Fede e dintorni

L’Apostolo della moderna comunicazione cristiana

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

L’Apostolo della moderna comunicazione cristiana.

– In questo mese di novembre in cui ricorre il 50.mo anniversario della morte dell’apostolo dei mass media, il superiore generale della Società San Paolo, don Valdir José De Castro, si sofferma sulle sfide per la Famiglia Paolina.
– L’orizzonte resta quello di annunciare il Vangelo in tutte le frontiere della comunicazione. Proseguire il cammino di don Alberione, favorendo il passaggio dalla comunicazione alla comunione.
– Pertanto hanno preso il via Al via le celebrazioni per il beato Alberione a 50 anni dalla sua morte avvenuta il 26 novembre 1971.
– Dal primo novembre scorso il beato Alberione “è più vicino” al popolo di Dio, perché l’urna con il suo corpo è stata trasferita sull’altare dedicato a Gesù Maestro, nella chiesa superiore di Santa Maria Regina degli Apostoli.
– Durante la Messa, presieduta dal cardinale Angelo De Donatis nel giorno in cui la Chiesa celebra la solennità di Tutti i Santi, è stato ricordato che la salvezza appartiene a Dio e il beato Alberione”lo intuì meravigliosamente”.

1. Dalla omelia del cardinale Angelo De Donatis.
Beati i poveri
♦ Nell’omelia, il cardinale De Donatis ha esortato ad alzare lo sguardo verso “la Chiesa celeste strappata dal fango della mondanità”.
♦ A contemplare “la Chiesa dei martiri, dei confessori, delle vergini, dei pastori e di tanti semplici battezzati che, con la loro santità nascosta, hanno lasciato che lo Spirito Santo camminasse tra di noi”.
“Non ci viene chiesto di diventare migliori, più competenti ma ci viene solo chiesto di abbracciare la prima beatitudine: beati i poveri”. Già don Alberione scriveva che nella prima beatitudine “è racchiuso l’incipit della santificazione della mente e quindi di un modo di vivere a misura del Vangelo”.
♦ In realtà oggi, viviamo in un’epoca che “ci sta rendendo poveri e fragili anche se non lo vogliamo”: “Pochissime vocazioni, crisi dell’editoria, stanchezza diffusa spesso accompagnata da mancanza di speranza e la pandemia”.
♦ La povertà verso cui guardare è quella evangelica. La povertà offerta da Gesù come beatitudine è “un orizzonte”, una condizione favorevole, “una sorta di segreto di riuscita”. E don Alberione “lo intuì meravigliosamente”, affermando “che bisogna sempre iniziare dal presepe, dalla povertà di Betlemme”.

Le tentazioni contro la povertà evangelica.
♦ Il vicario di Roma ha ricordato anche che sono tante “le tentazioni contro la povertà evangelica” e alcune “sono più insidiose di altre”. Una di queste è “la perdita dello scopo”: “Nelle famiglie religiose ci può essere il rischio di confondere il mezzo con il fine”.
Lo scopo della famiglia paolina è “la santità dei membri che si comunica, attraverso tutti i mezzi, agli uomini del nostro tempo”. Rivolgendosi a quanti fanno parte di questa Famiglia, il porporato ha aggiunto: il compito è quello di “comunicare la santità che avete nel cuore”. Don Alberione voleva editori, scrittori. E voleva che non solo si facesse conoscere la santità degli altri, ma che si comunicasse la propria.
Questo è lo scopo: “Santificare e santificarsi attraverso l’apostolato della comunicazione”. Lo scopo primario è essere santi e questo non va mai dimenticato.

♦ Un’altra tentazione è la “professionalizzazione eccessiva”: bisogna essere competenti, intraprendenti nell’apostolato, però non si deve cadere “nell’illusione di pensare che il problema della missione si risolva acquisendo competenze sempre nuove e all’avanguardia”.
La vera professionalità risiede “nel santificare la mentalità” in modo da poter “giudicare la storia e il mondo alla luce della sapienza divina”.

