Fede e dintorni

Nella passione di Cristo perdono e riconciliazione

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

Nella passione di Cristo perdono e riconciliazione.

Mercoledì Santo – Questi giorni di passione ci invitano ad incontrare Dio, Padre onnipotente, che in Gesù Cristo, suo Figlio, ha assunto le piaghe e i patimenti dell’umanità.
Piaghe: quanti peccati, azioni malvagie commesse dagli uomini adulti e insegnate anche ai bambini. Patimenti: tutti soffriamo a questo mondo e la crisi del contagio Covid-19 ci sta facendo toccare con mano la nostra fragilità, ma anche la possibilità di essere solidali.
– Rileggendo le pagine della Passione di Cristo, ci viene un moto di pianto: siamo tutti con un un cuore che alloggia insieme Barabba, Pietro e Giuda. Un cuore che ha bisogno di purificazione.
– Perciò dobbiamo trovare il coraggio di guardare Gesù che soffre e muore innocente e supplicarlo come il ladrone pentito: “Gesù, ricordati di me!”. E il Cristo porta a termine la sua missione riconducendoci al Padre celeste.
– E Dio, amante della vita, nella riconciliazione ci dona sempre una nuova opportunità di gustare la sua infinita misericordia e di riscoprire una fraternità nuova al di là dell’odio e del desiderio di vendetta. – La storia riportata oggi è un storia atroce, ma ricca di misericordia e di perdono. E’ una storia di vita vera.

Un abbraccio che salva.
Una storia incredibile raccontata in un libro “I bambini della notte” edito da nel 2014.
Durante la guerra civile in Uganda, nel Lacor Hospital, in due letti, uno a fianco all’altro, ci sono due feriti: c’è la vittima e il suo carnefice, che è un bambino arruolato come soldato. Essi si riscoprono fratelli in un abbraccio.

♦ In viaggio tra le macerie dell’Africa ecco il racconto di Francesco Bevilacqua e Mariapia Bonanate.
«In quel momento mi sono accorto che, vicino a me, c’era un altro ragazzo, lo stavano medicando. Aveva una gamba fasciata, ma la benda era inzuppata di sangue. Piangeva disperato.
♦ I nostri sguardi si sono incrociati. L’ho riconosciuto. Era il ragazzo che mi aveva tagliato le dita con il machete (…). Spaventato mi sono seduto sul letto, coperto di sudore. Anche lui mi aveva riconosciuto e tremava come una foglia».
♦ Così Kenneth e James – scrive Silvia Gusmano – a poche ore dal loro primo tragico incontro, si ritrovano vicini in ospedale, feriti gravemente nel corpo e nello spirito.
E dopo essersi raccontati, sciolgono l’odio reciproco in un abbraccio che li salva.
L’ospedale è il Saint Mary’s chiamato anche Lacor Hospital, a qualche chilometro da Gulu, nel Nord Uganda. Un luogo dove, negli anni mostruosi della guerra civile, «in due letti, uno a fianco all’altro, c’è la vittima e il carnefice che si riscoprono fratelli. Il Lacor accoglie e cura tutti, senza distinzioni».

Testimone dell’episodio, è Francesco Bevilacqua, manager milanese che vola in Africa per liberarsi del senso di incompiutezza che lo opprime e dieci anni più tardi racconta quell’esperienza, realmente vissuta, ne “I bambini della notte” (Milano, Il Saggiatore, 2014, pagine 226), scritto a quattro mani con Mariapia Bonanate.  Il libro è un commovente intreccio di più viaggi, un’esplorazione delicata e autentica di universi lontani che al Lacor si fondono fraternamente.
(fonte: Osservatore Romano 2015).

Dal Vangelo di Luca (cap. 6,38).
“Perdonate e vi sarà perdonato; date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio”.

«Vicino a me, c’era un altro ragazzo, lo stavano medicando. Aveva una gamba fasciata, ma la benda era inzuppata
di sangue. Piangeva disperato. I nostri sguardi si sono incrociati. L’ho riconosciuto. Era il ragazzo che mi aveva tagliato le dita con il machete… Anche lui mi aveva riconosciuto e tremava come una foglia». – Vittima e carnefice si riscoprono fratelli in un abbraccio. – In questi giorni di Passione e di paura globale per il virus mortale che ci sta assediando, noi, che abbiamo i nostri molti peccati, possiamo e dobbiamo trovare il coraggio di guardare a Gesù che soffre e muore innocente e supplicarlo come il ladrone pentito: “Gesù, ricordati di me!”. E Gesù porta a termine la sua missione riconsegnandoci alla gioia e alla vita.

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