Fede e dintorni

I sei martiri di Casamari

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

I sei martiri di Casamari.

– All’abbazia di Casamari (Frosinone) lo scorso sabato 17 aprile 2021 sono stati beatificati i sei martiri cistercensi vittime della furia rivoluzionaria anti-cristiana scoppiata nel 1799 anche a Napoli.
– Ha presieduto la celebrazione il Prefetto della Congregazione dei Santi card. Marcello Semeraro, in rappresentanza di Papa Francesco.
– Il 13 maggio 1799 un distaccamento delle milizie francesi che si ritiravano da Napoli dopo il crollo della “Repubblica Partenopea” ed il fallimento della loro partecipazione in aiuto dei rivoluzionari assalirono l’abbazia.
– Diversi monaci fuggirono nei boschi, ma sei di essi rimasero nel monastero e testimoniarono con il sangue la loro fedeltà all’Eucaristia. Per questo furono uccisi a colpi di baionetta o di sciabola nell’atto di difendere le pissidi e di impedire la profanazione delle particole consacrate. – L’eccidio è stato riconosciuto “martirio in odio alla fede” con il decreto che Papa Francesco ha autorizzato a promulgare il 26 maggio 2020. – Le spoglie dei sei martiri riposano dal 1951 nella chiesa abbaziale di Casamari.

Casamari (FR), sabato mattina 17 aprile 2021 –
Sei sono i “servi di Dio”, martiri dell’ordine cistercense: Simeone Maria Cardon, Albertino Maria Maisonade, Domenico Maria Zawrel, Modesto Maria Burgen, Maturino Maria Pitri, Zosimo Maria Brambat. Ad oltre due secoli dal loro martirio avvenuto in occasione del saccheggio dell’abbazia di Casamari (13 maggio 1799), per mano dei rivoluzionari francesi di Napoli, hanno avuto il riconoscimento formale, da parte della Chiesa, dell’eroicità delle loro virtù in difesa delle “cose di Dio” e dell’Eucaristia.
♦ Il martirio subito dai sei beati di Casamari è lontano nel tempo, ma questo non lo rende meno attuale. Erano uomini fragili e timorosi: vulnerabili, come lo siamo un po’ tutti noi e come ci mostra soprattutto questa fase di pandemia che ancora tanto ci preoccupa.
♦ Essi, però, non ebbero nemmeno la “gioia” di vivere il martirio. I martiri, infatti, vedono nelle sofferenze la possibilità di versare il sangue per Cristo, di assomigliarli nella morte: nei sei religiosi di Casamari non ci fu niente di questo, ma solo incertezza, spavento e dolore. Accolsero benevolmente il gruppo di soldati francesi, li rifocillarono e furono uccisi, come veri «martiri dell’accoglienza»
♦ I martiri di Casamari restano «segno per la vita eterna». Significative le parole che padre Simeone, prima di morire, disse ai soccorritori: «Quando presi quest’abito ho rinunziato all’aiuto degli uomini. Sottomesso a Dio solo, non farò nulla per abbreviare la mia vita né per prolungarla».

Martiri, non guerrieri.
♦ Il cardinale Marcello Semeraro ha presieduto la celebrazione i in rappresentanza del Papa chiamandoli “Martiri, non guerrieri”. I sei beati martiri umanamente non erano dei «guerrieri» ma «persone deboli e paurose». Dalla loro storia sappiamo che, nella previsione di quanto sarebbe accaduto e nel timore per la propria vita, l’abate della comunità se n’era fuggito a Palermo presso la corte dei Borboni.
♦ E quando, una volta accolti, i militari francesi fuggitivi da Napoli, cominciarono ad essere sempre più violenti, anche altri monaci si diedero alla fuga, o si nascosero negli orti. Lo stesso priore, dom Simeone Cardon, cercò in un primo momento di nascondersi nell’orto dell’abbazia, ma poi, riflettendo su ciò che stavano subendo i confratelli, si rianimò e decise di rientrare nel monastero.
Umanamente questi martiri, non erano degli eroi «da fumetto» ma «delle persone normali».
Erano «uomini paurosi, come tutti noi lo siamo; lo siamo ancora di più in una società che è quasi ossessionata dalla ricerca della sicurezza»… Anche sotto il profilo cristiano, «la nostra vita di credenti non è mai senza combattimento. Non esiste, infatti, «un cristianesimo facile.