2. Dalla intervista al superiore generale della Società San Paolo, don Valdir José De Castro.
Strumenti di comunione
♦ Riflettendo sul tempo attuale, scosso dalla pandemia e da una molteplicità di crisi, il superiore generale della Società San Paolo, don Valdir José De Castro, ricorda che la sfida per la Famiglia Paolina non è solo quella di “trasmettere contenuti attraverso le diverse piattaforme”, ma di essere “strumenti di unità e di comunione”. Strumenti che riflettono i passi compiuti dal Beato Alberione.
Se partiamo con il chiederci quale tipo di santità sia, diciamo che è vivere uniti a Cristo. Don Alberione ha vissuto unito a Gesù. Lui ha vissuto la sanità come un’alleanza con Gesù. E tra tutte le opere che ha realizzato, la Famiglia Paolina è quella più feconda.
Quello che conta è comunicare il Vangelo, non tanto i mezzi e gli strumenti con cui si comunica. E le competenze più importanti non sono tanto quelle a passo con i tempi, ma quelle che crescono nel cuore…
La professionalizzazione è importante in vista di una preparazione per attuare, ad esempio per noi paolini, una comunicazione sociale. – Ma è evidente che questo è un mezzo. Non è il fine.
Più importante della professionalizzazione è la vocazione, la chiamata di Dio ad una missione. Noi cerchiamo di prepararci bene per questa missione anche professionalmente. È importante prepararsi. Al di sopra di questa preparazione sia intellettuale sia operativa, però, c’è la vocazione, la chiamata di Dio e una risposta a questa chiamata nei tempi di oggi.

La missione principale è quella di evangelizzare.
Noi paolini, che nella Chiesa abbiamo una missione specifica nella comunicazione, siamo chiamati a vivere questo cammino. Non dobbiamo solo trasmettere contenuti attraverso le diverse piattaforme ma dobbiamo essere strumenti di unità e di comunione.
Questo nasce da una comunicazione vera, da una comunicazione che ascolta, dialoga e crea armonia.

Seguendo l’esempio di don Alberione…
Se consideriamo la società nel post pandemia vediamo che questa società ha bisogno di guarire non solo l’aspetto fisico ma anche quello psicologico. La nostra missione nella comunicazione diventa sempre più importante e necessaria, per migliorare la società dal punto di vista umano e cristiano. Noi paolini cerchiamo di fare questo nel campo della comunicazione.

3. Don Alberione: una santità per il popolo di Dio oggi.
Il postulatore generale della Famiglia Paolina, don Domenico Soliman, sottolinea che questo mese di novembre è dedicato al beato Alberione.
♦ L’urna è stata traferita dalla cripta nella chiesa superiore di Santa Maria Regina degli Apostoli nell’intento di esprimere che la sua santità “non è solo per la Famiglia Paolina, ma per il popolo di Dio”.
♦ Il 26 novembre, nel giorno della festa liturgica di Alberione, sono previste alcune iniziative, tra cui la Messa alle 18 presieduta dal cardinale Marcello Semeraro.
♦ Sempre il 26 novembre verrà anche inaugurato il Museo don Alberione ed è previsto un numero speciale di “Famiglia cristiana”.
♦♦ Tutto sarà vissuto come una grande occasione per parlare di don Alberione e della vita paolina oggi e di come viene vissuto il carisma del Fondatore. “Oggi il beato Alberione – spiega don Soliman – non avrebbe nessun problema nel vivere e nell’annunciare il Vangelo nella rete, nel web, nei social”. Esplorerebbe tutte le dimensioni del mondo digitale, come “cerca di fare nel mondo la Famiglia Paolina”.
 (fonte: cf varie di L’Osservatore Romano, 1 novembre 2021).

In questo mese di novembre in cui ricorre il 50.mo anniversario della morte dell’apostolo dei mass media, il superiore generale della Società San Paolo, don Valdir José De Castro, si sofferma sulle sfide per la Famiglia Paolina: l’orizzonte resta quello di annunciare il Vangelo in tutte le frontiere della comunicazione. Proseguire il cammino di don Alberione, favorendo il passaggio dalla comunicazione alla comunione. – Il cardinale Angelo De Donatis ha sottolineato il segreto di don Alberione: lo scopo: “Santificare e santificarsi attraverso l’apostolato della comunicazione”. – Oggi il beato Alberione – spiega il postulatore don Soliman – non avrebbe nessun problema nel vivere e nell’annunciare il Vangelo nella rete, nel web, nei social.. come cerca di fare nel mondo la Famiglia Paolina”.

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