Fede e dintorni

Amare è quello che conta e dona gioia

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

Amare è quello che conta e dona gioia.

– Per essere veri cristiani occorre accogliere l’invito di Gesù «di amarci gli uni gli altri, come egli ci ha amato».
– Gli uomini hanno diversi motivi per trovarsi insieme: affinità, interessi, parentele, alleanze… La comunità cristiana, che ha una sola origine e una sola ragione -Cristo-, non ha che un unico motivo di unità: amare, come Gesù ci ha amati e ha dato la sua stessa vita per noi.
– Per Gesù è importante che tutti i suoi amici si amino gli uni gli altri come egli stesso ha amato i suoi discepoli nel corso della sua vita terrena. La più viva espressione di questo amore è stata la sua morte sulla croce per i peccatori.
– L’amore perfetto del Padre celeste è la felicità e la gioia di suo Figlio. E questa gioia, il Figlio risuscitato la trasmette ai suoi amici – Egli offre senza sosta la gioia a tutti quelli che credono nella sua parola e per mezzo del battesimo si uniscono a lui e alla sua cerchia di amici, la Chiesa. – Chi entra nell’amore di Dio per mezzo di suo Figlio ha ormai una ragione essenziale per essere sempre felice.

Dal Vangelo di questa domenica (Gv 15,9-17).
♦ In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
♦ Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi.
♦ Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».

L’amore viene da Dio.
San Giovanni ricorda che l’origine dell’amore sta in Dio: non potremo mai comprendere che cosa voglia dire “amare” se non guardiamo a Gesù e al suo modo di amare per poterlo trasfondere nella nostra vita.
E perché tutto questo possa realizzarsi, è necessario rimanere in Gesù, accogliere il suo stile di vita e farlo nostro, osservando i suoi comandamenti . Itinerario estremamente impegnativo, ma che dona una grande pace al cuore: pace di sapersi nella volontà del Padre e vivere a sua immagine e somiglianza.
L’amore di Dio esalta la vita, esalta l’uomo al di là di ogni differenza di etnia, di carattere, di pensiero.
L’amore di Dio è veramente universale. Così dev’essere il nostro amore per essere autentico.
(don Tiberio Cantaboni, in ladomenica.it).
O Padre, che nel tuo Figlio ci hai chiamati amici, rinnova i prodigi del tuo Spirito, perché, amando come Gesù ci ha amati, gustiamo la pienezza della gioia.

Ciò che conta è amare.
♦ La vita ci è data per imparare ad amare. L’amore è già un anticipo di eternità, è una dimensione che mai verrà meno. Tutto è vano se perseguito senza amore. Viceversa, tutto è straordinariamente importante se fatto per amore: da un abbraccio alla cura della casa; dal lavoro allo stare insieme; dall’avere cura dell’altro alla riconoscenza per ciò che ci circonda.
♦ La nostra religione non consiste nel dare adesione intellettuale ad una dottrina, ad una visione del mondo, ad una serie di precetti, ma nel seguire, amandola, una persona: Gesù.
♦  Egli ci chiama in una maniera che sfugge ai nostri ragionamenti, tant’è che la nostra risposta, se è vera, è una risposta basata sulla fiducia, sulla fede.
♦  La fede è una dimensione davvero nuova che agisce in noi, che non non parte dalla ragione, ma che non è in contrasto con essa, solo la supera all’infinito perché ha il potere di raggiungere Dio.
♦ Anche l’amore non è in contrasto con la ragione, la supera: la ragione ha limiti, l’amore no! La ragione è mortale, l’amore no! Come dice San Paolo ai Corinzi: “La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno; il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà”.
L’amore vero ci fa ripartire, sempre. Scrive Carlo Carretto: “La constatazione di essere debole come gli altri, di non essere migliore degli altri, è talmente deludente per il nostro orgoglio da farci preferire la morte alla ripresa faticosa. Ma questa constatazione è anche la scoperta della nostra vera povertà e questo – finalmente – è cosa buona e preziosa. Sentirsi poveri incapaci, vuoti non è forse un ripartire su nuove basi?”

Festa della mamma.
Un augurio speciale alle mamme, perché ricordino che nella maternità sono diventate il simbolo dell’amore fecondo di Dio e perché il loro dono venga ricambiato dai figli con amore, rispetto, obbedienza
Alcune citazioni:
♦ Dio non poteva essere dappertutto, così ha creato le madri. (Proverbio ebraico)
♦ Le braccia di una madre sono fatte di tenerezza e i bambini vi dormono profondamente. (Victor Hugo)
♦ Il cuore di una madre è un abisso in fondo al quale si trova sempre un perdono. (Honorè De Balzac)
Gli uomini reggono il mondo. Le madri reggono l’eterno, che regge il mondo e gli uomini. (Christian Bobin).
♦Una buona madre vale cento maestri. (Papa Giovanni XXIII)
Buona festa della mamma!

Il Beato Rosario Livatino.
Il giudice Livatino sarà beatificato questa mattina 9 maggio ad Agrigento. Il rito sarà presieduto dal cardinale Semeraro; il giorno è l’anniversario della storica visita nel 1993 di san Giovanni Paolo II con l’invettiva contro la mafia: «Convertitevi, verrà il giudizio di Dio».
Un film del 1993, “Il giudice ragazzino”, ha raccontato la carriera e le vicende di Rosario Livatino, definito giudice ragazzino per la sua giovane età: sostituto procuratore di Agrigento, si impegnò a fondo contro la mafia e cadde vittima di un attentato.
 La motivazione che spinse i gruppi mafiosi di Palma di Montechiaro e Canicattì a colpire il servo di Dio, si legge nel documento che ha annunciato la decisione di papa Francesco, «fu la sua nota dirittura morale per quanto riguarda l’esercizio della giustizia, radicata nella fede.
Venne ucciso mentre da solo, sulla sua utilitaria, si stava recando da Canicattì, doveva viveva coi genitori, al tribunale di Agrigento. Senza scorta, che, pur cosciente delle minacce, non aveva mai voluto perché, spiegava «non voglio che altri padri di famiglia debbano pagare per causa mia», accettando così il martirio. Dai persecutori era ritenuto inavvicinabile, irriducibile a tentativi di corruzione proprio a motivo del suo essere cattolico praticante
L’anziano papà ebbe anche parole di speranza. «Hanno reciso un fiore, ma non potranno impedire che venga la primavera».
E la primavera è arrivata (già da tempo) e porterà fiori e frutti di santità nei laici che vogliono servire il bene comune senza farsi risucchiare da strategie mafiose sempre in agguato.
Ed oggi è giorno di vera speranza per tutta la magistratura pulita.

Oggi è la festa della mamma. – L’amore della madre è il ritratto più bello dell’amore di Dio per noi. – “Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se essa lo dimenticasse, io invece non ti dimenticherò mai”. (Is 49,15) – Chiediamo alla Mamma delle mamme, la Madonna, di sperimentare sempre l’amore di Dio per noi.

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