Fede e dintorni

La festa di San Gerardo in tempo di coronavirus 2020

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

La festa di San Gerardo in tempo di coronavirus 2020.

– Oggi, 16 ottobre 2020 è la festa di San Gerardo Majella, il santo pazzerello di Dio che dispensava pane e misericordia.
– Anche quest’anno, particolarmente doloroso a causa del coronavirus, nei limiti imposti dalle competenti autorità, i fedeli di Tropea e i devoti in tutto il mondo si sono stretti intorno al grande Santo, amico, fratello degli umili e dei poveri, col proposito di onorarlo imitando il suo esempio.
– Questa nostra rubrica lo vuole ricordare con poche linee rivelatrici della sua misericordia nei piccoli gesti.
– Papa Francesco scrisse nel 2016: “Essere misericordiosi come il Padre è un impegno che interpella la coscienza e l’azione di ogni cristiano. Non basta fare esperienza della misericordia di Dio, ma, chiunque ne riceve, deve diventarne anche segno e strumento per gli altri, non solo in momenti particolari ma in ogni istante della nostra esistenza quotidiana. – San Gerardo, innamorato di Cristo, Dio ne ha riprodotto i tratti, i tratti del suo Maestro e Redentore che si è fatto FRATELLO di tutti gli uomini.
– L’Enciclica “FRATELLI TUTTI” sulla fraternità universale degli uomini di Papa Francesco ci spinge ad essere concreti. – Sostenuti dall’esempio di San Gerardo possiamo impegnarci ad arricchire di bene il nostro mondo per consegnarlo più bello alle generazioni che crescono.

Carità e misericordia di San Gerardo in Napoli
♦ Mentre si trovava a Napoli (mandato lì, dopo che la calunnia era stata smascherata) Gerardo prese a visitare l’ospedale degli Incurabili, dove si accatastavano i mali più ripugnanti che non trovavano rimedi nell’arte sanitaria. Il vasto cortile era abitato dagli infermi di mente: una folta colonia che versava nelle peggiori condizioni morali.
♦ Gli infelici, gettati alla rinfusa in ambienti malsani, a contatto solo con infermieri aguzzini, finivano per perdere le ultime tracce della loro umanità, ed offrivano lo spettacolo della depravazione più immonda.
♦ Fu merito eccezionale di Gerardo l’aver compreso la capacità di redenzione di quegli sventurati e l’aver tentato efficacemente la tattica della carità per penetrare nei loro cuori.
♦ Passava con disinvoltura dall’uno all’altro, con uno scherzo, un saluto, un incoraggiamento. Presto si formavano intorno a lui capannelli di nasi all’aria e di bocche semiaperte: ascoltavano, ridevano, ripetevano le sue parole, le sue preghiere, i suoi segni di croce.
Fra una preghiera e l’altra, scivolava leggero tra i gruppi, affondando la mano nei tasconi rigonfi e tirandone fuori dei dolci. Gioiva quando quei poveri infermi schioccavano rumorosamente la lingua e stendevano ancora la mano.
Alla fine, prendeva il crocifisso e con gesti e parole alla buona li esortava a picchiarsi il petto, ad alzare gli occhi al cielo. Dava anche immagini di santi e le baciava alla loro presenza invitandoli a fare lo stesso.
Ed essi parlavano tutti insieme: “Padre mio, tu ci consoli! Vogliamo star sempre con te. Non lasciarci più! Hai una bocca di paradiso!”

Profilo biografico di san Gerardo
♦  Gerardo Maiella nacque a Muro Lucano (Potenza) il 6 aprile 1726, in una famiglia di umili condizioni; il papà Domenico e la mamma Benedetta in compenso erano ferventi cristiani; alla loro scuola Gerardo imparò l’amore alla preghiera e al sacrificio.
♦  Rimasto ben presto orfano del padre, ed essendo l’unico figlio maschio, dovette provvedere alle necessità della famiglia lavorando come sarto.
♦  A 14 anni chiese di entrare nel convento dei Cappuccini dove si trovava lo zio materno, ma venne respinto per la sua malferma salute. Dopo una breve esperienza come domestico del vescovo di Lacedonia, tornò a fare il sarto, ma con scarso profitto.
Nell’aprile del 1749, dimostrando una tenacia e una deteminazione non comune, riuscì a farsi accettare dai Redentoristi che avevano predicato una missione popolare a Muro.
Dopo un periodo di prova e l’anno di noviziato, trascorsi nella casa di Deliceto, emise la professione religiosa, il 26 luglio 1752.
Pur osservando fedelmente la Regola, andò in giro questuando nei paesi circostanti per sovvenire ai bisogni materiali della comunità.

La sua presenza tra le persone mortificate dalla miseria e dall’ignoranza, soggette alle epidemie e alle crisi dei raccolti era vista come un segno di speranza. Gerardo ne capiva lo stato d’animo e dava a tutti un segno di fiducia nell’amore e nella misericordia di Dio.
Visse nella Congregazione per 5 anni come fratello coadiutore, distinguendosi per lo zelo apostolico, la pazienza nelle infermità, la carità verso i poveri, la profonda umiltà nel periodo di una infamante calunnia, l’eroica obbedienza, le penitenze e la preghiera costante.
Scrisse numerose lettere di direzione spirituale e un “Regolamento di vita”.
Il Signore lo favorì di carismi, tra cui la profezia, l’intelligenza dei cuori e il dono dei miracoli.
Morì il 16 ottobre 1755 a Materdomini (Avellino).
Fu beatificato da Leone XIII il 29 gennaio 1893 e canonizzato da Pio X l’11 dicembre 1904.
Nell’animo popolare la figura sempre amica di Gerardo Maiella è vista come segno di patrocinio, particolarmente per le mamme, i bambini e le partorienti.
(dal Messale proprio redentorista).

Oggi, 16 ottobre, è la festa di San Gerardo Maiella, chiamato il “pazzerello di Dio”. – A Tropea, nella Chiesa dei Redentoristi (che fu dei Gesuiti) dall’inizio del Novecento si celebra con solennità la novena, completata dalla festa religiosa e dalla processione del 16 ottobre, che quest’anno non si è potuto fare a causa delle restrizioni del coronavirus. – La statua che si venera è del 1904 fu approntata dai fedeli tropeani per la sua canonizzazione avvenuta l’11 dicembre 1905. – Sono tanti i fiocchi di colore rosa e azzurro stanno a testimoniare una grazia per la maternità ricevuta. E si sente sempre echeggiare: “San Gerardo mio, prega per me!” – La sua storia è di quelle che fanno tanto bene al cuore, ancora oggi.

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