Fede e dintorni

Incontrarci con sguardo nuovo

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

Incontrarci con sguardo nuovo.

– Quando ero più giovane, qualche decennio fa, una bella canzone piena di gioia lanciata da un simpatico movimento di giovani che promuoveva l’amicizia e la fraternità fra i popoli: «Viva la gente!» seminava la gioia dell’incontro. Qualcuno la ricorda certamente. Parlava delle tantissime persone che si incontrano ogni mattina andando a lavorare; diceva fra l’altro: «Se più gente guardasse alla gente con favor, avremmo meno gente difficile e più gente di cuor…» e ispirava molti sentimenti saggi e positivi.
– La lunga crisi del coronavirus ha fatto venire su con forza il desiderio di incontrare la gente, anche quella comune. Ora che la crisi ha rallentato i suoi passi e possiamo incontrare almeno una “parte” di tutta la gente, ci dobbiamo chiedere: “Con quale sguardo torneremo a incontrarci?” – Ci avrà insegnato qualcosa questo lungo digiuno di relazioni? Sociologi e anche teologi si alternano a fare considerazione e a dare consigli.

Diceva un pensatore russo: «Il semplice rapporto fra la gente è la cosa più importante del mondo!»… Vero, verissimo.
♦ Ma qualcosa era cambiato negli ultimi tempi.
Infatti negli ultimi anni la scena comune era questa: camminando per strada, si incontravano tante persone indaffarate e come chiuse in sé, e molte altre con dei fili che uscivano dalle orecchie; persone che erano completamente concentrate sullo schermo del loro cellulare o parlavano nell’aria ad alta voce con chissà chi, senza tener alcun conto delle persone che erano sull’autobus a pochi centimetri da loro.
♦ Sembrava che il gusto di guardare agli altri con benevolenza e attenzione stesse diventando più raro e l’intrusione sempre più pervasiva delle nuove forme di comunicazione nella vita quotidiana li rendesse quasi estranei.

♦ Dopo varie settimane di “restare in casa” sentiamo un grande desiderio di incontrare di nuovo per strada volti diversi. Speriamo che prima o dopo, a tempo debito, ciò possa avvenire anche senza mascherina e senza divisori di plexiglass, e speriamo di poter scambiare con loro una parola cordiale, o anche solo un sorriso sincero.
Moltissimi di noi in questi mesi hanno sperimentato con sorpresa positiva le possibilità offerte dalla comunicazione digitale e speriamo di farne tesoro anche per il futuro, ma con il prolungarsi degli isolamenti abbiamo capito che non bastano.

Come torneremo dopodomani ad incontrarci per la strada o sulla metro? Riusciremo a ripopolare con serenità gli spazi comuni delle nostre città? Saremo condizionati da paura e sospetto, o con l’aiuto dell’auspicata saggezza di scienziati e governanti sapremo bilanciare la giusta prudenza con il desiderio di ritrovare e ri-tessere quella qualità di convivenza quotidiana che è la cosa più importante del mondo, cioè la tela stessa del mondo umano?

Ci renderemo conto (di più o di meno di prima?) che siamo famiglia umana in cammino nella casa comune che è il nostro unico pianeta Terra?

Ora che la pandemia avrà fatto sperimentare a tutti un aspetto problematico della globalizzazione di cui tutti dovremo tener conto in futuro, sapremo ritrovare lo slancio della fraternità fra i popoli al di là e al di sopra dei confini, l’accoglienza benevola e curiosa della diversità, la speranza del vivere insieme in un mondo di pace?

  Come vivremo il nostro corpo e come vedremo quello degli altri? Una via possibile di contagio, un rischio da cui stare in guardia, o l’espressione dell’anima di una sorella o di un fratello? Perché questo è in fondo ogni corpo umano: la manifestazione concreta di un’anima — unica, degna, preziosa, creatura di Dio, immagine di Dio…
Che meraviglia il timbro della voce, il ritmo dei passi, soprattutto il sorriso delle persone care!…
E tutto questo non dovrebbe valere per tutte le persone che incontriamo?
Allora, recuperare la libertà dal coronavirus ci aiuterà a liberarci anche dagli altri virus del corpo e dell’anima che ci impediscono di vedere e incontrare il tesoro che sta nell’anima dell’altro, o saremo diventati ancora più individualisti?

♦ La tecnologia digitale può mediare e accompagnare utilmente il nostro rapporto, ma la presenza fisica vicendevole delle persone, dei loro corpi come trasparenza delle anime, la loro prossimità e il loro incontro, rimangono punto di partenza e di riferimento originario della nostra esperienza e del nostro cammino.
 Gesù non è stato una “manifestazione virtuale” di Dio, ma la sua “incarnazione”, proprio perché lo potessimo incontrare. E Gesù ci ha detto che Lui è presente e ci aspetta nell’altro, nel povero (e chi non è povero in qualche modo, lo sappia o no?), e che nel volto dell’altro possiamo e dobbiamo sapere in fondo riconoscere il suo.

(fonte: cf L’Osservatore Romano, 2 maggio 2020 di Federico Lombardi).

Testo di “Viva la gente”
1. Ho visto stamattina, mente andavo a lavorar,
il lattaio, il postino e la guardia comunal.
Per la prima volta, vedo gente attorno a me,
ieri non ci badavo e non so proprio perchè

Rit. Viva la gente, la trovi ovunque vai,
viva la gente, simpatica più che mai.
Se più gente guardasse alla gente con favor,
avremo meno gente difficile e più gente di cuor.

2. Dal nord e dal sud, li vedevo arrivar,
come grandi fiumi che discendon verso il mar.
È proprio una gran festa, fatta apposta per un re,
vale più delle cose la gente che è qui con me.

3. Dentro tutti quanti c’è del bene e c’è del mal,
ma in fondo ad ogni cuor è nascosto un capital.
Ed ora un sol pensiero mi assilla notte e dì,
renderli sempre più grandi, ché Dio vuole così.

Incontrarci con sguardo nuovo – Dopo la crisi del coronavirus, con quali occhi, con quale cuore, con quale sorriso torneremo a camminare per le strade e a incrociare il cammino di tante persone, che anche se apparentemente sconosciute in fondo in questi mesi ci sono mancate, e che come noi hanno sentito il desiderio di incontrarci di nuovo sulle strade quotidiane della loro vita, del nostro mondo comune? – Ciascuno di noi è “immagine e somiglianza di Dio”, nonostante le nostre diversità. Allora perché non cercare di vederla questa immagine e cantare la gioia, in ogni lingua?

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