Fede e dintorni

I canti al Sacro Cuore

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

I canti al Sacro Cuore.

– Laudi e canti nati dalla devozione al Sacro Cuore di Gesù. – «Dolce cuor del mio Gesù, fa ch’io t’ami sempre più».
– Molti fedeli ripetono la nota e popolare invocazione al Sacro Cuore di Gesù. La sua origine è antica: la si trova infatti, ritornello di una canzoncina sacra, in un libro di canti del Duomo di Napoli datato 1752. Ed è un’importante testimonianza, perché il culto al Sacro Cuore era sorto poco prima.
– Durante il Settecento questo culto era già praticato in varie regioni e lo dimostra l’esistenza di preghiere, canti e tradizioni in due aree diversissime tra loro: la Napoli di sant’Alfonso Maria de’ Liguori ed il Tirolo austriaco. Le dolci note e le devote parole di questi canti hanno riscaldato il cuore e la fede di tanti fedeli. Ed hanno suscitato anche vocazioni, come la vocazione sacerdotale di un sacerdote conosciuto a Pellegrina di Bagnara: don Angelo Attinà (1924-2008).

La devozione al Sacro Cuore di Gesù.
Pur essendovi stati dei prodromi già nel XIII secolo negli scritti della mistica Matilde di Magdeburgo (1207-1282), i promotori della devozione al Sacro Cuore di Gesù furono i santi Giovanni Eudes (1601-1680) e Margherita Maria Alacoque (1647–1690), ambedue francesi.
♦ Il culto al Sacro Cuore di Gesù si diffuse rapidamente prima dei riconoscimenti ufficiali. Nel 1765 il Papa Clemente XIII lo autorizzò in Polonia e in Francia, mentre solo nel 1856 Pio IX lo estese a tutta la Chiesa.
♦ Ma durante il Settecento questo culto era già praticato in varie regioni e lo dimostra l’esistenza di preghiere, canti e tradizioni in due aree diversissime tra loro: la Napoli di sant’Alfonso Maria de Liguori ed il Tirolo austriaco.

A Napoli.
♦ Ancora in uso è una bella canzone napoletana, di autore incerto (l’attribuzione a sant’Alfonso non è documentata) in tre ottave, intercalate dal ritornello «Dolce cuor del mio Gesù, fa ch’io t’ami sempre più». La prima strofa è un’accorata invocazione: «Sacro Cuor d’amor ferito, / d’amor santo i cuori accendi, / e partecipi li rendi / della manna tua vital. / Oh d’amor inclita fonte, / d’acqua limpida sorgente, / carità mai sempre ardente / espiatrice d’ogni mal».
Nella seconda strofa, con accento tipico del Barocco, Gesù è presentato morente «sovra il letto del dolor» mentre «cruda lancia» squarcia «il Divin Petto». Una mistica contemplazione conclude il testo: «Fu l’amor che ci aperse / questo varco misterioso», la «gran porta» al «Santissimo tuo Cuor».
♦ La melodia è dolce e carezzevole e fa pensare ad uno dei grandi autori della prima Scuola Napoletana, da Domenico Scarlatti a Francesco Durante o a Nicola Porpora.

Il Tirolo.
♦ Nel maggio 1796 le truppe di Napoleone Bonaparte si avvicinarono al Tirolo, che allora faceva tutto parte dell’Austria.
Nell’assemblea dei rappresentanti delle 26 principali città tirolesi l’abate cistercense di Stams (presso Innsbruck), Sebastian Stöckl propose di consacrare il Tirolo al Sacro Cuore, come baluardo contro gli invasori. La proposta fu accettata all’unanimità e la consacrazione, ad opera dei vescovi, avvenne il 1° giugno successivo. Nel 1689 santa Margherita Alacoque aveva proposto la stessa cosa per la Francia, ma il re Luigi XIV aveva rifiutato.
Così un secolo dopo il Tirolo fu il primo paese consacrato al Sacro Cuore e la devozione relativa accompagnò le vicende belliche, che culminarono nell’insurrezione del 1809 sotto la guida di Andreas Hofer.
Unico mezzo di comunicazione a distanza era l’accensione di fuochi sulle pendici dei monti e da qui nacque l’uso, tuttora in vigore: nella notte dopo il venerdì dedicato al Sacro Cuore, o in quella successiva, i monti di tutto il Tirolo austriaco e dell’Alto Adige in Italia si riempiono di grandi fuochi a forma di cuore, di croce o traccianti le scritte INRI o IHS, visibili anche da lontano.

