Fede e dintorni

Calabria, terra di Beati

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

Calabria, terra di Beati.

– Questo mese di ottobre ci sta presentando la Calabria come terra di Beati. – Domenica 3 ottobre a Catanzaro sono state beatificate due donne: Mariantonia Samà e Nuccia Tolomeo; domenica 10 ottobre a Tropea sarà beatificato il sacerdote don Francesco Mottola.
– La Calabria quindi sta vivendo un momento di riscatto spirituale, dopo aver vissuto ritardi sociali, sanitari e politici.
– Nuccia Tolomeo e Mariantonia Samà, che hanno offerto la loro malattia per la salvezza degli abbandonati, sono considerate apostole della consolazione. I loro letti di malattia, le loro case povere ed accoglienti sono diventati cattedre di insegnamenti pratici sulla vita cristiana e dimostrato che la santità è la storia della forza di Dio nella debolezza umana.
– I miracoli riconosciuti ottenuti attraverso la loro intercessione (una guarigione e una nascita) le hanno portate agli altari e hanno assicurato i fedeli che Dio è sempre vicino a chi lo invoca.
– La celebrazione eucaristica col rito della Beatificazione è presieduta dal cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, nella basilica dell’Immacolata a Catanzaro, luogo caro alla pietà dei fedeli (e dove si conserva il volume originale della Teologia Morale con appunti di propria mano da S. Alfonso de Liguori, accanto alla bella statua).

Un giorno di grande festa.
♦ Un giorno di grande festa per l’arcidiocesi di Catanzaro-Squillace per la beatificazione di due laiche: Mariantonia Samà e Gaetana Tolomeo detta Nuccia. Nella Basilica dell’Immacolata di Catanzaro, la celebrazione è stata presieduta dal cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle cause dei santi.
♦  Le due beate sono «le prime in assoluto nella storia millenaria della arcidiocesi» sottolinea il vice postulatore, padre Pasquale Pitari, religioso cappuccino. Due donne che nella loro vita hanno molto sofferto e hanno dedicato la loro sofferenza alla salvezza delle anime.
In queste due donne il mistero sta in questo: «La sofferenza non chiude all’altro, anzi apre molte più strade per giungere al cuore degli altri». Le due beate hanno trasformato la loro sofferenza in un grido di speranza e di gioia.
♦  Con il cardinale Semeraro ha concelebrato anche l’arcivescovo di Crotone-Santa Severina e amministratore apostolico di Catanzaro-Squillace, Angelo Raffaele Panzetta, assieme altri presuli e numerosi sacerdoti.

La beata Mariantonia Samà (1875-1953).
♦  Colpita da ragazza da una grave malattia, Mariantonia Samà rimase paralizzata, per 60 anni. Il parroco di Sant’Andrea Jonio (Catanzaro) – dove è nata il 2 marzo 1875 e morta il 27 maggio 1953 – scrisse, sull’atto di morte, «morta in concetto di santità». Orfana di padre sin da piccolissima, visse una vita disagiata anche economicamente in una casupola composta da un solo vano, priva di servizi e di luce solare.
♦  Sin da bambina contribuiva al suo mantenimento lavorando in campagna: accompagnava al mulino un asino carico di grano e lo riaccompagnava con i sacchi di farina, ricevendo quale compenso una pagnotta a settimana.
♦  A 11 anni, dopo avere bevuto in un acquitrino, ebbe disturbi neurologici e comportamentali, così da essere considerata posseduta. A 20 anni fu portata alla Certosa di Serra San Bruno, dove furono fatte su di lei preghiere di guarigione e ne ebbe giovamento.
Ma a 22 anni fu colpita da una malattia artrosica, che la costrinse a rimanere a letto in posizione supina, con le ginocchia alzate. Un vero calvario colmato inizialmente dalla madre e poi dagli abitanti del luogo, dai padri redentoristi e dalle suore riparatrici del Sacro Cuore che si prendevano cura della sua preparazione spirituale e la portarono, nel 1915, a pronunciare privatamente i voti religiosi.
Si coprì il capo con il velo nero e divenne per tutti la “monachella di San Bruno”, dice padre Pitari.
La sua casa fu luogo di riferimento spirituale per gli abitanti del paese vivendo «in maniera piena il mistero dell’amore crocifisso di Dio e dando un orientamento di fede e di speranza alla propria esistenza sofferente», spiega il postulatore, padre Carlo Calloni.

La beata Gaetana “Nuccia” Tolomeo (1926-1997).
♦ Originaria di Catanzaro, Gaetana “Nuccia” Tolomeo, nacque il 19 aprile del 1936. Sin dalla nascita ebbe difficoltà motorie: non camminava bene a causa di un male allora pressoché sconosciuto. Per cercare una cura fu mandata a Cuneo, da una zia, senza nessuna miglioria. Il padre non accettò questa situazione.
Aiutata e sostenuta dalla mamma, dalle suore, dai sacerdoti, contemplando il Crocefisso, Nuccia iniziò un percorso di fede che durò tutta la vita con momenti di «angoscia e di mestizia» e, a volte, di disperazione.
Da giovanissima, durante un suo viaggio a Lourdes scrisse: «Mi offrii vittima e pregai per la conversione dei peccatori».
Negli anni Ottanta scrisse: «Alla vista della mia vita stroncata…sono stata turbata di abbandonarmi a pensieri spaventosi! Nel mio prepotente bisogno di amore e di protezione, mi sono rivolta al Crocefisso. Vicino a Te, Gesù, ringrazio l’Amore di avermi crocifissa per amore».

