Fede e dintorni

Non tutti belli, ma tutti santi.

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

Non tutti belli, ma tutti santi.

– I santi di cui siamo da sempre devoti e le canonizzazioni che la Chiesa proclama con una certa frequenza ci offrono figure di uomini, donne, giovani ed anche bambini con i loro pregi ed i loro difetti, anche fisici. Ultimamente è stata proclamata santa una donna, cieca sin dalla nascita e del tutto disabile al punto da essere rifiutata dai genitori: una scartata.
– L’elenco dei santi e le gallerie delle loro immagini ci mettono davanti agli occhi “immagini belle”, oleografiche, per accompagnare la nostra devozione. Ma in in realtà quanti di essi portavano menomazioni fisiche…
– Lo stesso San Gerardo Maiella, morto a 29 anni, tanto venerato nel mondo e presentato in “belle immagini” in realtà aveva una apparenza che suscitava il riso, soprattutto nei monelli di strada: volto consumato dalla tisi, un camminare ondeggiante avendo una gamba più corta…
– Dunque, non tutti belli, ma tutti santi e con il profumo di Dio che riversavano sul prossimo che incontravano, soprattutto i poveri e i sofferenti. – Da sito Aleteia.org presentiamo una piccola galleria di santi “non belli”, ma col profumo di Dio.

Obesi, zoppi, paralitici… grandi santi con notevoli handicap: obesi, ciechi o paralitici… Queste persone sono nondimeno diventate veri atleti di Cristo, ricordandoci che la santità è accessibile a tutti.
♦ Quelle immagini dei santi che ci mostrano sagome smunte e spente ci ricordano che la santità non rimane fuori portata semplicemente perché il corpo non corrisponde ai canoni estetici della mondanità. ♦ Il corpo umano, bello o brutto, sano o con handicap, rende visibile il mistero dell’invisibile.
Uno degli insegnamenti più fondamentali del cristianesimo sottolinea che il corpo umano è cosa buona. Dio stesso ha deciso di assumere un corpo per vivere nel mondo: “E il Verbo eterno si fece carne… e venne ad abiatare in mezzo a noi”.  Ed è con questo corpo risorto che Cristo è salito al Cielo e prepara un posto a tutti noi.
Per Giovanni Paolo II il corpo umano è il solo capace di rendere visibile l’invisibile, lo spirituale e il divino. Esso è stato creato per introdurre nella realtà visibile del mondo il mistero celato in Dio da tutta l’eternità, ed esserne così il segno.

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Una serie di ritratti di santi “non belli”, ma profumati di Dio, mostra come è possibile tutto ciò.

1. San Tommaso d’Aquino (1225-1274) – obeso – fu uno dei più grandi pensatori domenicani, è anche il più celebre dei santi obesi. Che grazia, per la storia della Chiesa, che il santo non se ne preoccupasse e che passasse il suo tempo pregando e studiando. Nei suoi scritti egli sottolinea che il corpo è legittimo in quanto materia, e che serve anche a differenziare un individuo dagli altri.

2. San Nunzio Sulprizio (1817-1836) – zoppo. – Orfano fin da verdissima età, fu preso in casa dallo zio, che non gli lesinava ceffoni e botte. A causa di questi trattamenti ricevuti, quando era operaio a Napoli già zoppicava: “il santarello zoppo”, come lo chiamavano i compagni di lavoro, sarebbe stato per tutta la vita dignitoso, umile e fedele alla preghiera. Morì a 19 anni lasciando al mondo operaio un messaggio di fede e di carità.

3. Santa Caterina da Siena (1347-1380) – anoressica. L’ascetismo di Santa Caterina fu estremo: per gli anni in cui visse rinchiusa in casa, la futura santa avrebbe ridotto progressivamente l’alimentazione. – Oggi in un simile caso non si esiterebbe a parlare di anoressia. Caterina però stava ricercando una vita puramente spirituale che la conducesse a distaccarsi da ogni forma di alimentazione, una pratica che era costante di vita di tutti i cristiani sinceri, nel Medio Evo. Una sorta di protesta contro quella che oggi si chiama “società consumistica”.

4. Santa Germaine Cousin (1579-1601) – deforme. Ebbe a sopportare molte pene e vessazioni, nel corso della sua breve esistenza. Nata scrofolosa, la sua brutta malattia le provocò deformità del corpo e una paralisi parziale al braccio destro. Maltrattata dalla matrigna, trovò nella preghiera consolazione e resistenza: la sua vita di solitudine e le sevizie che ebbe a sopportare divennero per lei fonte di benedizione e di pace.

5. Beata Elisabetta Sanna (1788-1857) – paralitica. Vedova del terz’ordine dei Minimi, nacque in una famiglia di agricoltori sardi. All’età di tre mesi, un’epidemia di vaiolo le lasciò una paralisi alle braccia. Nel 1831, mentre era già sposata e madre di famiglia, Elisabetta partì in pellegrinaggio per Roma e divenne uno dei primi membri dell’Unione Cattolica fondata da san Vincenzo Pallotti. Si dedicò così completamente al servizio dei malati e dei poveri.

6. Beato Manuel Lozano Garrido (1920-1971) – bloccato in sedia a rotelle. Nacque a Linares, in Spagna. A 22 anni una paralisi progressiva cominciò a bloccarlo in sedia a rotelle: la sua immobilità divenne totale. Negli ultimi nove anni della sua vita, divenne anche cieco. Il valore del dolore penetrò poco a poco nella sua vita, ed egli accettò i progetti di Dio nella pace e nella gioia.
(fonte: cf. Aleteia.org)

“Siate santi, perché io, il Signore Dio vostro, sono santo” (Lv 19, 2). Per essere santo non occorre un corpo da modelli o da atleti: basta quello che abbiamo in dono da Dio, con tutti i limiti e difetti fisici. – Santo è chi ha il profumo di Dio e lo porta ai fratelli, soprattutto ai poveri e sofferenti. – I santi di cui siamo da sempre devoti e quelli che che la Chiesa proclama ancora oggi, ci offrono figure di uomini, donne, giovani ed anche bambini con i loro pregi ed i loro difetti, anche fisici. – Le “immagini belle” e oleografiche, accompagnano la nostra devozione verso i santi, ma il profumo di Dio che ancora portano con sé offre anche a noi l’esperienza del Dio invisibile.

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