♦ Un inno per la festa fu composto più tardi nel 1896 dal poeta e sacerdote Josef Seeber (1856-1919) e musicato subito da Ignaz Mitterer (1850–1924), sacerdote e compositore.
Il testo consta di tre quartine a rima baciata, con un distico per ritornello, che nel canto viene sempre ripetuto due volte. «Su, nel giuramento, paese del Tirolo, alza al cielo il cuore e la mano. Quanto i padri giurarono nell’uragano della guerra» conclude la quartina, mentre il ritornello afferma «Noi lo giuriamo di nuovo: Fedeltà eterna a te, Cuore di Gesù». Dopo la solenne prima strofa si ribadisce «Siamo saldi nella fede, il più bel vanto del nostro paese» ed «Anche se i nemici ci bestemmiano: la fedeltà è il carattere del Tirolo!».
♦ La melodia è enfatica e marziale: l’inizio sull’accordo maggiore con le prime note ripetute è di solito accompagnato da squilli di tromba. Un canto che rinnova il secolare giuramento.

La Francia.
In Francia era nata la devozione al Sacro Cuore di Gesù e nel 1863 dal Monastero della Visitazione di Bourg, per iniziativa della serva di Dio Suor Marie Bernaud, partì una nuova pratica: la Guardia d’Onore al Sacro Cuore di Gesù.
Il fine era ed è quello di rendere un culto di “Gloria, Amore e Riparazione” perpetuo, mediante la pratica dell’Ora di guardia davanti al tabernacolo o al Santissimo esposto.
♦ Sorse così la nuova arciconfraternita, riconosciuta con tale denominazione dal Papa Leone XIII nel 1878. A essa aderirono i Sommi Pontefici successivi e la devozione dei primi venerdì di 9 mesi successivi si diffuse in tutto il mondo cattolico.
L’arciconfraternita ebbe un suo inno, il cui testo fu composto nel 1864 dalla beata Marie Deluil Martiny (1841- 1994).
♦ In dieci quartine si snoda una solenne ma festosa preghiera; nella prima strofa, che fa da ritornello, si enuncia la tematica: «Che tutta la terra formi la guardia d’onore; essa canti trionfante gloria ed amore al Sacro Cuore».
♦ Nelle strofe successive si afferma che «Gesù ci dona senza limiti i suoi tesori». Una lunga invocazione segue poi. Si chiede al Divin Cuore d’insegnarci a conoscerlo, di essere il nostro re, di salvare il mondo colpevole e di conquistare gli uomini ingrati. Infine anche questo canto si conclude con un proposito: «Noi, guardie fedeli, vogliamo essere il tuo baluardo d’amore, contro quei tuoi figli ribelli, che ti oltraggiano giorno e notte».
♦ La melodia venne ripresa da una canzone mariana di origine italiana: «O del cielo gran Regina». Autore ne era il compositore Simon Mayr (1763–1845), tedesco ma trapiantato a Bergamo, dove insegnò per quattro decenni. Tra i suoi numerosi allievi spicca il nome di un giovane di cui egli scoprì il talento: Gaetano Donizetti.
(fonte: L’Osservatore Romano, 23 giugno)