Negli ultimi tre anni della vita, collaborò con Radio Maria, attraverso due trasmissioni dove lei dettava i suoi pensieri. Due messaggi avevano per titolo: “C’è anche gioia nella sofferenza” e “La sofferenza è il trionfo dell’amore!”
Tante le persone che le telefonavano o le scrivevano da tutta Italia. Una folta corrispondenza la tenne con i detenuti fino alla morte, il 24 gennaio 1997. Ha avuto, dice il postulatore, una «grande capacità di consolazione diventando apostola della consolazione».

Il segreto della gioia di vivere.
♦ Quando Gaetana Tolomeo, detta Nuccia, vide che suo padre non accettava la sua condizione fisica, decise di pregare per la sua conversione.
Attraverso «Radio Maria» divenne una voce nota, intervenendo spesso in un programma. – Per amore di Cristo Nuccia “trasformò la sua disabilità in apostolato per la redenzione dell’uomo.
Ripetendo: Ti ringrazio Gesù di avermi crocifissa per amore, divenne ella stessa un esempio di gratitudine per la vita ricevuta”, ha affermato il cardinale nell’omelia. “Sono Nuccia, una debole creatura in cui si degna operare ogni giorno la Potenza di Dio”.
“In effetti – nota il cardinale Semeraro – la sua vita terrena fu ricca non di eventi e opere grandiose, ma di grazia e di adesione totale al volere di Dio nella semplicità quotidiana”.
Due mesi prima di morire diede ai giovani di Sassari questo messaggio: “Ho 60 anni, tutti trascorsi su un letto; il mio corpo è contorto, in tutto devo dipendere dagli altri, ma il mio spirito è rimasto giovane. Il segreto della mia giovinezza e della mia gioia di vivere è Gesù. Alleluia“.

I miracoli ottenuti per intercessione delle due Beate: una guarigione e una nascita.
1- A portare alla beatificazione Mariantonia Samà è stata la guarigione prodigiosa di Maria Vittoria Codispoti, Originaria di San’Andrea Ionio (Catanzaro) e residente a Genova, da una grave forma degenerativa di artrosi alle ginocchia che le provocava dolori insopportabili.
Nella notte tra il 12 e il 13 dicembre 2004 la signora si rivolse alla Samà che aveva conosciuto giovanissima.
A causa dei dolori si addormentò e al risveglio nessun dolore: si alzò regolarmente e riprese la vita di tutti i giorni.
La causa fu iniziata dall’allora arcivescovo Antonio Ciliberti e conclusa da Vincenzo Bertolone, attuale arcivescovo emerito.
Il 18 dicembre 2017 papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto con cui Mariantonia è stata dichiarata venerabile e, il 10 luglio 2020, quella del decreto relativo al miracolo.

♦ 2- Per Nuccia Tolomeo la causa iniziò nel 2009 dall’arcivescovo Ciliberti e conclusa sempre da Bertolone. Il miracolo che l’ha portata alla beatificazione riguarda Ida Carella, di Crotone, protagonista di una gravidanza extrauterina il cui esito sarebbe stato infausto, secondo la scienza medica e che, nonostante i molteplici inviti ad abortire, pur consapevole dei rischi, la signora decise di portare avanti la gravidanza.
L’iniziativa di invocare la Tolomeo fu presa dal cappellano dell’Ospedale al quale si unì la signora, altre mamme ricoverate e il marito.
L’11 febbraio 2014 il ginecologo, nel praticare l’ecografia, notò che la gravidanza stava seguendo “inspiegabilmente” un percorso regolare che giunse a compimento il 5 agosto 2014: nacque un bambino sano.
Il 6 aprile 2019 papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto sulle virtù eroiche e, il 29 settembre 2020, il decreto relativo al miracolo.

La gloria degli altari.
Durante il rito di beatificazione sono stati fissati i giorni per la memoria liturgica delle due nuove Beate: per la Tolomeo è il 19 aprile, giorno della nascita, mentre per Mariantonia Samà è il 27 maggio, giorno della morte.

Per entrambe le figure l’allora arcivescovo Bertolone a suo tempo scrisse due lettere pastorali all’arcidiocesi.
Le 122 parrocchie dell’arcidiocesi di Catanzaro-Squillace in questi giorni hanno ricevuto due teche con le reliquie delle nuove beate e due piccole teche per essere utilizzate nelle visite ai malati.
Nelle parrocchie, per prepararsi all’evento, è stato celebrato un triduo di preghiera, iniziato giovedì.

(fonte: cf. Avvenire.it, 2 ottobre 2021 e vaticannews.va/it, 3 ottobre 2021).

Domenica 3 ottobre 2021 a Catanzaro sono state beatificate due donne: Mariantonia Samà e Nuccia Tolomeo; domenica 10 ottobre a Tropea sarà beatificato il sacerdote don Francesco Mottola. – La Calabria quindi sta vivendo un momento di riscatto spirituale, dopo aver vissuto ritardi sociali, sanitari e politici. – Nuccia Tolomeo e Mariantonia Samà, che hanno offerto la loro malattia per la salvezza degli abbandonati, sono considerate apostole della consolazione. I loro letti di malattia, le loro case povere ed accoglienti sono diventati cattedre di insegnamenti pratici sulla vita cristiana e dimostrato che la santità è la storia della forza di Dio nella debolezza umana. – I miracoli ottenuti attraverso la loro intercessione (una guarigione e una nascita) sono i miracoli riconosciuti e che le hanno portate agli altari e hanno assicurato i fedeli che Dio è sempre vicino a chi lo invoca.

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