Fede e dintorni

Esaltazione della Santa Croce

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

Esaltazione della Santa Croce.

– Domani,14 settembre, la liturgia ci propone la festa liturgica della Esaltazione della Santa Croce. Non l’esaltazione di uno strumento di morte o di potere, ma uno strumento di amore e di servizio.
– E in questa luce pesano molto le ambiguità storiche di chi ha voluto presentare la Croce quale strumento di conquista e di forzata conversione.
– Occorre soffermarsi su un interrogativo fondamentale: può uno strumento di morte diventare una porta aperta verso la vita di Dio? – Ed ecco la novità: la Croce di Cristo è il segno più eloquente dell’amore di Dio per gli uomini: quel legno ricorda a tutti che il Creatore ha condiviso il dolore dell’umanità.
– Ecco perché la festa di domani è anche l’occasione per riflettere sulla chiamata a diventare come la Croce di Gesù: essere, cioè, segno di un dono sconfinato in mezzo agli uomini.
– Portare Cristo agli altri significa proprio questo: ricordare a chi ci sta accanto che è possibile incontrare Dio proprio nelle nostre ferite, nel buio del nostro dolore quotidiano e lì entra come una luce che guarisce. – Il cammino di ognuno è costellato di croci e attraverso di esse deve passare, come Gesù. Ma la croce non è un capolinea: è sempre l’inizio di una storia nuova, di un itinerario di speranza.

Uno rapido sguardo storico.
♦ Il 13 settembre 335 venne dedicata a Gerusalemme la chiesa della risurrezione e del Martyrium.
♦ Il giorno seguente con solenne cerimonia si fece l’ostensione della croce, che l’imperatrice Elena aveva ritrovato il 14 settembre 320.
♦ Nel 614, il re dei Persiani Cosroe II, mosse guerra ai Romani e dopo aver sconfitto Gerusalemme, portò via con sé, tra i tesori, anche la Croce di Gesù.
♦ Eraclio, imperatore bizantino, propose a Cosroe la pace, che venne però respinta. Di fronte al diniego, mosse guerra e vinse presso Ninive, chiedendo la restituzione della Croce, che tornò a Gerusalemme.
♥ In questo giorno non si esalta la crudeltà della Croce, ma dell’Amore che Dio ha manifestato agli uomini accettando di morire in Croce: “Pur essendo Dio, Cristo umiliò se stesso facendosi servo. Questa è la gloria della Croce di Gesù!” (Papa Francesco).
«In quel tempo Gesù disse a Nicodemo: “Nessuno è mai salito al cielo se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto ma abbia la vita eterna. Dio infatti non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui” (Gv 3,13-17)».

Basta ripiegamenti su sé stessi.
♦ Scriveva Benedetto XVI: «All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento».  – Il vangelo che la liturgia ci offre nella festa dell’Esaltazione della santa Croce, suggerisce che Dio intende costruire con ciascuno una relazione d’amore; si offre nel suo Figlio Gesù, innalzato in Croce.
♦ L’innalzare lo sguardo a Dio suggerisce una verità importante: siamo invitati a tornare a relazionarsi con Lui.
Basta ripiegarsi su sé stessi, alimentando inutili sensi di colpa e dimenticando che “Se il cuore ci condanna, Dio è più grande del nostro cuore” (1Gv 3,19). E’ alzare lo sguardo verso le stelle, sapendo gettare in Dio ogni preoccupazione, come fece Abramo circa la promessa di una grande discendenza.

Stupore e gratitudine.
♦ “Innalzare lo sguardo” non deve suscitare paura, ma gratitudine, perché quell’innalzamento è la misura d’amore con la quale Dio ama i suoi figli, nel Figlio. È la Misericordia di Dio, dunque, che illumina le notti della vita e permette di proseguire il cammino, come Gesù fece con Nicodemo.

Davanti alla Croce non c’è neutralità.
♦ Davanti alla Croce di Gesù non si può restare neutrali: o con Lui o contro di Lui. Una scelta che va compiuta prima di ogni azione, poiché l’agire del cristiano non è altro che la testimonianza di quanto “Dio ci ha amati, fino a dare suo Figlio Gesù”.

Per la preghiera.

Altissimo, glorioso Dio,
illumina le tenebre de lo core mio.
E damme fede dritta,
speranza certa e caritade perfetta,
senno e cognoscemento, Signore,
che faccia lo tuo santo e verace comandamento. Amen.
(preghiera di san Francesco davanti al Crocifisso di san Damiano)

Ti adoriamo, Signore Gesù Cristo,
qui e in tutte le tue chiese
che sono nel mondo intero
e ti benediciamo,
perché con la tua santa croce
hai redento il mondo.
(San Francesco d’Assisi)

O croce gloriosa di Cristo,
tu rendi vane le seduzioni del Maligno
e spezzi le catene dei peccati!
Esultino tutti i popoli:
il nostro Re ha sconfitto l’inferno.

(fonte: cf vaticannews.va/it/festivita-liturgiche)

La festa liturgica della Esaltazione della Santa Croce non è l’esaltazione di uno strumento di morte o di potere, ma uno strumento di amore e di servizio. – E in questa luce pesano molto le ambiguità storiche di chi ha voluto presentare la Croce quale strumento di conquista e di forzata conversione. – La Croce di Cristo è il segno più eloquente dell’amore di Dio per gli uomini: quel legno ricorda a tutti che il Creatore ha condiviso il dolore dell’umanità. Tutti siamo chiamati a diventare come la Croce di Gesù: essere, segno di un dono sconfinato in mezzo agli uomini. – Portare Cristo agli altri significa proprio questo: ricordare a chi ci sta accanto che è possibile incontrare Dio proprio nelle nostre ferite, nel buio del nostro dolore quotidiano e lì Lui entra come una luce che guarisce.

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