Lettere Rubriche

Scuola, religione e santità

Quando un allievo ripetutamente per giorni e giorni e per tutto l’anno scolastico fa chiasso nella classe di appartenenza ed il docente lo “caccia” fuori dalla classe, quel professore ha fallito la sua opera, la sua missione pedagogica. È facile “cacciare” fuori dalla classe gli allievi anziché educarli. Vivere pienamente il proprio ruolo non è cosa di tutti i giorni, ce ne rendiamo conto, ma non viverlo è assolutamente disastroso e dannoso. La scuola è, pertanto, la prima imputata. Essa diseduca, inibisce, emargina ed i conflitti che crea nell’animo dello studente, piccolo allievo soprattutto (vedasi i vari episodi in Italia della scuola materna, primaria e secondaria di I grado0 saranno insanabili. La scuola che allontana gli allievi dalle classi li indirizza verso la rabbia interiore e quindi verso la criminalità organizzata.
Sui muri di alcune scuole abbiamo letto che la scuola oggi è morta. Chi si dedica, dunque, a questa nobile missione, deve essere consapevole che l’attendono attività complete che mirano all’obiettivo principale: formazione dell’uomo integrale.
Così è il prete: sa che deve dedicarsi ai suoi parrocchiani e la sua condotta dev’essere esemplare.
Chi si fa prete deve avere il dono della chiamata che dentro di sé ha la base della bontà. Il prete è buono per natura e per vocazione. Dio lo ha ispirato, Dio lo segue e lo nutre del suo corpo mistico. Dio gli dà forza. Il prete questo lo sa e spera sempre in Dio. Non perde mai la pazienza.
Il vescovo cura le anime della sua diocesi, allontana i mali, è il pastore delle parrocchie. Conduce il suo gregge con grande devozione. È imparziale, gioisce nel distribuire il sacramento della cresima perché sa che in quel momento l’uomo diventa “soldato” di Cristo. Il Papa è il massimo, infatti è definito pontefice maximum, è il successore di Pietro, apostolo di Cristo.
Gesù non andava per il sottile: ciò che doveva dire lo diceva. Le regole sue sono severe. Il cammino nella Chiesa è irto e tortuoso.
La misericordia di Dio è infinita. Dunque, preti, vescovi, cardinali e papi sono secondo l’insegnamento di Cristo, l’emblema, l’immagine della virtù, della bontà, della carità. Sentire che papa Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII saranno fatti santi non credo che dovrebbe stupire il mondo. Se non raggiungono livelli di santità queste figure che si son fatte papi chi li dovrebbe raggiungere? Pertanto, la Chiesa è come se scoprisse l’uovo di Cristoforo Colombo. San Francesco di Assisi ha stupito e così di seguito. I papi che non sono pieni di bontà infinita e pieni di grazia e santità di Dio hanno fallito la loro missione.
Ciascuno di noi, chiamato al proprio ruolo ed al proprio lavoro, se non lo fa bene ha perso l’obiettivo. La Chiesa deve scoprire, invece, quanti lavorano in silenzio e nella preghiera, sacrificando se stessi per il bene dell’umanità. Deve scoprire chi si dedica ai miseri, ai derelitti, agli afflitti, agli sconsolati, al mondo intero senza perdere mai la pazienza e amando senza chiedere nulla in cambio.
D’altra parte lo slogan “chiedilo a loro” dimostra, nelle varie sequenze, che se non ci fossero quelle persone che fanno del bene, tutte le altre sarebbero perdute. La chiesa deve scoprire santi non i papi, ma i “don Puglisi” e tutti gli altri laici.

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