Fede e dintorni

Ignazio di Loyola da soldato cortigiano a soldato di Cristo

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

Ignazio di Loyola da soldato cortigiano a soldato di Cristo.

– Oggi è la memoria di sant’Ignazio di Loyola, sacerdote, fondatore dei Gesuiti.
– Iñigo López de Loyola nacque nel 1491 ad Azpeitia, nei Paesi Baschi. Essendo un figlio cadetto, era destinato alla vita sacerdotale, ma la sua aspirazione era quella di diventare cavaliere. Suo padre lo inviò perciò in Castiglia, alla corte di don Juan Velazquez de Cuellar, ministro del re Ferdinando il Cattolico.
– La vita di corte formò il carattere e le maniere del giovane, che prese a leggere i poemi e a corteggiare le dame. Visse alla corte del re e nell’esercito, finché, gravemente ferito, si convertì a Dio.
– Compiuti gli studi teologici a Parigi. Divenne un coraggioso soldato di Cristo; unì a sé i primi compagni, che poi costituì nella Compagnia di Gesù a Roma, dove svolse un fruttuoso ministero, dedicandosi alla stesura di opere e alla formazione dei discepoli, a maggior gloria di Dio. 

Un cortigiano in più.
♦ Ignazio (Iñigo ), cadetto di una rispettabile famiglia dei Paesi Baschi, poco ricca, poco illustre, si mise al servizio della corona di Spagna, con il titolo di paggio del viceré di Navarra. Condusse la vita di un cortigiano. Abbastanza dissipata, secondo le usanze del suo stato. Solo in seguito si renderà conto di quanto si fosse allontanato da Dio.
♦ Si trovava nella fortezza di Pamplona quando questa venne attaccata dall’esercito del re di Francia, molto più potente. Iñigo , contro ogni buon senso, consigliò di resistere e convinse il governatore a farlo. Fu un accettare una battaglia eroicamente persa.
♦ Iñigo, che era alla sua prima esperienza di battaglia, mostrò di avere la stoffa di un grande capitano. Ma una palla di cannone gli ruppe una gamba, una frattura aperta per la quale egli doveva morire.
♦ Non morì, ma dovette rinunciare alla vita militare e alla vita di corte.
Riportato con grande sforzo nel suo castello natale, si rese conto che la sua tibia si stava rinsaldando male. Ordinò a dei medici incompetenti di rompergli nuovamente la gamba. Fu un massacro, ma non si lasciò sfuggire neanche un lamento. Rischiò nuovamente di morire.

Persorso di conversione.
♦  Costretto a letto, ripercorse la sua vita. Gli diedero dei libri da leggere. Romanzi cavallereschi: Amadigi di Gaula l’entusiasmò, come in seguito lo inebrierà Don Chisciotte. Ma ebbe da leggere anche la Legenda Aurea e la Vita di Cristo di Ludolphe le Chartreux.
Il suo esame di coscienza iniziò, doloroso, pieno dello spettacolo dei suoi peccati passati e delle sue mancanze presenti. Si innamorò di Gesù Cristo. Si congedò dal viceré e partì, zoppicando, alla ventura, perché non sapeva bene cosa volesse, o piuttosto perché non sapeva cosa Dio volesse da lui.

Molti libri hanno raccontato la nascita d’Ignazio alla vita di santità. Il cammino fu per lui eccezionalmente in salita. Si spogliò dei suoi vestiti da cavaliere, del suo atteggiamento da cortigiano, si mise l’abito del pellegrino. Presto assunse l’aspetto di un vagabondo straccione e irsuto, ma non sapeva ancora dove andare.
Trovò aiuto spirituale nell’abbazia di Montserrat, presso un monaco francese dotato di grande tatto, ma continuava a cercare la sua strada. A Manresa quasi si esaurì con digiuni, penitenze, schiacciato dai suoi errori, tormentato dagli scrupoli. Fu accolto in ospedale dove gli vennero affidati i compiti più umili. Prese a supplicare Dio di illuminarlo.

Ma Dio taceva. Taceva al punto che Ignazio non poté più pregare, non poté più credere, non poté più addirittura pensare né parlare. Come tanti santi, piombò in una tenebra così spessa da essere al limite della disperazione. Fu tentato di abbandonare tutto, di tornare sconfitto a Loyola.
E poi un bel giorno venne liberato. Divenne allora sant’Ignazio, sempre soldato, grande capitano, ma in vista del Regno di Dio.
Divenne il Generale dell’Ordine che, secondo le sue minuziose istruzioni, ricostruirà la Chiesa cattolica, e le cui lettere, dieci mesi dopo essere state spedite, verranno lette in Giappone da Francesco Saverio in ginocchio.

(Tratto da Iñigo , portrait di François Sureau (Paris, Gallimard, 2010, 154 pagine in L’Osservatore Romano del 13 marzo 2011),

Nasce la Compagnia di Gesù.
Nel 1534 egli e i primi compagni (i giovani maestri Pietro Favre, Francesco Xavier, Lainez, Salmerón, Rodrigues, Bobadilla? a Parigi fecero voto di vivere in povertà e castità, era il 15 agosto, inoltre promisero di recarsi a Gerusalemme e se ciò non fosse stato possibile, si sarebbero messi a disposizione del papa.
Ma quando si presentarono al papa Paolo III (1534-1549), questi disse: “Perché desiderate tanto andare a Gerusalemme? Per portare frutto nella Chiesa di Dio l’ Italia è una buona Gerusalemme”!
Tre anni dopo Ignazio cominciò ad inviare in tutta Europa e poi in Asia e altri Continenti, sacerdoti che inizialmente furono chiamati “Preti Pellegrini” o “Preti Riformati” in seguito chiamati Gesuiti.

