Fede e dintorni

Morto a 97 anni fratel Jean-Pierre, l’ultimo monaco di Tibhirine

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

Morto a 97 anni fratel Jean-Pierre,
l’ultimo monaco di Tibhirine.

– È scomparso nel giorno di Cristo Re dell’universo, 21 novembre, fratel Jean-Pierre, l’ultimo monaco di Tibhirine. A darne notizia è stata l’arcidiocesi di Rabat e un comunicato del monastero di Notre-Dame dell’Atlante di Midelt, in Marocco, dove il religioso, 97 anni, si è spento. Aveva incontrato Papa Francesco il 31 marzo del 2019.
– La comunità dell’Ordine Cistercense della Stretta Osservanza (trappisti) oggi presente in terra marocchina è quella che mantiene vivo lo “spirito di Tibhirine”. Quest’ anno che segna il 25.mo anniversario del martirio dei religiosi trappisti in Algeria, è previsto a Roma un incontro internazionale per esplorare la loro eredità spirituale.
– L’8 dicembre 2019 tra i 19 martiri di Algeria beatificati in quel giorno c’erano 7 monaci di Tibhirine, rapiti e uccisi dai fondamentalisti islamici algerini nel 1996. – Infatti nella notte tra il 26 e il 27 marzo 1996 sette monaci trappisti del monastero di Tibéhirine, furono rapiti. Il 21 maggio il Gruppo Islamico Armato (GIA) rivendicò la loro esecuzione. Il 30 maggio le loro teste mozzate furono ritrovate davanti al convento.
– Il loro martirio colpì fortemente la pubblica opinione internazionale e non solo cattolica. Ad essi è stato dedicato anche un film “Uomini di Dio (Des hommes et des dieux) di Xavier Beauvois che ha avuto un notevole successo, pur senza alzare i toni contro l’estremismo islamico. – Fratello Jean-Pierre si è chiesto a lungo perché egli sia stato esentato da questo martirio e nella preghiera e nel silenzio ha capito ed accolto la missione di ricordare al mondo lo spirito di Tibhirine.

Una domanda e la risposta.
Per mesi, dopo l’uccisione dei suoi sette confratelli rapiti dal monastero di Tibhirine, in Algeria, nella notte fra il 26 e il 27 marzo 1996, fratel Jean-Pierre si era chiesto perché, insieme a fratel Amédée, fosse stato risparmiato.
La risposta l’aveva trovata poco dopo, in una lettera ricevuta dalla Svizzera, dal monastero della Fille-Dieu: “Ci sono dei fratelli ai quali è stato chiesto di testimoniare con il dono della vita, e altri, ai quali è chiesto di testimoniare con la vita”.
Queste parole lo avevano sollevato da tutti quegli interrogativi che lo avevano assillato, aveva confessato lo stesso fratel Jean-Pierre Schumacher. Il religioso è spirato nel giorno della Solennità di Cristo Re, nella mattinata, dopo aver ricevuto l’unzione degli infermi. “Uniti nella preghiera, che l’Altissimo ci conceda di continuare a mantenere ‘lo spirito di Tibhirine’, testimoniando questa comunità esemplare” scrivono i trappisti di Midelt che hanno raccolto l’eredità dei loro confratelli vissuti in Algeria.

Dalla Francia all’Algeria.
Nella trappa marocchina, insieme a fratel Jean-Pierre, ha vissuto gli ultimi anni della sua vita anche fratel Amédée Noto, pure lui scampato al sequestro del ’96 e deceduto il 27 luglio 2008, in Francia, nell’abbazia di Aiguebelle, nel dipartimento della Drôme.
Classe 1924, l’ultimo superstite della comunità algerina era nato in Lorena il 15 febbraio. È stato fra i giovani alsaziani e lorenesi arruolati con la forza nell’esercito tedesco e destinati al fronte russo, ma contratta la tubercolosi ha evitato la partenza e dopo la guerra si orientato verso la vita religiosa.
Formatosi dai padri maristi e ordinato sacerdote nel 1953, pochi anni dopo è entrato nel monastero trappista di Timadeuc, in Bretagna.
Nel 1964 è stato inviato, insieme ad altri due monaci, in Algeria, allora indipendente da due anni, per affiancare i confratelli della comunità di Tibhirine. Era stato il cardinale Léon Duval, arcivescovo di Algeri, a chiedere una maggiore presenza di religiosi.
Fratel Jean-Pierre è rimasto nel Paese per più di 30 anni, portando la testimonianza del Vangelo in una terra prevalentemente musulmana, dilaniata, negli anni ’90, dalla guerra civile.

Lo “spirito di Tibhirine”.
La comunità trappista di Tibhirine, discreta e ben integrata nella popolazione locale, che voleva semplicemente testimoniare la propria presenza evangelica coltivando il dialogo e mantenendo una pacifica convivenza, è stata decimata nel 1996, quando 7 monaci, dei 9 che vi risiedevano, tra cui il priore, padre Christian de Chergé, sono stati rapiti e poi uccisi.
Ad annunciare il 21 maggio la loro esecuzione, sulla quale rimangano ancora diversi interrogativi, un comunicato attribuito al Gruppo Armato Islamico (GIA).
Fratel Amédée e fratel Jean-Pierre hanno continuato ad animare lo ‘spirito di Tibhirine’ a Midelt, in Marocco, accogliendo molti pellegrini, credendo fermamente nel dialogo interreligioso e nella testimonianza della speranza cristiana in terra musulmana.
I sette monaci uccisi sono stati beatificati l’8 dicembre 2018 ad Orano, insieme ad altri 12 religiosi martiri della guerra civile algerina. – Fratel Jean-Pierre, allora novantaquattrenne, ha potuto assistere alla cerimonia.
Il 31 marzo 2019 Papa Francesco lo aveva abbracciato con grande emozione durante la sua visita in Marocco, nella cattedrale di Rabat, nel corso dell’incontro con i sacerdoti, i religiosi, i consacrati e il Consiglio Ecumenico delle Chiese.
(fonte: vaticannews.va/it/,22 novembre 2021).

È scomparso nel giorno di Cristo re dell’universo, 21 novembre, fratel Jean-Pierre, l’ultimo monaco di Tibhirine. A darne notizia è stata l’arcidiocesi di Rabat e un comunicato del monastero di Notre-Dame dell’Atlante di Midelt, in Marocco, dove il religioso, 97 anni, si è spento. Quest’ anno che segna il 25.mo anniversario del martirio dei religiosi trappisti in Algeria, è previsto a Roma un incontro internazionale per esplorare la loro eredità spirituale. – L’8 dicembre 2019 tra i 19 martiri di Algeria beatificati in quel giorno c’erano 7 monaci di Tibhirine, rapiti e uccisi dai fondamentalisti islamici algerini nel 1996. – Il 31 marzo 2019, durante la visita in Marocco Papa Francesco , nella cattedrale di Rabat, incontrò fratel Jean Pierre Schumacher, l’ultimo sopravvissuto di Tibhirine nel corso dell’incontro con i sacerdoti, i religiosi, i consacrati e il Consiglio Ecumenico delle Chiese.

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