Gesù, pietà di noi: nutrici e difendici, portaci ai beni eterni nella terra dei viventi.
  • Tu che tutto sai e puoi, che ci nutri sulla terra, conduci i tuoi fratelli alla tavola del cielo nella gioia dei tuoi santi.

(fonte: varie dal web).

Ecco il pane degli angeli! Prendete e mangiatene tutti – Cristo lascia in sua memoria ciò che ha fatto nella cena: noi lo rinnoviamo. Mangiano i buoni, mangiano gli empi; ma diversa ne è la sorte: vita o morte provoca (dalla sequenza).

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