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Referendum: per cosa si vota il 20 e 21 settembre

Si vota domenica 20 settembre dalle 7:00 alle 23:00 e lunedì 21 settembre dalle 7:00 alle 15:00

Si voterà per il cosiddetto referendum sul “taglio dei parlamentari”. Si chiederà al Popolo di approvare o respingere la legge di revisione costituzionale che prevede il taglio del 36,5% dei componenti di entrambi i rami del Parlamento: da 630 a 400 seggi alla Camera, da 315 a 200 seggi elettivi al Senato

Quando si vota
Si vota domenica 20 settembre dalle 7:00 alle 23:00 e lunedì 21 settembre dalle 7:00 alle 15:00. Negli stessi giorni in alcuni comuni e regioni si svolgono anche le elezioni amministrative.
Perché si vota?
Il testo di legge che prevede la riduzione dei parlamentari è stato approvato da entrambi i rami del Parlamento italiano a maggioranza assoluta. Poiché la legge non è stata approvata maggioranza qualificata dei due terzi dei componenti di ciascuna camera, così come prevedono le regole per l’introduzione di modifiche costituzionali, un quinto dei senatori ha potuto richiedere il referendum confermativo per dare l’ultima parola al popolo italiano. Per questa ragione gli elettori saranno chiamati al voto per confermare o respingere la modifica costituzionale.

Come si vota: si o no
L’elettore che ritiene che debba entrare in vigore la legge costituzionale che riduce il numero dei parlamentari deve apporre il segno sul “SI”. L’elettore che ritiene che il numero dei parlamentari debba rimanere invariato deve apporre il segno sul “NO”.

Senza quorum
Il referendum non avrà quorum, perché non si tratta di un voto abrogativo. Come prevede la Costituzione, “la legge sottoposta a referendum non è promulgata se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi”. Dunque, è sufficiente che i consensi superino i voti sfavorevoli. Se il risultato della consultazione è positivo, il Capo dello Stato promulga la legge. In caso contrario, è come se la legge stessa non avesse mai visto la luce e l’esito della consultazione viene pubblicato nella Gazzetta Ufficiale.

Gli schieramenti
Hanno votato a favore in Parlamento le forze di maggioranza (M5s, Pd, Italia Viva, Leu) e le forze di opposizione (Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia), anche se con alcuni distinguo personali al loro interno, più alcuni deputati del gruppo Misto. Uniche forze del Parlamento contrarie al taglio sono state +Europa (3 deputati) e Noi con l’Italia (4 deputati guidati da Maurizio Lupi).

La maggioranza bulgara dell’approvazione in Parlamento non lascerebbe dubbi ad una facile profezia sulla vittoria schiacciante del “Sì”. Ma a quanto pare il fronte del no, anche all’interno delle forze politiche, si allarga di giorno in giorno.
La vittoria del “Si” al taglio sarebbe in primis una vittoria del MoVimento 5 Stelle – autentico propulsore di questa proposta – in coerenza con una propaganda ormai decennale basata sui costi della politica da tagliare.
Se da un lato quindi si inneggia all’efficientamento e alla riduzione dei costi che appaiono irrisori se paragonati alla mole del bilancio dello Stato, il fronte del “No” rivendica la rappresentanza popolare in Parlamento non come un costo bensì come un investimento. Per i sostenitori del “No” quindi il taglio dei parlamentari si tradurrebbe in un taglio della rappresentanza e quindi alla democrazia.

Rispetto agli altri Paesi dell’Unione Europea.
Con la riforma che taglia il numero dei parlamentari l’Italia diverrà il Paese dell’Ue con il minor numero di deputati in rapporto alla popolazione: con 0,7 “onorevoli” ogni 100.000 abitanti, supererà la Spagna che deteneva il primato con 0,8. Se un confronto tra Camere “basse” è possibile, dato che in tutti gli Stati esse hanno identiche funzioni, per i “Senati” risulta impossibile perché la maggior parte dei Paesi Ue (15 su 28) non lo hanno, e nei restanti 12 hanno funzioni molto diverse e inferiori rispetto al Senato Italiano che “duplica” le funzioni della Camera, essendo l’Italia l’unico Paese al mondo con il bicameralismo perfetto.

Conclusioni aperte dello scrivente.
Lungi dall’essere una riforma sistemica, questo voto, non altererà in maniera sostanziale l’attuale funzionamento Democratico Costituzionale Repubblicano.
Appare difficile immaginare che la maggioranza popolare possa resistere alla tentazione di sfogare la sua giustificata rabbia nell’inefficienza e nel progressivo decadimento culturale e spirituale della classe politica Italiana, avendo la possibilità di tagliare i Parlamentari, simbolo pour excellence de “La Casta”.
Ma conviene davvero al Popolo tagliare i suoi stessi rappresentanti?
Può un taglio quantitativo agire su un profondo problema qualitativo?
Ė sempre valido l’assioma a specchio di Machiavelli per cui “ogni popolo ha i governanti che si merita”?
Al vituperato Popolo che parteciperà al voto, l’ardua sentenza.
Una sentenza che in tutti i casi non sarà mai definitiva. Infatti, la Democrazia è molto più simile ad una delicata idea in cammino verso “il pieno sviluppo della persona umana” (art. 3 C.I) che ad uno stato granitico, acquisito una volta e per tutte.

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