♦ Riferendosi al brano del Vangelo del giorno, proclamato durante il rito di beatificazione, il cardinale Semeraro ha ricordato che Papa Francesco mette in guardia da una concezione «turistica» della vita cristiana e ricorda anch’egli che «non esiste la missione cristiana all’insegna della tranquillità».
♦ Del resto, l’incoraggiamento che un giorno Gesù rivolse ai suoi discepoli «e a noi, oggi», è di non aver paura. È un incoraggiamento, che il Signore dona non solo con le parole, ma più ancora col suo esempio.
Nessuno di noi potrà perseverare nella sequela di Cristo senza tribolazione, senza conflittualità, senza combattimento spirituale. Nelle lettere di san Paolo – ha ricordato il cardinale – sono innumerevoli i testi in cui la vita cristiana è paragonata a una lotta».
♦ La perfetta vita spirituale consiste nel conoscere l’amore infinito di Dio e anche la propria debolezza; e nell’ingaggiare la lotta spirituale per dare morte ai propri disordinati desideri e affetti per compiere sempre ed in tutto la volontà di Dio.

Dio si prende cura di noi.
♦ È, dunque, da questa prospettiva che la Parola del Signore ci chiede di guardare alla testimonianza dei nuovi beati: la fiducia nella sua premura paterna». Infatti, Egli si prende cura di noi. È questa la confortante certezza che deve invadere il nostro cuore davanti a questo annuncio.
♦ Ricordando le parole di Gesù nel Vangelo: «Voi valete più di molti passeri», il cardinale ha fatto notare che due passeri valgono appena «un soldo», come spiegava Gesù, ma «il Padre nostro non è un mercante e non ci guarda con l’occhio dell’economia, del calcolo, del valore commerciale».

Nella vita cristiana, bisogna sapere vigilare, come sapientemente avvertiva sant’Ignazio di Loyola nei suoi Esercizi spirituali:
«Al fine di paralizzare la nostra libertà e distoglierci da Dio», il nemico della natura «ingigantisce sempre le nostre paure, sicché è proprio presentando con fiducia a Dio la propria fragilità, impariamo a non farci sopraffare dalla paura, ma a lasciarci amare da Lui». È da qui che comincia la fede e – citando Benedetto XVI, da una sua catechesi: «Questa è la fede: essere amato da Dio e lasciarsi amare da Dio in Cristo Gesù. Questo lasciarsi amare è la luce che ci aiuta a portare il fardello di ogni giorno».

Un messaggio di coraggio.
Il martire è testimone di Cristo luce del mondo ma il mondo sceglie le tenebre, preferendo la menzogna alla verità. In Occidente ormai si preferisce spesso una visibilità tranquilla sui mass media, si offre un cristianesimo dolciastro e smussato che non ha il coraggio di dire l’evangelico “sì, sì; no, no”. Per questo gli stessi cristiani, per non andare “troppo” contro la mentalità corrente, preferiscono ignorare l’esistenza dei martiri.
I martiri di Casamari ripetono, in contraddizione con il mondo, che la via mondana non è la via del Signore e Gesù lo afferma chiaramente quando proclama beati i perseguitati.
(fonte: cf articoli su L’Osservatore Romano, 17 aprile 2021)

All’abbazia di Casamari (FR) sabato 17 aprile 2021 sono stati beatificati i sei martiri cistercensi vittime della furia rivoluzionaria anti-cristiana scoppiata nel 1799 anche a Napoli. – Il 13 maggio 1799 un distaccamento delle milizie francesi assalirono l’abbazia. – Diversi monaci fuggirono nei boschi, ma sei di essi rimasero nel monastero e testimoniarono con il sangue la loro fedeltà all’Eucaristia. Per questo furono uccisi a colpi di baionetta o di sciabola nell’atto di difendere le pissidi e di impedire la profanazione delle particole consacrate. – Ha presieduto la celebrazione il Prefetto della Congregazione dei Santi card. Marcello Semeraro, in rappresentanza di Papa Francesco.

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