Fede e dintorni

Una vita trasfigurata

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

Una vita trasfigurata.

Orrore e speranza – Purtroppo certe cronache amano parlarci quotidianamente di vite sfigurate da ogni genere di vizi, mentre cronache solo occasionalmente ci presentano vite trasfigurate dall’amore, dalla solidarietà, dal perdono.
– La vita dell’uomo, come dono di Dio, chiede di essere trasfigurata, di diventare bella e offrire a tutti un messaggio positivo. E ciò dà gloria a Dio: “La gloria di Dio è l’uomo vivente” (S. Ireneo).
– Il Vangelo di questa domenica ci parla della Trasfigurazione di Gesù Cristo; un evento che illumina questo tempo di Quaresima e ci indica la finalità della pratica della penitenza, del digiuno e della preghiera: la trasfigurazione del nostro cuore e della nostra vita.
La trasfigurazione di Gesù diventa motivo di forza e di speranza nelle prove da affrontare nella vita; essa illumina anche i giorni più oscuri della nostra vita, perché noi possiamo risplendere di luce nuova.

Dal Vangelo di questa domenica (Lc 9,28-36).
♦ In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elìa, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme.
Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui.
♦ Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa». Egli non sapeva quello che diceva.
Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!».
Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.

 *  *  *  * 

♦ Abramo, padre nella fede, per primo imparò a fidarsi di Dio nelle vicende liete e tristi della vita.
Dio gli promette una discendenza numerosa come le stelle del cielo, alludendo al dono di Isacco, ma anche il possesso della terra. Segno delle divine promesse è l’alleanza che Dio stipula con lui.
♦ Anche per noi, come per Abramo, la salvezza dipende dalla fede, che è adesione al Figlio di Dio, Gesù, il quale sul Tabor – luogo della divina rivelazione – dinanzi a Pietro, Giacomo e Giovanni, che sarebbero stati suoi compagni nel Getsemani, si trasfigura mentre prega, manifestando la sua identità alla presenza di Mosè ed Elia, simboli delle Legge e dei profeti
♦ La salita sul Tabor, luogo della Trafigurazione, prepara la salita al Calvario, rafforzando la fede degli apostoli nell’imminenza della passione di Gesù. (Francesco Dell’Orco in ladomenica.it).

La preghiera via alla trasfigurazione
“Mentre pregava il suo volto cambiò di aspetto”.
Pregare trasforma: tu diventi ciò che contempli, ciò che ascolti, ciò che ami, diventi come Colui che preghi.
Parola di Salmo: «Guardate a Dio e sarete raggianti!» (Sal 34,6).
Guardano i tre discepoli, si emozionano, sono storditi, hanno potuto gettare uno sguardo sull’abisso di Dio.
Un Dio da godere, un Dio da stupirsene, e che in ogni figlio ha seminato una grande bellezza.
“Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne!”.
Cristo Signore, sole di giustizia trasfigura ed accende l’universo in attesa.
Salvatore dei poveri, la gloria del tuo volto splenda su un mondo nuovo!

Orrore e speranza ogni giorno nella vita, anche di questi giorni. La strage delle due moschee in Nuova Zelanda si unisce alle tante violenze che si perpetrano ogni giorno in tutto il mondo. E la speranza che viene dai giovani che protestano e scioperano in tutto il mondo per spingere a prendere decisioni circa i tragici cambiamenti climatici. Due facce della stessa medaglia della vita. L’uomo ha avuto in dono la vita perché la trasfiguri nella sua dignità più alta e ami e rispetti il creato perché lo possa consegnare trasfigurato dal bello alle future generazioni. Anche questa è Quaresima. Anzi, senza questo impegno non c’è quaresima che valga.

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