Attualità

Sardegna misteriosa

Circa 4000 anni fa è fiorita una civiltà raffinatissima

I monumenti archeologici della Sardegna sono stati inseriti nella “tentative liste” dell’UNESCO, pertanto si attende con ansia che sia completato l’iter per poter a pieno titolo rivendicare il riconoscimento ufficiale di “patrimonio mondiale dell’umanità”

Solo da pochi decenni gli archeologi e gli storici hanno preso coscienza del fatto che circa 4000 anni fa in Sardegna è fiorita una civiltà raffinatissima che ci ha lasciato monumenti straordinari, come le domus de janas, i dolmen, i menhir, i nuraghi, i pozzi e le fonti sacre, le tombe dei giganti e i bellissimi bronzetti eseguiti con la tecnica della cera persa che rappresentano misteriosi personaggi, animali, imbarcazioni.
Di recente sono stati rinvenuti i poderosi “Giganti di monte Prama” che stanno dando una svolta alla storia della archeologia classica del Mediterraneo.
Purtroppo non abbiamo una documentazione scritta che possa illuminarci su questi reperti né sulle abitudini di vita di questi popoli, e ciò rende ancora più affascinante questa civiltà le cui conoscenze sia in campo architettonico che astronomico, come dimostrato dai reperti, erano avanzatissime. La tipologia e l’importanza delle costruzioni possono far pensare a delle tribù stanziali, ma secondo molti studiosi di questo popolo facevano parte anche navigatori e valenti guerrieri: li identificano infatti con i cosiddetti “popoli del mare” e sono certi che fossero gli stessi Shardana che si possono ammirare nelle raffigurazioni egizie, come guardia del corpo del faraone nel secondo millennio a.c..
Già in Grecia, a Micene, nel 1200 a.c. ritroviamo le mura ciclopiche, così chiamate dagli antichi convinti che solo i mitici Ciclopi avessero la forza di sollevare i grossi massi e posizionarli, senza legarli con nessuna malta, al fine di costruire i monumenti che ancora oggi, dopo millenni, possiamo ammirare. Molti secoli prima, con tale tecnica furono costruiti i nuraghi tra il 1800 e l’800 a.c..
Questi edifici hanno come caratteristica, la cupola nuragica, alta circa 12 metri, rivestita da un altro muro più grosso. Tra i due muri è realizzata la scala che conduce alla terrazza superiore sulla quale probabilmente si ergevano uno o due piani e la costruzione terminava con una struttura costruita con materiale deperibile che possiamo solo immaginare. Abbiamo nuraghi semplici, con una sola torre oppure con tre, cinque, sette torri o addirittura, come si può vedere a Barumini, un vero e proprio villaggio nuragico, circondato da un gran numero di capanne e dotato di due pozzi ricchi d’acqua. E’ opinione comune che la tecnica della doppia calotta nel 1420 sia stata “inventata” dal Brunelleschi che, sfruttando senza l’ausilio di armature, la forza di equilibrio di conci opportunamente degradanti, abbia dato vita alla cupola di Santa Maria del Fiore a Firenze, gettando le basi della architettura moderna. Ora è evidente che 4000 anni prima i Nuragici utilizzavano per costruire i nuraghi la stessa tecnica.
In Sardegna sono rimasti circa 8000 nuraghi posizionati secondo uno schema rigidissimo: da ognuno se ne vedono altri tre e sono orientati secondo la linea dei solstizi. Un turista disattento vede solo delle torri semi diroccate, ma se si ferma ad osservare più attentamente, si rende conto dell’importanza di questi monumenti. Passando sotto una poderosa architrave monolitica, sormontata da una piccolissima finestra, si accede all’interno della cupola perfettamente ogivale con un’apertura sulla sommità per permettere al sole di penetrare in giorni determinati. La luce soffusa dell’interno, la temperatura perfetta, il silenzio, creano un’atmosfera capace di trasmettere una emozione e un senso di sacro indescrivibile. Non si sa che funzione avessero i nuraghi: si è pensato a fortificazioni, a edifici religiosi, ad abitazione dei capi, ma in effetti non sappiamo nulla di preciso. Salgo, con grande emozione, ripetendo la gestualità di chissà quali popolazioni, quei gradini calpestati da creature straordinarie, per ammirare dalla terrazza i resti in pietra squadrata di capanne circolari racchiuse all’interno di un poderoso antemurale. Nella fresca penombra della cupola, chiudendo gli occhi, ho la sensazione di comunicare con popoli antichissimi, di mettermi in contatto con la loro divinità e cerco di capire l’alto grado di civiltà del popolo che ha voluto la costruzione di questi edifici straordinari seguendo un misterioso disegno topografico e architettonico. Si tratta di costruzioni megalitiche che hanno richiesto un dispendio immane di risorse e di tempo. Per quale scopo? Solo la grande devozione ad una divinità può giustificare tutto questo considerando che in tutti i tempi, gli edifici più importanti e costosi hanno una destinazione legata al sacro.

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