Fede e dintorni

Morto lo chef dei poveri Dino Impagliazzo

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

Morto lo chef dei poveri Dino Impagliazzo.

– Morto a Roma Dino Impagliazzo, lo chef dei poveri: una vita dedicata ai poveri, “uno dei Giusti”.
– “Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio, la loro speranza resta piena di immortalità. E nel giorno del loro giudizio risplenderanno”. Con questi versi della Bibbia è iniziato l’estremo saluto a Dino Impagliazzo, lo “chef dei poveri”, morto a 91 anni a causa di un male incurabile dopo una vita spesa al fianco dei poveri, degli emarginati, dei senzatetto e delle persone più fragili di Roma.
– La città e quanti lo hanno conosciuto si stringono alla famiglia del fondatore di RomAmor, la Onlus che con i suoi volontari fornisce ogni giorno pasti a oltre 250 persone, tra poveri e senzatetto, nelle strade della Capitale.
– Insignito dell’Onorificenza al Merito della Repubblica Italiana da parte del Capo dello Stato, Dino è stato premiato come un “eroe dei nostri giorni”. Nel 2016 ebbe l’incontro con Papa Francesco.

Un uomo “innamorato” dei poveri, nei quali vedeva e serviva Gesù.
Dino Impagliazzo, 91 anni, fondatore dell’associazione RomAmoR, membro dei Focolari, nominato due anni fa commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica italiana proprio per la sua “preziosa opera di distribuzione di pasti caldi e beni di prima necessità ai senzatetto” di Roma, è morto nel pomeriggio del 25 luglio scorso.

Lo chef dei poveri.
♦ Sardo di origine, romano di adozione, era conosciuto nella capitale come lo “chef dei poveri”.
Già nel 2018 aveva ricevuto il prestigioso ‘Premio Internazionale Cartagine 2.0’ nella sezione ‘Solidarietà’ destinato a coloro che hanno contribuito in Italia e all’estero alla diffusione della cultura e del sapere in diversi settori.
♦ Nel 2016 aveva incontrato Papa Francesco al Villaggio per la Terra a Villa Borghese, e aveva portato al Pontefice il saluto da parte di tutti i barboni di Roma.
Tanti i suoi interventi nelle scuole e nelle università per riflettere e far riflettere con schiettezza e semplicità sul “valore dell’altro”.
♦  Dino lascia la famiglia di quattro figli, tra cui Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio, ma soprattutto lascia nei tanti che ha incontrato di ogni razza e religione, una eredità preziosa in Italia e nel mondo, è l’eredità del Vangelo vissuto nelle parole di Gesù: “Qualsiasi cosa avete fatto a questi piccoli l’avete fatta a me“.

Da Roma al mondo per servire il prossimo.
♦  Quando Papa Francesco dice “che chi non riconosce i poveri tradisce Gesù” o che “non dobbiamo lasciarci contagiare dall’indifferenza”, parla anche della vita di Dino che, davanti ad un bisognoso per strada o in carcere, a una persona sola o in difficoltà, a un terremotato, a uno sfollato che lo cercava per chiedere aiuto, non ha mai detto di no, non si è mai girato dall’altra parte, fidandosi con pienezza della divina Provvidenza.
♦ Infatti la scintilla che ha acceso la sua RomAmoR Onlus – nata col nome di “Quelli del quartiere”, e con la preparazione nelle case di quanto necessario, che oggi conta 300 volontari e fornisce pasti a oltre 250 persone – è scoccata dopo la richiesta di un panino da parte di un povero tanti anni fa.
♦ Da lì i panini sono diventati decine e centinaia e poi pasti caldi, minestre, macedonia per una infinità di persone grazie a una rete di solidarietà che è arrivata anche all’estero ma che è partita dalla famiglia e poi ha coinvolto il condominio, il quartiere e poi ancora la città con i suoi negozianti, i supermercati, i mercati rionali, le organizzazioni che forniscono cibo in avanzo e tante persone comuni, guidate, anzi contagiate da Dino e dal suo impegno senza sosta, perché “Roma si trasformi in una città ospitale in cui tutti si vogliono bene” come amava ripetere.
♦ Ma l’amore non ha confini e così prima ancora di RomAmor, Dino ha collaborato con Madre Teresa di Calcutta in Romania e nell’est Europa e con lui la sua famiglia e i figli che ha formato a “uscire” per tessere relazioni di fratellanza con il mondo intero.

