Attualità Medicina

Un silenzio assordante che non giova certo alla sanità

La sanità vibonese va in malora

Quali sono le iniziative tese a porre un argine al lento ma progressivo decadimento dei livelli assistenziali intraprese dalle forze politiche?

Ospedale di Tropea – foto Libertino

La sanità vibonese va in malora e i sindaci del comprensorio cosa fanno? Quali sono le iniziative tese a porre un argine al lento ma progressivo decadimento dei livelli assistenziali intraprese dalle forze politiche, sociali e dagli operatori sanitari? Nel momento in cui importanti avvenimenti, come la stesura dell’Atto Aziendale, vengono a caratterizzare la politica sanitaria vibonese da parte di tutte le forze istituzionali della provincia, si registra un silenzio assordante che non giova certo alla sanità e ai cittadini utenti e che denota un’apatia e una indolenza che di fronte ad eventi così importanti è sicuramente indice di scarsa responsabilità.
Come per il passato, sindaci, forze politiche e sociali hanno preferito defilarsi e abdicare ai compiti istituzionali contribuendo con tale atteggiamento al progressivo degrado della sanità. Non v’è dubbio che il varo dell’Atto Aziendale 2021 avvenuto con l’esclusione dei sindaci, delle forze politiche, sindacali e del volontariato, che se responsabilizzati avrebbero potuto apportare suggerimenti e correzioni alla definizione del nuovo strumento organizzativo gestionale, non sembra possa configurarsi, sotto il profilo del metodo oltre che del merito, come un obiettivo teso a incrementare l’assistenza sanitaria e quindi la tutela della salute qualitativamente appropriata dei cittadini.
La quasi secretazione dell’Atto, il mutismo attorno ad esso sono di fatto procedimenti illiberali e contrari ad ogni criterio di trasparenza che è il principio basilare di ogni regola democratica. Il varo dell’Atto Aziendale da parte del Commissario dell’Asp 8, avvenuto il 7/4/aprile, è l’esempio inconfutabile e al tempo stesso il triste epilogo di un iter spedito e agevole del disegno criminoso che oggi, di fatto, decreta il collasso totale della sanità. L’Atto in sostanza demolisce gli ospedali periferici rimodulando negativamente la sanità, disponendo l’avvio del processo di riordino della rete ospedaliera che sotto la copertura di necessari tagli agli sprechi, in sostanza, consuma scelte scellerate mascherate dietro il paventato rigore e le promesse di miglioramento della qualità dei servizi di assistenza.
Lo strumento organizzativo gestionale oltre ad essere fumoso non appare rapportato al territorio, già gravato da una crisi profonda, ed alle esigenze dei cittadini in quanto sono stati ignorati i criteri oggettivi per una reale ridefinizione programmatica di razionalizzare i servizi e di muoversi verso il risparmio. In più sopprime i pochi servizi territoriali, è incapace di creare le premesse necessarie per il rilancio, vanifica il processo di trasformazione e riduce tutto l’apparato a scelte solo elettorali. In siffatto contesto a farne le spese sono le strutture sanitarie più deboli tra cui il nosocomio di Tropea che pagherà oltre ogni limite i tagli della sanità. L’ospedale di Tropea confermato come presidio ospedaliero di primo livello purtuttavia viene penalizzato attraverso il depotenziamento della Farmacia ospedaliera nel cui interno opera una Unità di preparazione dei farmaci antiblastici, il ridimensionamento del Laboratorio Analisi che diventa punto prelievi per l’utenza esterna. Nella programmazione, inoltre, sono previsti 20 posti letto di Medicina Generale e di Geriatria, mentre rimangono inalterati il servizio Dialisi e l’Oncologia medica. Solo sulla carta sono previsti 10 posti letto di Chirurgia e di Ortopedia, inseriti in maniera surrettizia a supporto dei servizi connessi al funzionamento di un presidio di primo livello. L’Urologia viene dismessa e traslata presso il P.O. di VV, L’unità operativa di Anestesia e la Sala Operatoria vengono dismessi. Tutti questi evidenziati sono i parametri sui quali è stato redatto l’Atto Aziendale.
Esso ubbidisce pedissequamente alla logica dei tagli lineari, annulla la centralità del diritto alla tutela della salute dei cittadini prevista per legge, non rappresenta quel salto di qualità che una moderna sanità deve possedere, esclude la logica deli Ospedali Riuniti che vista la variegata rete ospedaliera presente sul territorio meriterebbe una più attenta riflessione, contrae i Distretti sanitari declassandoli a strutture semplici senza fornire valide alternative alla medicina del territorio. Il Comitato Sanità Bene Comune invita il sindaco di Vibo Valentia, avv. Maria Limardo, a convocare la Conferenza dei Sindaci, essendone il presidente, al fine di pervenire attraverso un dibattito approfondito con tutte le componenti che governano la sanità alla determinazione di obiettivi chiari che possano tradursi in risultati visibili e concreti. Forse è poco noto, i sindaci sono il punto di riferimento centrale per l’organizzazione sanitaria aziendale sia nella fase di progettazione che in quella di erogazione dei servizi. La Conferenza dei Sindaci di fatto contribuisce a definire le linee di indirizzo per l’impostazione programmatica dell’Azienda, esamina il bilancio pluriennale e il bilancio di esercizio, verifica l’andamento generale dell’attività e contribuisce alla definizione dei piani programmatici, tra cui l’Atto Aziendale.
E’ ancora possibile fermare l’opera di demolizione sanitaria, per questo è necessaria una mobilitazione dei sindaci, delle forze politiche, sociali, del volontariato e dei cittadini al fine di far sentire la loro voce e il proprio sdegno contro i provvedimenti indegni che puniscono una intera comunità.

Comitato Sanità Bene Comune

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Comunicato Stampa
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