Attualità Fede e dintorni

Fortuna o sfortuna

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

 

Fortuna o sfortuna.

193a-fortunaSiamo troppo abituati a misurare gli avvenimenti della vita con il nostro metro. Ci fidiamo della nostra saggezza, anche quando ci troviamo dinanzi ad eventi che ci interpellano seriamente, come le tante morti dei nostri giorni, frutto di violenze o disastri. Dimentichiamo persino l’adagio popolare “Non si muove foglia che Dio non voglia”… I nostri antichi erano abituati ad alzare gli occhi al cielo per avere un imput divino a comprendere quanto vedevano con i loro occhi. Così, valutando la realtà, buona o cattiva, con il metro divino, si intuiva che tutto è grazia. Tutto è governato dalla mano provvidenziale del Padre. E per chi si fida perdutamente di Lui, ripetendogli con gioiosa adesione: “Sia fatta la tua volontà!” tutto viene tramutato in grazia. 

♦ Un contadino cinese ebbe in dono un vecchio cavallo per coltivare la sua terra.
Circondava questo cavallo di cure, di attenzioni particolari. Del resto l’animale lo aiutava nel pesante lavoro dei campi e gli permetteva un guadagno sufficiente per la sua famiglia.
Un giorno il cavallo gli scappa e quando i vicini lo confortavano per la sua sfortuna, egli rispondeva: “Sfortuna? Fortuna? Chi lo sa?”.
♦ Dopo una settimana il cavallo torna con una mandria di cavalli dalle colline vicine. Questa volta gli amici si congratulavano con lui per la sua fortuna. La sua risposta fu: “Fortuna? Sfortuna? Chi lo sa?”.
Poi, il figlio del contadino volendo domare uno dei cavalli selvaggi, un giorno cadde e si ruppe una gamba. Tutti pensavano che questa era veramente una grande sfortuna. Non così il contadino la cui unica reazione fu ancora una volta: “Sfortuna? Fortuna? Chi lo sa?”.
♦ Qualche settimana più tardi l’esercito entrò nel villaggio per il reclutamento di tutti i giovani. Vedendo il figlio del contadino con la gamba rotta lo lasciarono a casa. “Fortuna? Sfortuna? Chi lo sa?”.
(fonte: Antiche storie cinesi).

Dal vangelo di Giovani 9,1-3
Passando, Gesù vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché egli nascesse cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio».

valutando la realtà, buona o cattiva, con il metro divino, si intuiva che tutto è grazia. Tutto è governato dalla mano provvidenziale del Padre. E per chi si fida perdutamente di Lui, ripetendogli con gioiosa adesione: “Sia fatta la tua volontà!” tutto viene tramutato in grazia.
Valutando la realtà buona o cattiva con il metro divino, il cristiano intuisce che tutto è grazia; tutto è governato dalla mano provvidenziale del Padre. E per chi si fida perdutamente di Lui, ripetendogli con gioiosa adesione: “Sia fatta la tua volontà!” tutto viene tramutato in grazia. Per il cristiano non si tratta di fortuna o sfortuna.

Condividi l'articolo