Fede e dintorni

Como, Caivano: la Parola oltre le le nostre parole

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

Como, Caivano: la Parola oltre le le nostre parole.

– Ormai i fatti di cronaca che colpiscono l’opinione pubblica sembrano moltiplicarsi e accavallarsi, al punto che le parole che li accompagnano non trovano adeguato spazio di riflessione.
– Di fronte ai molti e diversi punti di vista con cui vengono presentati si può rimanere disorientati: via le ideologie, anche quelle che si presentano come “cattoliche”, dimenticando la Parola che porta misericordia e speranza. Via i commenti superficiali e di comodo che non coinvolgono la vita.
– Ricerca – invece – di quella Parola, di quella Luce che illumina ogni persona che viene a vivere in questo mondo e in questa nostra società. La Parola e la Luce della fede offrono, al di là delle nostre parole, una Vita vera, che non finisce con l’evento tragico di cui siamo stati spettatori.

Como – Don Roberto Malgesini, sacerdote di 51 anni impegnato nel servizio ai più poveri,
accoltellato a morte in piazza San Rocco.

♦ L’aggressione è avvenuta poco dopo le 7: il sacerdote, nella sua macchina aveva preparato le colazioni da distribuire ai poveri. E’ stato trovato steso a terra, con una ferita da arma da taglio, nella strada che porta alla chiesa.
♦ L’autore del delitto, con problemi psichici, ha raggiunto subito dopo la vicina caserma dei carabinieri per costituirsi. Di 53 anni, nazionalità tunisina, l’uomo che ha ucciso don Roberto aveva alcuni decreti di espulsione alle spalle e aveva più volte consumato nel centro d’accoglienza le colazioni preparate dal prete.

♦ Il triste evento ha richiamato per tutta la giornata moltissima gente e c’è stato un incessante pellegrinaggio di pietà e di preghiera.
La Parola del Vescovo Cantoni: don Roberto, un martire della carità.
“Siamo umanamente colpiti dalla morte per assassinio di don Roberto, ma viviamo intensamente nella fede questo drammatico lutto, nel giorno in cui celebriamo la memoria di Maria Addolorata, un giorno importante anche perché ricorre l’anniversario della morte di don Pino Puglisi. I Santi si ricorrono…
Sono convinto che don Roberto sia stato un “Santo della Porta accanto”, per la sua semplicità, per l’amorevolezza con cui è andato incontro a tutti, per la stima che ha ricevuto da tanta gente, anche non credente o non cristiana, per l’aiuto fraterno e solidale che ha voluto dare a tutti a questa città, che ha tanto bisogno di imparare la solidarietà, perché questo è il nuovo nome della pace.
Don Roberto ha svolto il suo ministero in una dimensione veramente pastorale, si è donato a tutti perché, mi ripeteva spesso: “I poveri sono la vera carne di Cristo”.
Il suo servizio era rivolto alle singole persone per poter far sperimentare la tenerezza di Dio che si piega e si china sulle persone bisognose.
Vi invito tutti a pregare, quelli che potranno, questa sera si ritroveranno in Cattedrale, pregheremo per don Roberto, per la sua famiglia ma anche per colui che lo ha ucciso”.

“Per me era come un padre – ha raccontato Gabriel Nastase, 36 anni – quando sono arrivato dalla Romania, solo, senza casa e lavoro, è stato lui il primo ad aiutarmi, poi ho trovato un’occupazione ma con lui sono sempre rimasto in contatto, se avevo bisogno di medicine, di essere accompagnato per una visita, chiamavo lui. Non meritava di morire così, spero ci sia giustizia”…
“Io venivo qui tutte le mattine per prendere qualcosa da mangiare – ha raccontato un giovane ghanese seduto sui gradini della chiesa – anche stamattina sono arrivato alle 7,30 e ho visto un corpo per terra ma non mi hanno fatto avvicinare. Solo dopo ho saputo che era Don Roberto: per me oggi è una giornata molto triste, non me la sento neppure di mangiare”.

Caivano – Funerali di Paola Gaglione,18 anni.
♦ Poco prima della celebrazione, il parroco don Patriciello ha invitato a “fermare odio e violenza”, che montano “nei comportamenti come sui social” e a non “alzare bandiere ideologiche”. La famiglia ha chiesto che alle esequie non siano presenti giornalisti e televisioni.

La Parola del celebrante, don Maurizio Patriciello, all’omelia.
«Quest’ora che ci vede riuniti davanti all’Altare e alla bara bianca nella quale Paola riposa, è un’ora preziosa. Non sprechiamola.
Ci prostriamo davanti al Signore del cielo e della terra, innanzitutto per chiedergli perdono. Per i nostri limiti, i nostri egoismi, il nostro stupido orgoglio, i nostri peccati.
Questo è il tempo della preghiera, della lode a Dio per il dono immenso della vita, della fede, dell’amore.
Oggi, dopo tanto parlare, vogliamo volgere lo sguardo a te, Paola. Sei passata in questo mondo come un fulmine. Trafitta da un raggio di sole per te, troppo presto, è giunta la sera. Una dolorosa, fulminea, terribile sera.

