Fede e dintorni

COVID PREGARE L’UNICO DIO

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

Covid – Pregare l’unico Dio per l’altro.

– Israele. Infermiere arabo recita lo Shemà Israel per un ebreo che sta morendo di Covid. Magnifico gesto di solidarietà umana e religiosa: Maher Ibrahim nel reparto di terapia intensiva di un ospedale israeliano ha accompagnato il paziente nei suoi ultimi istanti con la preghiera ebraica più sentita. La figlia dell’uomo deceduto: «E’ da questi gesti che comincia la pace».
– Il gesto dell’infermiere arabo-israeliano ha commosso l’opinione pubblica. Il premier Benjamin Netanyahu ha espresso all’infermiere il ringraziamento di tutti e la sua ammirazione.
– «Shemà Israel! Ascolta, Israele» è una preghiera della liturgia ebraica. In genere è considerata la preghiera più sentita, forse assieme al Kaddish. La sua lettura avviene due volte al giorno, nella preghiera mattutina e in quella serale e terminava con parole di fiducia e di speranza: “E se ascolterete i miei comandamenti, che oggi vi do, di amare il vostro Dio e di onorarlo con tutto il vostro cuore, con tutta la vostra anima e con tutte le vostre forze, (allora) vi darò rugiada per le vostre terre, pioggia primaverile… – Ha detto l’infermiere arabo: «Lavoro da 20 anni in ospedale, penso che la cosa più importante sia restare essere umani. Siamo tutti figli di un Dio unico».

Un infermiere arabo-israeliano, Maher Ibrahim, ha confortato un ebreo ortodosso, di nome Shlomo morente di Covid, recitando per lui lo Shemà Israel, la preghiera ebraica più sentita.
♦ E’ accaduto nell’ospedale HaEmek di Afula, in Galilea. «Abbiamo visto che le condizioni del paziente stavano peggiorando rapidamente. Per questo abbiamo avvertito i parenti che il tempo oramai stringeva».
♦ I famigliari di Shlomo Galster erano però a Netanya, relativamente distante da Afula. «Io e Shlomo avevamo fatto amicizia – ha continuato l’infermiere -. Per interesse culturale ho studiato un po’ l’ebraismo e so che quando l’anima esce dal corpo occorre che siano pronunciate le parole Shemà Israel».

Ed è quello che Ibrahim ha fatto: «Non so tutta la preghiera – ha spiegato – ma quelle parole le ho pronunciate. E così ho raccontato alla figlia di Shlomo quando è arrivata: quelle sono state le ultime parole che suo padre ha sentito.
Lavoro da 20 anni in ospedale, penso che la cosa più importante sia restare essere umani. Siamo tutti figli di un Dio unico».

I parenti di Shlomo sono arrivati 45 minuti dopo la sua morte: «Ci hanno fatto indossare indumenti sterilizzati per poter dare l’ultimo addio.
Tutto – ha detto la figlia di Shlomo, Merav – è stato fatto con grande tatto. Poi quell’angelo è venuto da noi», ha aggiunto riferendosi a Ibrahim e alla sua preghiera.
«Ci ha detto di essere dispiaciuto per non aver potuto fare di più. Sapevamo che l’équipe medica si era prodigata in condizioni molto difficili. Nostro padre era ammirato dalla loro abnegazione. E’ da episodi come questi che comincia la pace», ha concluso Merav.
Il gesto dell’infermiere arabo-israeliano ha commosso l’opinione pubblica. Il premier Benjamin Netanyahu ha espresso all’infermiere il ringraziamento di tutti e la sua ammirazione.
(fonte: Avvenire.it,18 febbraio 2021).

“Shemà Israel! Ascolta, Israele” – Testo della Preghiera.
♦ «Ascolta Israele il Signore è nostro Dio. Il Signore è uno. Benedetto il Suo nome glorioso per sempre.
E amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutte le tue forze.
E metterai queste parole che Io (cioè Dio) ti comando oggi, nel tuo cuore, e le insegnerai ai tuoi figli, pronunciandole quando riposi in casa, quando cammini per la strada, quando ti addormenti e quando ti alzi.
E le legherai al tuo braccio, e le userai come separatore tra i tuoi occhi, e le scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte (delle città).
♦  E sarà, se ascolterete i Miei comandamenti, che oggi vi do, di amare il vostro Dio e di onorarlo con tutto i vostro cuore, con tutta la vostra anima e con tutte le vostre forze, (allora) vi darò rugiada per le vostre terre, pioggia primaverile ed estiva, così raccoglierete le vostre granaglie, il vostro vino ed il vostro olio, e darò erba per il tuo bestiame, e mangerete e sarete soddisfatti.

♦  Ma guardatevi dall’aprire i vostri cuori a rivolgervi al culto di altri dei, e di adorarli, perché (allora) l’ira di Dio sarà contro di voi, e chiuderà il cielo, e non ci sarà rugiada, e la terra non darà il suo prodotto, e passerete (sarete estinti) rapidamente dalla buona terra che Dio vi ha dato.
E (quindi) mettete queste parole nel vostro cuore e nella vostra anima, e siano come parole sulle vostre mani e tra i vostri occhi, e insegnatele ai vostri figli, e pronunciatele quando riposate nelle vostre case, quando camminate per strada, quando vi addormentate e quando vi alzate, e scrivetele sugli stipiti delle vostre case e sulle vostre porte.
♦ Così saranno moltiplicati i vostri giorni e di giorni dei vostri figli nella terra che Dio promise ai vostri padri di dare loro, per tanto quanto durano i giorni del cielo sulla terra.
E Dio disse a Mosè: dì ai figli di Israele di fare d’ora in poi delle frange agli angoli dei loro vestiti, e vi sia un filo azzurro in ognuna di queste frange.
♦ Questi saranno i vostri zizzit, e guardandoli ricorderete i precetti divini, e li osserverete, e non seguirete i (vezzi del) vostro cuore e (le immagini dei) vostri occhi, che vi fanno deviare seguendoli.
♦  Così ricorderete e osserverete tutti i precetti, e sarete santi per il vostro Dio. Io sono il Signore Dio vostro, che vi ha fatto uscire dalla terra di Egitto per essere il vostro Dio, Io sono il Signore, vostro Dio.»

Mentre i processi ufficiali di riavvicinamento e di riconciliazione tra religioni diverse mostrano la loro lentezza a livelli alti, nonostante i grandi sforzi degli ultimi anni, fino alla “Fratelli tutti” di Papa Francesco, ecco che i gesti della vita vissuta superano tutti gli ostacoli e la pandemia del Covid fa sentire tutti “umani”, tutti fratelli, perché tutti figli di un Dio unico. E’ quanto testimonia la bella storia di un infermiere arabo-israeliano, Maher Ibrahim, che ha confortato un ebreo ortodosso di nome Shlomo, morente di Covid, recitando per lui lo Shemà Israel, la preghiera ebraica più sentita. – E la figlia dell’ebreo morto di Covid ha detto: «E’ da episodi come questi che comincia la pace».

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