Fede e dintorni

Morire pur facendo del bene

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

Morire pur facendo del bene.

– Non è il primo caso e non sarà l’ultimo quello di morire ucciso da chi riceveva del bene. Ma grande e incomprensibile rimane il dolore, anche nell’uccisione di padre Olivier Maire, un uomo buono e un pastore generoso.
– Padre Olivier, testimone di un’accoglienza che non aveva paura, era il superiore provinciale della Congregazione dei Missionari Monfortani. E’ stato ucciso giorno 10 agosto nella regione di Vandea da un uomo con turbe psichiatriche; il sacerdote aveva dato ospitalità al suo carnefice.
– Il dolore e lo sgomento della Chiesa francese: «Padre Olivier, un uomo generoso, sempre disponibile, dotato di un grande senso dell’accoglienza, dell’incontro e del dono di sé, morto vittima della sua generosità, martire della carità.
– Al tempo dell’incendio doloso della cattedrale di Nantes compiuto il 18 luglio 2020, il rifugiato ruandese in Francia, Emmanuel Abayisenga, era volontario della diocesi di Luçon, apprezzato e benvoluto dalla parrocchia che lo aveva accolto proprio grazie a padre Olivier. E poi il gesto folle di uccidere il suo benefattore.
– Quale logica leggere in questo evento? Forse solo quella di Cristo: “Se il seme non muore, rimane solo, ma se muore, porta molto frutto”. Ora aspettiamo con fiducia i frutti della vita.

Il triste evento.
♦ Un rifugiato ruandese in Francia che un anno fa aveva dato fuoco alla cattedrale di Nantes. A quest’uomo, sofferente di turbe psichiatriche e in libertà vigilata, aveva dato ospitalità padre Olivier Maire, superiore provinciale della Congregazione dei Missionari Monfortani. Non aveva esitato ad accogliere quell’uomo, Emmanuel Abayisenga, che era stato rilasciato sotto controllo giudiziario all’inizio di giugno. Ora è diventato il suo assassino.
Il corpo del religioso è stato ritrovato senza vita a Saint-Laurent-sur-Sèvre, nella regione occidentale di Vandea. Dopo l’assassinio, il giovane ruandese si è presentato alla gendarmeria di Mortagne-sur-Sèvre e ha confessato di aver ucciso il sacerdote. Padre Maire – ha detto il presidente dei vescovi francesi, monsignor De Moulins-Beaufort – “ha vissuto la sequela di Cristo fino alla fine, nell’accoglienza incondizionata di chiunque”.
Sono passati cinque anni dalla brutale uccisione di padre Jacques Hamel, ucciso a Rouen, mentre si trovava in chiesa per pregare, da due estremisti che avevano giurato fedeltà al sedicente Stato islamico. Nel caso di padre Maire, gli inquirenti hanno escluso un movente legato al terrorismo. La Chiesa francese è ripiombata nello sgomento.
Vicinanza e solidarietà a tutti i cattolici di Francia è stata espressa anche dal presidente, Emmanuel Macron, e dal primo ministro, Jean Castex, che si sono detti profondamente sgomenti per quanto accaduto.

Il dolore dei vescovi francesi.
Dopo l’assassinio di padre Olivier Maire la Conferenza episcopale francese e la Conferenza dei religiosi di Francia esprimono la loro immensa tristezza.
I presuli francesi assicurano le loro preghiere alla famiglia, ai missionari monfortani. Il vescovo di Rouen, Dominique Lebrun, ricorda le prime e le ultime parole della preghiera che Gesù ci ha insegnato: “Padre nostro” e “liberaci dal male”.
 Ogni giorno, sottolinea il presule, il cristiano recita questa preghiera e poi ritrova la speranza nella fratellanza che Dio desidera per tutti gli uomini. Con tutti gli uomini di buona volontà, “vuole lottare contro ogni violenza intorno a lui e dentro di lui”. Le sue armi sono quelle “della giustizia, della pace e del perdono”.
  “Domenica 15 agosto – aggiunge monsignor Lebrun – pregheremo intensamente la Vergine Maria per la Francia, con il cuore nella regione di Vandea”. Il vescovo della diocesi di Luçon, monsignor François Jacolin, ricorda con queste parole padre Olivier Maire: “Era un uomo che aveva dedicato la sua vita al servizio di Dio, al servizio di tutte le persone. La sua morte è una tragedia, ma allo stesso tempo, nella fede, ha un senso. Cristo stesso: se il seme non muore, rimane solo, ma se muore, porta molto frutto. Questo è il pensiero che mi viene quando ricordo la vita di padre Olivier Maire, che si è dato agli altri.