Se la morte mettesse la parola fine alla gioia della vita, ci sarebbe di che disperarsi.
Ma siamo in chiesa, una chiesa cristiana cattolica, la stessa chiesa dove sei stata battezzata, anche il prete è lo stesso che solo 17 anni fa, versando un po’ di acqua sul tuo capo ripetè le parole antiche e sempre nuove: «Paola, io ti battezzo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo».
Siamo in chiesa, la casa dove risuona la voce di Dio, dove si mangia il Pane di vita eterna.
Siamo in chiesa, il luogo dove l’odio tace e la speranza avanza. Accompagnare un genitore al cimitero è sempre triste, accompagnarvi una figlia diciottenne è devastante.

Troppo grande è il dolore suscitato dalla tua morte, Paola, per poterci illudere di lenirlo con le parole degli uomini.
Parole tante spesso lanciate contro gli altri come se fossero una clava.
Parole di menzogne – quante ne vengono dette da mattina a sera! -, parole di maledizioni, di bestemmia.
Il Signore, nel quale diciamo di credere, voglia perdonarci.
Ma, scriveva don Primo Mazzolari, un mio confratello lombardo morto 60 anni fa: «Non bisogna calunniare l’uomo». Certo, perché l’uomo sa anche pronunciare parole che fanno bene al cuore, parole di conforto, d’ incoraggiamento, di perdono.
Ma oggi, pur volendo andare a spulciare le parole più belle pensate e dette dai santi e dai poeti nel corso dei secoli, servirebbe a ben poco.
Perché anche le parole più belle rimarrebbero troppo piccole per tentare di colmare il baratro immenso lasciato da un dolore così grande.
Allora non ci resta che correre a bussare alla porta del Vangelo e implorare:
♦ «Parla, Signore, che il tuo servo ascolta». Provvedi tu a fare ciò di cui non siamo capaci noi. Consola tu i cuori di tutti coloro che soffrono per la morte di Paola.
♦ Spalma tu il balsamo del perdono sulle ferite sanguinanti. Distruggi tu ogni pur minimo desiderio di rivalsa e di odio che tenti di insediarsi nel cuore di qualcuno, aiutaci a capire che si deve volere perseguire giustizia e MAI la vendetta.

♦ Insegnaci, Signore, a coltivare il vero rispetto per tutti. Ad inchinarci davanti alla vita, unica, preziosa e fragile i ogni essere umano. Ricordaci, ti prego, che l’uomo, ogni uomo, è terreno sacro davanti al quale inginocchiarci.
Ricordaci che prima dell’orientamento sessuale, del colore della pelle, del conto in banca, viene la persona umana, creata a tua immagine e somiglianza. Aiutaci a rivolgere lo sguardo verso l’alto e respirare un sorso di aria pura.

Oggi, secondo la logica umana, in questa chiesa, ci sono tanti vivi e una ragazza defunta. Per i cristiani non è così. Don Oreste Benzi, un sacerdote che presto vedremo sugli altari, rivolgendosi a chi gli voleva bene, disse: « Un giorno vi diranno che don Oreste è morto, non gli credete, è una menzogna».

Vale anche per te, Paola. Davanti a Dio non esiste il regno dei vivi e il regno dei morti, esiste solo il regno di Dio, che abbraccia il tempo, lo spazio, gli uomini e il creato.
Da quando abbiamo iniziato a vivere – invisibili puntini – nel grembo delle nostre mamme, ci siamo trasformati migliaia di volte.

L’ultima grande trasformazione è la morte. La morte. Per alcuni è il buco nero che risucchia e annulla ogni cosa. Dopo la morte, il niente.
Per altri, e noi tra questi, è il trampolino che ci spinge più in alto. “Alla sera della vita ciò che conta è avere amato” scrive san Giovanni della Croce. Tutto passa, solo l’amore resta. E l’amore vero si ribella alla morte, la sfida in duello, l’affronta, la combatte, la vince.
Paola, Cristo è risorto e tu risorgerai con lui. O morte dov’è la tua vittoria? Oggi vogliamo pregare per te, Paola, perché il Signore ti tenga stretta tra sue adorabili braccia. E per tutti tutti coloro che su questa terra ti hanno amato e che hanno il cuore trafitto da una spada di fuoco.
E tutti insieme, piccoli e grandi, parenti, amici e conoscenti, vogliamo chiederti perdono per non essere stati capaci di custodire la tua fragile e preziosissima vita.

(fonte: cf.Avvenire.it, mercoledì 15 settembre 2020).

Di fronte ai molti e diversi punti di vista con cui vengono presentati i dolorosi fatti di cronaca si può rimanere disorientati. via le ideologie, anche quelle che si presentano come “cattoliche”, dimenticando la Parola che porta misericordia e speranza. Via i commenti superficiali e di comodo che non coinvolgono la vita. Ricerca – invece – di quella Parola, di quella Luce che illumina ogni persona che viene a vivere in questo mondo e in questa nostra società e che muore in cerca dell’Infinito.

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