Fede e dintorni

La luce degli occhi e del cuore

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

La luce degli occhi e del cuore.

Oggi, quarta domenica di quaresima, chiamata domenica Laetare (= gioisci), andiamo incontro con gioia al Signore perché ci doni la sua luce, soprattutto in questo deserto di dolore creato dal coronavirus.
Vorremmo capire perché tanta sofferenza… E pregando e vivendo una solidarietà “costretta” dalla tremenda circostanza intravediamo una luce nuova, quella dell’amore e di un cuore purificato dal suo peccato.
– Tutti pensano di vederci bene… Ma anche chi pensa di vederci bene, ha bisogno – come il cieco nato proposto dal vangelo di oggi – di essere guarito da Gesù, per giungere ad avere uno sguardo luminoso. Infatti la nostra stessa pretesa di vederci bene ci illude di non aver bisogno di guarigione e ci rende ciechi. – Noi tutti abbiamo bisogno di essere sanati da Gesù, luce del mondo.
– Ne ha bisogno la Chiesa. perché in ogni sua parola, in ogni sua scelta e in ogni sua azione sia sempre guidata dalla luce del Vangelo. – Ne hanno bisogno gli uomini di scienza, perché nello studio della natura e delle sue leggi si lascino illuminare dallo Spirito per cogliervi i segni della presenza di Dio. – Ne ha bisogno chi, soprattutto in questi giorni, soffre senza speranza, perché trovi la forza di alzare lo sguardo per incontrare la luce di Dio che risplende sul volto di Cristo. – E allora preghiamo che Gesù tocchi i nostri occhi e li apra alla sua verità.

Dal Vangelo di questa domenica ((Gv 9,1-41, qui in forma breve).
♦ In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita; sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa “Inviato”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.
♦ Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!».
♦ Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo».
♦ Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.
Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.

Svégliati, tu che dormi, e Cristo ti illuminerà.
A noi cristiani è chiesto di vivere da figli della luce. Ma questo, prima che essere frutto del nostro impegno, è un dono che riceviamo dal Signore e dalla sua Pasqua, e che la nostra libertà dovrà poi sforzarsi di accogliere. Rimane un dono battesimale: «Svégliati, tu che dormi, risorgi dai morti e Cristo ti illuminerà».
La nostra partecipazione alla Pasqua di Gesù, grazie ai sacramenti che celebriamo, apre i nostri occhi e ci dona una possibilità diversa di vedere, simile a quella di Dio, come Dio stesso rivela a Samuele: «L’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore» o anche: «Dio vede con il cuore».
Si tratta cioè di un diverso modo di vedere, che assume altri criteri di discernimento e di giudizio. Perciò anche chi ci vede bene, ha bisogno, come il cieco nato, di essere guarito da Gesù, per giungere ad avere uno sguardo luminoso.
La nostra pretesa di vedere, invece, illudendoci di non aver bisogno di guarigione, ci rende ciechi.
(fr. Luca Fallica, Comunità Ss. Trinità di Dumenza).

Gesù è la luce degli uomini.
“In lui era la vita, e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta” (Gv 1,4-5).
La luce è ciò che rischiara l’oscurità, ciò che libera dalla paura che ispirano le tenebre, ciò che dà un orientamento e permette di riconoscere la mèta e la via. Senza luce, non c’è vita.
Dio, attraverso il suo Figlio Gesù, accende sempre luci, ma circoscritte, per rischiarare poi, man mano, a largo raggio.
La Verità, come l’Amore, si accendono là dove la luce viene accolta, diffondendosi poi a cerchi concentrici sempre più larghi, quasi per contatto, nei cuori e nelle menti di quanti, aprendosi liberamente al suo splendore, diventano a loro volta sorgenti di luce. (Benedetto XVI).

In questa quarta domenica di quaresima, siamo invitati ad andare “con gioia” incontro al Signore perché ci doni la sua luce, soprattutto in questo deserto di dolore creato dal coronavirus. Vorremmo capire perché tanta sofferenza… E pregando e vivendo una solidarietà “costretta” dalla tremenda circostanza, intravediamo una luce nuova, quella dell’amore e di un cuore purificato dal suo peccato. – Tutti pensano di vederci bene… Ma anche chi pensa di vederci bene, ha bisogno – come il cieco nato proposto dal vangelo di oggi – di essere guarito da Gesù, morto e risorto per noi, per giungere ad avere uno sguardo luminoso sulla vita.

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