Ignazio di Loyola nel 1537 si trasferì in Italia prima a Bologna e poi a Venezia, dove fu ordinato sacerdote; insieme a due compagni si avvicinò a Roma e a 14 km a nord della città, in località ‘La Storta’ ebbe una visione che lo confermò nell’ idea di fondare una “Compagnia” che portasse il nome di Gesù.
Il 27 settembre 1540 papa Polo III approvò la Compagnia di Gesù con la bolla “Regimini militantis Ecclesiae”.
L’ 8 aprile 1541 Ignazio fu eletto all’unanimità Preposito Generale e il 22 aprile fece con i suoi sei compagni, la professione nella Basilica di S. Paolo.
Nel 1544 padre Ignazio, divenuto l’apostolo di Roma, prese a redigere le “Costituzioni” del suo Ordine, completate nel 1550, mentre i suoi figli si sparpagliavano per il mondo.
Rimasto a Roma per volere del papa, coordinava l’ attività dell’ Ordine, nonostante soffrisse dolori lancinanti allo stomaco, dovuti ad una calcolosi biliare e a una cirrosi epatica mal curate, limitava a quattro ore il sonno per adempiere a tutti i suoi impegni e per dedicarsi alla preghiera e alla celebrazione della Messa.
Il male fu progressivo, lo limitò man mano nelle attività, finché il 31 luglio 1556, il soldato di Cristo, morì in una modestissima camera della Casa situata vicina alla Cappella di Santa Maria della Strada a Roma.
Fu proclamato beato il 27 luglio 1609 da papa Paolo V e proclamato santo il 12 marzo 1622 da papa Gregorio XV.

Spiritualità e persecuzioni della Compagnia.
La spiritualità della Compagnia si basa sugli ‘Esercizi Spirituali’ di s. Ignazio e si contraddistingue per l’ abbandono alla volontà di Dio espresso nell’assoluta obbedienza ai superiori; in una profonda vita interiore alimentata da costanti pratiche spirituali, nella mortificazione dell’ egoismo e dell’ orgoglio; nello zelo apostolico; nella totale fedeltà alla Santa Sede.
I Gesuiti non possono possedere personalmente rendite fisse, consentite solo ai Collegi e alle Case di formazione; i professi fanno anche il voto speciale di non aspirare a cariche e dignità ecclesiastiche.

Come attività, in origine la Compagnia si presentava come un gruppo missionario a disposizione del pontefice e pronto a svolgere qualsiasi compito questi volesse affidargli per la “maggior gloria di Dio”.
Quindi svolsero attività prevalentemente itinerante, facendo fronte alle più urgenti necessità di predicazione, di catechesi, di cura di anime, di missioni speciali, di riforma del clero, operante nella Controriforma e nell’evangelizzazione dei nuovi Paesi (Oriente, Africa, America).

♦ Col passare del tempo, nei secoli XVII e XVIII i Gesuiti con la loro accresciuta potenza furono al centro di dispute dottrinarie e di violenti conflitti politico-ecclesiatici, che alimentarono l’odio di tanti movimenti antireligiosi e l’astio dei Domenicani, dei sovrani dell’ epoca e dei parlamentari e governi di vari Stati.
♦ Si arrivò così allo scioglimento prima negli Stati di Portogallo, Spagna, Napoli, Parma e Piacenza e infine sotto la pressione dei sovrani europei, anche allo scioglimento totale della Compagnia di Gesù nel 1773, da parte di papa Clemente XIV.
♦ I Gesuiti però sopravvissero in Russia sotto la protezione dell’ imperatrice Caterina II; nel 1814 papa Pio VII diede il via alla restaurazione della Compagnia.
♦Da allora i suoi membri sono stati sempre presenti nelle dispute morali, dottrinarie, filosofiche, teologiche e ideologiche, che hanno interessato la vita morale e istituzionale della società non solo cattolica.

Oggi è la memoria di sant’Ignazio di Loyola, sacerdote, fondatore dei Gesuiti. – Iñigo López de Loyola nacque nel 1491 ad Azpeitia, nei Paesi Baschi. Essendo un figlio cadetto, era destinato alla vita sacerdotale, ma la sua aspirazione era quella di diventare cavaliere. Visse alla corte del re e nell’esercito, finché, gravemente ferito, ebbe modo di convertirsi a Dio, divenendo un coraggioso soldato di Cristo. Perciò unì a sé i primi compagni, che costituì un ordine che chiamerà “Compagnia di Gesù”; A Roma svolse un fruttuoso ministero alla formazione dei discepoli e alla maggior gloria di Dio. Il soldato di Cristo morì il 31 luglio 1556 e proclamato santo il 12 marzo 1622 da papa Gregorio XV.

Condividi l'articolo