Martire della carità.
♦  Conosciuto per la sua apertura e la profonda fede, si legge nel comunicato della diocesi di Luçon, “padre Olivier Maire è morto vittima della sua generosità, martire della carità”. Padre Olivier Maire, ricorda inoltre la diocesi di dicoesi di Luçon era un “biblista, appassionato per i Padri della Chiesa e il greco patristico, era anche diplomato in psicologia”.
  “Per lui, gli scritti di San Lugi Maria Grignion di Montfort, redatti 300 anni fa, conservavano tutta la loro attualità per spiegare e vivere la fede. In un incontro internazionale di spiritualità monfortana ha pronunciato queste parole: “La Sapienza Eterna e Incarnata ci chiama … Essa grida che non può essere felice senza di noi, che ci precede, che ci desidera e che non ha altra intenzione che di renderci felici. Essa non può essere felice senza di noi”.

Sgomento dei religiosi e delle religiose di Francia.
  La nostra reazione, sottolinea suor Véronique Margron, presidente della Conferenza dei religiosi e delle religiose di Francia (Corref), nell’intervista rilasciata alla redazione francese di Vatican News, è quella dello sgomento. Sgomento nel pensare, aggiunge, che “un uomo di pace venga assassinato”.
I missionari monfortani, ricorda suor Véronique Margron, avevano dato ospitalità a quest’uomo che doveva avere gravi problemi psichiatrici.
  Oltre allo sgomento, ci sono anche “incomprensione e un sentimento di impotenza”.
Vedremo – aggiunge la religiosa – cosa stabilirà l’indagine e se determinerà che si è trattato di un atto di follia. Dopo l’incendio della cattedrale di Nantes, gli esperti che hanno esaminato quest’uomo non hanno rilevato che potesse compiere azioni pericolose.
Per il momento, spiega suor Véronique Margron, ciò che serve non solo ai religiosi e alle religiose, “è prima di tutto il ricordo, la manifestazione del dolore e la condivisione di questo dolore con i fratelli che hanno vissuto con padre Maire, con i suoi genitori e parenti, con tutta la famiglia monfortana”.
  La seconda fase, afferma infine la religiosa, sarà quella di attendere l’esito dell’indagine per capire se ci sono stati degli errori in questa vicenda.

(Fonte: Vaticannews.va, 10 agosto 2021).

Non è il primo caso e non sarà l’ultimo quello di morire ucciso da chi riceveva del bene. Ma grande e incomprensibile rimane il dolore, anche nell’uccisione di padre Olivier Maire, un uomo buono e un pastore generoso. – Padre Olivier, testimone di un’accoglienza che non aveva paura; un uomo generoso, sempre disponibile, dotato di un grande senso dell’accoglienza, dell’incontro e del dono di sé, morto vittima della sua generosità, martire della carità. Prima dell’incendio alla cattedrale, il rifugiato ruandese in Francia, Emmanuel Abayisenga, era volontario della diocesi di Luçon, apprezzato e benvoluto dalla parrocchia che lo aveva accolto proprio grazie a padre Olivier. E poi il gesto folle di uccidere il suo benefattore. Quale logica? Forse solo quella di Cristo: “Se il seme non muore, rimane solo, ma se muore, porta molto frutto”.

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