Fede e dintorni

Fede viva e operosa nella sofferenza

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

Fede viva e operosa nella sofferenza.

 

– Spesso sogniamo un cristianesimo facile, rassicurante e comodo. Ma il Signore ha preso su di sé la croce, e ci invita a seguirlo per la stessa via anche nei momenti difficili. Egli ci aiuterà a seguirlo anche quando il dolore sembra troppo grande per le nostre forze.
– La profezia di Isaìa sul Servo sofferente del Signore si realizza in Gesù. Dopo che Gesù fa l’annuncio della sua passione, viene ripreso da Pietro che non può accettare un Messia così. Ma poi sarà lui per primo ad imparare a mettersi dietro al Signore per seguirlo sulla via della croce.
– Oggi ancora si sentono voci e giudizi contrastanti su Gesù: c’è chi lo ritiene un saggio, un generoso moralista, un protagonista della storia, e c’è anche chi lo calunnia, chi lo odia. – Ma la sola, la vera identità di Gesù è quella proclamata da Pietro: “Tu sei il Cristo”, venuto a portare la salvezza eterna, la speranza soprannaturale, non semplicemente una dottrina per rendere più tollerabile la convivenza umana.
– Se riduciamo la fede cristiana al chiuso di un orizzonte umano, per quanto nobile possa essere, siamo in errore: Cristo è il Servo sofferente che porta la salvezza col sacrificio della sua vita.

Dal Vangelo di questa domenica (Mc 8,27-35).
♦ In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei profeti».
♦ Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno. E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto, ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere.
♦ Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».
♦ Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà».

Chi è veramente Gesù: il Messia sofferente.
♦ La differenza tra la gente e i discepoli è che la gente non aveva capito nulla della persona di Gesù mentre i discepoli avevano intuito che egli fosse il Messia. La risposta di Pietro è chiara: «Tu sei il Cristo» Gesù afferma che ilCristo, il Messia doveva soffrire molto, ed essere rifiutato.
♦ Ma questo non piace a Pietro. E Gesù lo rimprovera, lo chiama addirittura “Satana”, che non pensa secondo Dio, ma secondo gli uomini».
Non basta quindi riconoscere Gesù come Figlio di Dio: bisogna seguirlo in ciò che egli ha di più specifico, cioè nell’amore alla croce che non è il fine, ma il mezzo necessario per compiere la redenzione.
Se vogliamo anche noi essere corredentori, non possiamo rifuggire la croce, perché solo attraverso di essa, perdendo la nostra vita, la ritroveremo nell’eternità, partecipando alla risurrezione di Cristo.
♦ C’è da riflettere. – Il Messia è colui che sembra votato al fallimento! Egli deve affrontare la sofferenza, la condanna e la messa a morte che sono sanciti dalla massima autorità religiosa.

Due sono le direzioni che siamo costretti a considerare: o Gesù era un falso profeta e conseguentemente un messia fasullo; o la falsità e la menzogna stavano nella religione e nelle sue istituzioni.
♦ Se questo vale per i discepoli di allora, nella loro confusione esistenziale, vale ancor più per noi discepoli di oggi, pur nella chiarezza dell’evento pasquale, nel ricomprendere il senso della nostra relazione con il Signore e le istituzioni ecclesiastiche. Quanti ritardi soffriamo.
♦ In questi nostri giorni, la bontà del Signore fa saltare molti coperchi – molti altri ne dovranno venir fuori – che mostrano la debolezza umana, l’ipocrisia e l’immoralità di esponenti delle autorità religiose a tutti i livelli.
È un dono della Provvidenza che ci chiede di ripensare molto della organizzazione ecclesiastica, della formazione dei suoi ministri, della responsabilizzazione dei laici.
L’educazione alla fede, che Gesù imparte ai suoi, comincia dal fatto che Pietro (nella sua logica umana) riconosce Gesù come come il Cristo, ma deve essere persuaso a deporre le attese messianiche terrene per entrare nella logica divina.
Devono esserne persuasi pure gli altri discepoli: Gesù, ammonendo Pietro, parla a tutti.
Così sarà per la Chiesa, per i cristiani di ogni epoca, chiamati a spogliarsi della mentalità mondana e a rivestire la fecondità della croce con una fede viva e operosa, che rifugge da sterili esercizi verbali e attinge la propria forza dalla carità delle opere
Diceva sant’Annibale M. Di Francia: «Seguire Gesù Cristo senza portare la croce è impossibile; portare la croce e non seguire Gesù Cristo è inutile». ( don Giuliano Saredi, ssp).

Per la preghiera.
– O Padre, tu conforti i poveri e i sofferenti, tendi l’orecchio ai giusti che ti invocano, assistili nelle prove della vita.
– O Dio, il tuo popolo santo proceda con fede operosa e ferma speranza sulle orme di Cristo Signore, e in lui trovi la forza per vivere
ogni giorno con pazienza e amore.
– O Cristo, aiuta i responsabili delle nazioni a coinvolgersi concretamente nelle vicissitudini e necessità dei cittadini.
– Signore, sostieni i cristiani perseguitati e quanti soffrono per la loro fede religiosa, perché il coraggio della testimonianza non ceda allo sconforto.
– O Cristo, ti preghiamo perché le sofferenze e i dolori dei singoli siano condivisi da tutti nella discrezione e nel silenzio e nella solidarietà.

– Spesso sogniamo un cristianesimo facile, rassicurante e comodo. Ma il Signore ha preso su di sé la croce, e ci invita a seguirlo per la stessa via anche nei momenti difficili. Egli ci aiuterà a seguirlo anche quando il dolore sembra troppo grande per le nostre forze. Il Cristo”, infatti, è venuto a portare la salvezza eterna. – Allora, non riduciamo la fede cristiana al chiuso di un orizzonte umano, per quanto nobile possa essere. Apriamo il cuore a Cristo, Servo sofferente che porta la salvezza col sacrificio della sua vita.

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