Attualità

Un popolo canta nella fede il dolore

Celebrazione religiosa nella chiesa di S. Alfonso a Roma

La Madonna del Perpetuo Soccorso, Patrona di Haiti

La Madonna del Perpetuo Soccorso, Patrona di Haiti

Di ritorno da Dublino, mi fermo a Roma dove oggi, 19 gennaio 2010, alle ore 17,00 partecipo alla commuovente celebrazione religiosa per le vittime del tremento terremoto.
L’iniziativa è stata promossa dall’Ambasciatore di Haiti presso la S. Sede e da altr associazioni umanitarie. Presenti tre cardinali, quattro vescovi dell’area caraibica, autorità civili e religiose del paese disastrato e rappresentanti della S. Sede.
La celebrazione è stata presieduta da Mons. Dominic Mamberti, della Segretaria di Stato del Vaticano.
Le cifre del terribile sisma sono sotto gli occhi di tutti, le immagini raccapriccianti delle vittime e dei feriti propongono interrogativi “religiosi” cui non è facile rispondere, ma gli occhi increduli dei sopravvisuti strappati alle macerie suggeriscono la risposta: la vicinanza, la solidarietà, la condivisione offrono motivi di una speranza nuova.

Roma, La chiesa di Sant’Alfonso

Questo pensavo, mentre partecipavo alla mesta ma dignitosa celebrazione: gli haitiani presenti in chiesa hanno cantato nella fede il dolore per i fratelli scomparsi e noi, redentoristi di tanti paesi (qui c’è un collegio internazionale)  ci siamo uniti al loro dolore.
Nella Parola di Dio abbiamo ascoltato la risposta di Dio ai nostri perché. È stato proclamato il brano del Vangelo di Giovanni sulla risurrezione di Lazzaro (Gv 11, 32-45): Gesù si commuove davanti al dolore delle sorelle di Lazzaro morto e piange con loro.
La gente, vedendo ciò, dice ”Vedi come amava Lazzaro!..”; ma altri insinuano: “Se veramente lo amava, non lo avrebbe lasciato morire!”. E Gesù opera il miracolo: risuscita Lazzaro e ridona speranza a tutti…
La Chiesa oggi è il prolungamento di Cristo nel tempo e nella storia ed è impegnata a rendere sempre più visibile la compassione di Cristo per l’umanità.
Partecipa pienamente ai suoi dolori (la morte dell’arcivescovo Joseph Serge Miot sotto le macerie di Haiti ne è un segno visibile) e come madre resta vicino a tutti coloro che hanno bisogni di aiuto e di conforto.
Se tutto il mondo si è messo in moto in una frenetica gara di solidarietà, Papa Benedetto XVI ha rincarato: “Ora tutti i credenti devono confrontarsi seriamente con la loro fede per una vera solidarietà”.

Un momento della celebrazione – foto Brugnano

Non solo elemosine, ma una reale condivisione con una nazione che è stata azzerata in ogni campo.
Ci sarà il miracolo della ristrutturazione materiale (anche se l’egoismo rimane un peccato sempre in agguato), ma si spera tanto nella risurezione di una umanità nuova: dalla morte può rinascere la vita, anzi certamente rinasce la vita.

I Redentoristi nel terremoto di Haiti
I Redentoristi in Haiti sono 41. A Port-au-Prince, la capitale, hanno due case: S. Gerardo, con una Parrocchia, e S. Clemente  con studenti professi e seminaristi. Tutti sono sani e salvi: uno solo confratello è rimasto ferito.
Il Convento di S. Gerardo è rimasto in piedi, ma è gravemente danneggiato. La Chiesa di S. Gerardo è completamente distrutta; rimangono solo alcune parti delle mura e il tetto in lamiera. La Scuola di S. Gerardo (primaria e secondaria) è crollata con i suoi 300 studenti e professori, quasi tutti morti. L’intera area, dove è situata la chiesa con la scuola di S.Gerardo, è stata rasa al suolo.
Delle altre comunità non si hanno ancora precise notizie perché le comunicazioni sono ancora molto difficili.
Altri istituti hanno avuto diversi morti, come i Monfortani e gli Oblati. Il Seminario maggiore è stato completamente distrutto: due seminaristi sono morti e altri cinque stanno tra le macerie.
La Cattedrale è andata completamente distrutta e l’arcivescovo è morto sotto le macerie.
Drammatico è stato lappello inviato da padre Adonai il 14 gennaio: “Stiamo vivendo il terrore in Puerto Principe, ma tutti i confratelli sono vivi. La casa degli studenti è crollata; ma la maggior parte degli studenti era fuori e solo alcuni erano sul tetto che è caduto insieme a loro. Alcuni studenti stavano per entrare nella scuola San Gerardo insieme al parroco; si sono attardati per preparare la macchina fotografica: in questo frattempo è crollata la scuola seppellendo alunni e professori (quasi 300 vittime). Ci sentiamo impotenti dinanzi a tanta distruzione”.

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