Una testimonianza vocazionale su don Angelo Attinà (1924-2008).
♦ Nel febbraio del 1984 io e altri due redentoristi (P. Antonio Iacovino e P. Antonio Fazzalari) predicammo la missione popolare nella parrocchia M. SS. Annunziata a Pellegrina di Bagnara Calabra. Il parroco era don Angelo Attinà, di Milanese di Calanna, nato l’11.6.24 ordinato sacerdote il 3.9.53 e morto nel 2008.
In un momento di confidenza sacerdotale il sacerdote mi rivelò l’origine della sua vocazione. Egli aveva nel cuore il desiderio di essere sacerdote, ma tentennava e non si decideva.
♥  Un giorno, mentre era nella vigna di famiglia, ascoltò una voce dolcissima che cantava come un angelo una canzoncina al Sacro Cuore: l’impatto di quella voce e di quella melodia sul cuore del ragazzo fu potentissimo: “Una luce, un calore, una gioia immensa mi pervase il cuore, ed io capii che non era più il caso di aspettare.
Ne parlò alla mamma, e con lei -a piedi – scese al seminario di Reggio Calabria. Non c’era disponibilità di letto in quel momento al seminario, ma poteva frequentare la scuola fino a concludere l’anno scolastico.
♥  Fu così che il ragazzo Angelo Attinà, nei giorni scolastici, scendeva a piedi da Milanese di Calanna al seminario di Reggio e poi risaliva. Un fatica immensa. Ma che egli faceva con gioia, perché Gesù era entrato ormai nella sua vita.
Questa è la canzoncina che “trafisse” il cuore del piccolo Giovanni.
l . Gesù dolcissimo, finisce il giorno,
ed io sospendo il mio lavor.
Prima che il corpo prenda riposo
vengo a lodarti col labbro e il cor:
Felice notte,  o Sacro Cuore:
pace e salvezza donami ognor.

2. Vorrei restare, o Gesù mio,
all’ombra arcana del santo altar,
dove ogni notte per amor mio
Tu solitario ti vuoi restar.
Felice notte,  o Sacro Cuore:
pace e salvezza donami ognor.

Altri canti al Sacro Cuore.
1. Le promesse al Cuore di Gesù
O bel Cuore del mio Gesù,
io peccare non voglio mai più,
il mio cuore consacro a Te
con fervore di pura fe’.
Voglio amare le tue virtù,
o bel cuore del mio Gesù.

La purezza del Cuore di Cristo
è un mistero, spiegarsi non può.
È beato chi ama ed acquista
questa nobile e cara virtù.
Viva, viva l’Agnello divino.
Viva il cuore del mio Gesù.

2.  O Cuore di Gesù
O Cuore di Gesù,
mia vita, mia dolcezza,
del mondo la salvezza,
la via del ciel sei tu.
Fratelli, amiamo ognor,
lodiamo il Sacro Cor.
O Cuore di Gesù,
soave e mansueto,
pensando a te mi acqueto
nell’ansia e nel dolor.
Fratelli, amiamo ognor,
lodiamo il Sacro Cor.

O Cuore di Gesù,
Dio vero ed uomo vero,
in te confido e spero,
mio Salvator sei tu.
Fratelli, amiamo ognor,
lodiamo il Sacro Cor.

«Dolce cuor del mio Gesù, fa ch’io t’ami sempre più». – Molti fedeli ripetono la nota e popolare invocazione al Sacro Cuore di Gesù. La sua origine è antica e fa compagnia a tanti altri canti che inneggiano a questa devozione. Durante il Settecento questo culto era già praticato in varie regioni e lo dimostra l’esistenza di preghiere, canti e tradizioni in due aree diversissime tra loro: la Napoli di sant’Alfonso Maria de Liguori ed il Tirolo austriaco. Le dolci note e le devote parole di questi canti hanno riscaldato il cuore e la fede di tanti fedeli. Ed hanno suscitato anche vocazioni, come la vocazione sacerdotale di un sacerdote conosciuto a Pellegrina di Bagnara Calabra: don Angelo Attinà (1924-2008).

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