L’amore donato porta sempre frutto.
♦ Al fianco di Dino sin dall’inizio della sua avventura per i più bisognosi c’è stata, con tanti altri, Gina Riccio che oggi ricorda e racconta cosa hanno significato questi anni insieme.
♥ “Ho avuto l’onore di conoscere e incontrare lo sguardo amorevole con cui Dino ha iniziato ad aiutare i senza fissa dimora della Stazione Tuscolana. Ci ha inondati tutti del suo spirito” – racconta con tanta emozione.
♥  E alla domanda su quale sia l’eredità che Dino lascia, spiega: è “l’arte di amare, l’arte delle piccole cose, di accompagnare gli ultimi”. Straordinario che sia morto proprio nella Giornata mondiale dei nonni e degli anziani, mentre il Papa lanciava ancora una volta il messaggio di cura e di fratellanza specie per i più fragili e mentre il Vangelo narrava del miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci.
♥ “Dino ci ha insegnato a guardare gli ultimi non come bisognosi di qualcosa, ma di amore. Ci ha insegnato la relazione, a non aver timore di ciò che manca e a lasciarci trasportare dalla provvidenza.
♥ Quando ci accorgevamo, sorridendo, che mancava qualcosa per rispondere a delle richieste, ecco che ci arrivavano sempre olio, cibo, pacchi da qualcuno che non aspettavamo.
Davanti a questo Dino ci ha sempre spronato e portato la testimonianza che solo l’amore resta e porta con sé una sinergia di intenti che permette di non fermarsi alle chiusure o agli ostacoli. Andare sempre verso l’altro, donare sempre con fiducia, ci diceva.”
♥ Anche negli ultimi giorni – conclude Gina Riccio – quando stava più male, si preoccupava di come svolgessimo il nostro impegno: “Voleva essere in prima linea e anche da lontano ci chiamava e ci sollecitava. Uno spirito combattivo il suo e pronto a far fruttare lo spirito di unità: apriamo sempre il cuore – ci diceva – proviamoci sempre”.

L’essenza del cristianesimo è: ama Dio e ama il prossimo.
♥ Così anche in una intervista a Vatican News nel dicembre scorso, quando aveva ricevuto la telefonata dal Quirinale per la consegna dell’onorificenza che lo includeva nel gruppo di 32 persone considerate “eroi dei nostri giorni” per il loro alto impegno in vari ambiti, e quindi di esempio per il Paese.
♥  “ Da soli – diceva in quella occasione – non si può fare nulla, la strada è in chi ci sta accanto. Se non ami il tuo prossimo non ami neanche Dio, questa è l’essenza del cristianesimo”.
(fonte: vaticannews.va/it/26 luglio 2021 e Avvenire.it, 27 luglio).

♥  Al figlio Marco Impagliazzo, che presiede la Comunità di sant’Egidio, papa Francesco ha voluto indirizzare una lettera personale: “La morte di un genitore, anche se rientra nel mistero di Dio, è sempre motivo di dolore. Rendiamo grazie al Signore per i benefici che ha concesso a Suo Padre nel corso della sua vita terrena. Egli le ha insegnato a camminare sulla via del Vangelo; il suo amore per i poveri, la sua operosità quotidiana e la sua generosità costituiscono una incoraggiante testimonianza ed un sicuro insegnamento di vita“.

In tanti sono intervenuti al funerale per salutare Dino Impagliazzo, fondatore della associazione ‘RomaAmor’, morto domenica 25 luglio a 91 anni dopo avere dedicato la sua vita a sfamare i clochard delle stazioni capitoline.. Era chiamato affettuosamente lo «chef dei poveri». Il sacro rito è stato celebrato nella Basilica di Santa Maria in Trastevere, presieduto dal cardinale Konrad Krajewski, Elemosiniere del Papa, con monsignor Ambrogio Spreafico, vescovo di riferimento per la Comunità di Sant’Egidio e con monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia accademia per la vita. Presenti soprattutto gli amici del Movimento dei Focolari e della Comunità di sant’Egidio; ma anche autorità, vescovi, cardinali, il rabbino capo della Comunità di Roma, Riccardo Di Segni. Papa Francesco scrivendo al figlio Marco dice: “Ha insegnato a camminare sulla via del Vangelo”. – Con i suoi volontari, che lo seguivano da anni, sfamava oltre 300 persone ogni giorno tra le stazioni ferroviarie della Capitale.

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