Fede e dintorni

Non abbiate paura degli uomini

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

 

Non abbiate paura degli uomini…

Il pellegrinaggio di Papa Francesco sulle tombe di due sacerdoti considerati ribelli e confinati ad una sorta di solitudine, mette in luce le parole di Gesù dette ai suoi discepoli sulle persecuzioni che dovranno affrontare: don Primo Mazzolari (1890-1959) e don Lorenzo Milani (1923-1967), “due parroci che hanno lasciato una traccia luminosa”. L’uno, chiamato il “parroco” di’Italia e la “la tromba dello Spirito Santo nella Bassa padana”, l’altro che ha sperimento una scuola nuova, viva, diventando un riferimento obbligato per insegnanti e pedagoghi; di lui diceva Paolo VI: “Camminava con passo troppo svelto per noi altri…” – Dopo la persecuzione subita, ora il pieno riconoscimento per mezzo di Papa Francesco. 

Dal Vangelo della domenica (Mt 10,26-33).
In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: «Non abbiate paura degli uomini, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze. E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo».

Due sacerdoti “disubbidienti” pienamente riabilitati
♦ Don Milani e don Mazzolari non si sono mai incontrati ma in vita si sono conosciuti, scambiandosi poche lettere; da queste si colgono una consonanza profonda e alcuni innegabili elementi comuni pur appartenendo a generazioni diverse: Mazzolari era nato nel 1890 e morto nel 1958, don Milani è morto il 26 giugno del 1967 a 44 anni.
♦ Li accomuna il metodo dell’incarnazione: la convinzione che il cristianesimo nasca dall’incarnazione di Cristo nella storia, che non possa ridursi a uno “spiritualismo disincarnato”.
♦ Li accomuna la convinzione, sintetizzata nell’ I care (“mi interessa”) milaniano, che un cristiano che prenda sul serio il Vangelo non possa che tradurlo nello spendersi per una società più giusta.
♦ Li accomuna il fatto di credere nel dialogo con i lontani, cosa che portò entrambi a prese di posizioni costose in epoca di scomunica dei comunisti. Mazzolari sul quindicinale Adesso, da lui fondato, a quel proposito scrisse: “Il Vangelo mi chiede di condannare l’errore ma di amare l’errante: condanno il comunismo, amo i comunisti”».
Don Milani, con pragmatismo, negli stessi anni, a San Donato a Calenzano, fondò una scuola laica, ponendosi il problema di non imporre ai figli degli operai comunisti scelte laceranti tra la scuola popolare e la famiglia: «Nella sua visione credenti e atei devono dialogare senza preclusioni per la ricerca della verità».

Nel pellegrinaggio di Papa Francesco alle loro tombe c’è di certo una portata storica: queste due figure furono in vita condannate da una Chiesa che tentò inutilmente di ridurle al silenzio: furono censurati i loro libri, nel caso di Mazzolari anche la predicazione, don Milani fu esiliato a Barbiana, gli fu ritirato dal commercio Esperienze pastorali (quel decreto dell’allora Sant’Uffizio è stato dichiarato decaduto solo nel 2015 da papa Francesco). Furono osteggiati anche dopo la morte e anche dopo il concilio Vaticano II.
Ancora oggi non sono unanimemente amati.
  Ma anche nei momenti di massima amarezza, di fronte a una Chiesa non pronta a comprendere le urgenze pragmatiche dei contesti sociali in cui operavano, Don Milani e don Mazzolari non pensarono mai che la Chiesa potesse essere abbandonata, neppure quando li colpiva con durezza.
Nessun dubbio per loro che il primato del Vangelo e della coscienza debbano essere affermati dentro la Chiesa, non contro.
E ora vengono riconosciuti da un Papa come figure degne di speciale attenzione.

Papa Francesco ha reso onore ai due grandi sacerdoti che avevano anticipato il vento del Concilio ed ha pregato sulle loro tombe: due paesi Bozzolo e Barbiana per un pellegrinaggio di amore verso due figli della Chiesa, sacerdoti: Primo Mazzolari e Lorenzo Milani. Per don Primo Mazzolari questo è un passo avanti verso la beatificazione; per don Lorenzo Milani è la riparazione di una ferita della storia per l’esilio di Barbiana.

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