Fede e dintorni

TRASFORMARE LE CROCI IN AMORE

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

Trasformare le croci in amore.

– Questa lunga pandemia ci sta mettendo a nudo, come esseri umani e come credenti. Corriamo il rischio di abituarci alla sofferenza degli altri e non dargli più l’attenzione dovuta.
– Così la malattia diventa una una prova anche per chi è sano e assiste chi è malato, perché occorre donargli una speranza di rinnovata umanità. – L’unica malattia mortale è quella che concede alla gelida mano della disperazione di stringere in una morsa il cuore della persona malata.
– Di fronte alla malattia la fede cristiana ci dice di non perderci d’animo, di mantenere viva e alta la speranza, di confidare in Dio che nessuno abbandona e dimentica, di guardare a Gesù Crocifisso, che ha voluto soffrire come noi e per noi per dimostrarci il suo amore e donarci una gioia profonda capace di dare senso anche alle nostre sofferenze. – Ciascuno di noi deve essere pronto a portare la propria croce quotidiana e aiutare l’altro a risorgere sulla sua sofferenza – L’amore di Dio può trasformare le nostre croci in amore.

Considerazioni di Annarita, operatrice sanitaria
nel meditare una stazione della Via Crucis: Gesù è caricato della croce

♦ Sono entrata come operatrice sanitaria da poco tempo, in questo ospedale.
Mi hanno assunto in tempo di pandemia, con la freschezza ancora di giovinezza e di studi.
♦ Il mio sogno è stato sempre questo, fin da bambina. Ora vedo che non tutto è come nel sogno.
Essere accanto alle persone malate non è solo assisterle, curarle. A volte significa ascoltarne le storie o, in qualche modo, percepirle, dai libri che leggono, dalle foto che hanno sul comodino, dai santini che tengono nel cassetto.
♦ Per ogni persona ricoverata c’è una croce da prendere: il suo letto d’ospedale, la sua malattia del corpo e del cuore.

Stasera ho parlato un po’ con la signora Luisa. Mi sono fermata mezzora dopo il mio turno, perché oggi, mentre la spogliavo per lavarla, le ho visto scendere le lacrime e, commossa, ho pensato alla mia nonna, che non c’è più da qualche anno. Lei mi ha detto invece che io ho l’età di sua nipote Chiara.
Mi è sembrato, dalle sue parole, che di croci ne ha portate già tante, ma sempre con la forza della fede, quella che io credo di non avere.
E quando le ho confidato che ad aprile sposerò Gabriele, infermiere in questo ospedale, mi ha voluto stringere la mano.
Allora ho come sentito una mano abituata a trasformare la croce in Amore.

Guardare alle sofferenze di Gesù
♦ “Dopo essersi fatti beffe di lui, lo spogliarono della porpora e gli fecero indossare le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo. (Mc 15, 20)
Signore Gesù Cristo, che all’ora terza fosti condotto al supplizio della Croce per la redenzione del mondo, nella tua bontà perdona le nostre colpe passate e preservaci da quelle future. Amen.

(fonte: cf L’Osservatore Romano, 19 febbraio 2021).

In questa lunga pandemia corriamo il rischio di abituarci alla sofferenza degli altri e non dargli più l’attenzione dovuta. Così la malattia diventa una una prova anche per chi è sano e assiste chi è malato, perché occorre donargli una speranza di rinnovata umanità. – Di fronte alla malattia la fede cristiana ci dice di non perderci d’animo, di mantenere viva e alta la speranza, di guardare a Gesù Crocifisso, che ha voluto soffrire come noi e per noi per dimostrarci il suo amore e donarci una gioia profonda, capace di dare senso anche alle nostre sofferenze. – Ciascuno di noi deve essere pronto a portare la propria croce quotidiana e aiutare l’altro a risorgere sulla sua sofferenza.

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