Cultura e Società

La bisaccia del pellegrino

Rubrica religiosa settimanale

a cura di P. Salvatore Brugnano

Maggio 2010, prima settimana: 2-8 maggio 2010
1. Vangelo della domenica –  «Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri.».
2. Aspetti della vita – Il cane.
3. Un insegnamento di S. Alfonso – Un barbiere e Le Glorie di Maria, scritte da S. Alfonso.
4. La settimana con la liturgia (2- 8 maggio).
5. Saggezza calabrese – Calabria, terra mariana

1. Vangelo della domenica – Giovanni 13, 31-35« Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri.».

Quando Giuda fu uscito [dal cenacolo], Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito.
Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.
Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».
Il Vangelo di oggi ci trasmette il testamento di Gesù. È diretto ai suoi discepoli, turbati dalla partenza di Giuda. Ma è anche diretto ai numerosi discepoli che succedono a loro e vivono il periodo di Pasqua alla ricerca di un orientamento. Sono soprattutto essi che trovano qui una risposta alle loro domande: Che cosa è successo di Gesù? Ritornerà? Come incontrarlo? Che cosa fare adesso? Sono alcune delle domande che capita anche a noi di fare.
In fondo, il Vangelo ci dà una risposta molto semplice: è un nuovo comandamento: “Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amati”. Ma se ci si dedica a seguire questo comandamento, ci si accorge molto presto che l’amore non si comanda. Eppure, se si è capaci di impegnarsi ad amare il proprio prossimo per amore di Gesù – come egli stesso ha fatto – si trova ben presto la risposta a parecchie altre domande. Ci si rende conto che il cammino di Gesù è un cammino di vita, per lui ma anche per molte altre persone intorno a lui.
Il comandamento di Gesù è un comandamento nuovo in senso attivo e dinamico: perché “rinnova”, fa nuovi, trasforma tutto. “E questo amore che ci rinnova, rendendoci uomini nuovi, eredi del Testamento nuovo, cantori del cantico nuovo” (S. Agostino). Se l’amore parlasse, potrebbe fare sue le parole che Dio pronuncia nella seconda lettura di oggi: “Ecco, io faccio nuove tutte le cose”. Questa è la verità del comandamento ultimo e definitivo: l’amore per gli altri vissuto secondo la forma e lo stile con cui Gesù ha amato i suoi.

2. Aspetti della vita
Il cane

“A chi è solo, Dio dona un cane. Il cane è la virtù che, non potendo farsi uomo, si è fatta animale”.
Così diceva il romanziere ottocentesco francese Victor Hugo. E l’idea — devo riconoscerlo — è curiosa e gradevole. Il mio pensiero corre a una statua che mi affascinava da bambino: un san Rocco accompagnato da un cane che gli lambiva le piaghe. Nella mia famiglia non è mai mancato un gatto, e tante volte è accaduto anche a me di riconoscere che aveva ragione il grande pensatore Montaigne quando nei suoi Saggi confessava: «Quando gioco con la mia gatta, non so se è lei a divertirsi di più con me o se sono io a divertirmi di più con lei». S. Filippo Neri era accompagnato da una gatta dal pelo rossiccio e dal cane chiamato “Capriccio”, per non parlare dei due cardellini e del canarino che teneva nella sua cameretta.
Detto quindi tutto il bene possibile di questi animali domestici, bisogna anche riservare una nota amara alla frase di Hugo. Sì, per molti la virtù si incarna in un cane perché «non può farsi uomo». Ossia, non ci sono persone che sono pronte ad accompagnarsi a malati, vecchi, solitari, infelici. Nell’anonimato delle città, ma ormai anche nell’indifferenza dei paesi, si hanno folle di solitudini che non s’incrociano mai. E così l’unico dialogo possibile, l’unico affetto da donare e ricevere è concentrato su un cane o un gatto. Certo, per queste persone essi sono un dono di Dio, ma forse potremmo donare loro anche un po’ di calore umano, di parola e di amicizia. (Mons. Gianfranco Ravasi)

3. Un insegnamento di S. Alfonso
Un barbiere e Le Glorie di Maria, scritte da S. Alfonso

Un simpatico barbiere napoletano, un certo Francesco Tana, innamoratissimo di Alfonso, nella sua bottega aveva messo a disposizione dei clienti non calendari profumati ma pagine sode di pietà mariana, Le Glorie di Maria scritte da S. Alfonso.
Chissà, nell’attesa del proprio turno, per ammazzare il tempo – pensava il buon Francesco – apriranno, leggeranno… Sì, ma gli avventori aprivano e chiudevano subito. Alle rimostranze di don Francesco la risposta era sempre la stessa, bella e pronta: con tutto questo latinorum si perde la concentrazione, cala l’interesse e la voglia di andare avanti. E allora il figaro napoletano non ci pensò due volte. Forbici alla mano, sacrificò tutte le citazioni latine e non solo, ma anche qualche altra cosa. Forse troppo. E così, nel 1913 a Napoli, dall’oscura tipografia di Angelo Trani venne fuori un tascabile, facile, ridotto, proprio per tutti: Le Glorie di Maria, scritte da s. Alfonso M. de Liguori e popolarizzate per cura e devozione di Francesco Tana.
Nella prefazione don Francesco accenna ai “tempi che son tristi, al popolo che soccombe nella marea della dissipazione” e offre la sua terapia: “opporre alla diffusione della stampa cattiva la diffusione della stampa buona”. E a lui che aveva più volte letto e meditato quell’aureo libretto era venuta la felice idea di ristamparlo. Interessante lo specifico: “Per conseguire però più infallibilmente lo scopo ho divisato – scrive – tradurre i passi scritturali, sopprimere quelli patristici e teologici di cui l’opera va intralciata, senza però alterare l’unità e l’integrità del concetto. Così il popolo non troverà difficoltà nella lettura e l’opera, ridotta ancora in forma più semplice, sarà il vero libro del popolo che lo solleverà e condurrà a Dio”.
Il barbiere Francesco non era di professione teologo e ci ha lasciato comunque una forte e sincera testimonianza di amore alla Madonna e a s. Alfonso.. (Alfonso Amarante, in “Percorsi di speranza”)

4. La settimana con la liturgia = 2-8 maggio 2010

3 maggio (lunedì) –  Risuona in tutto il mondo la parola di salvezza. – Chi segue la via giusta giungerà alla meta giusta. Gesù è la via che conduce alla verità e alla vita. Tuttavia la vita e la verità non sono tanto la meta a cui Gesù conduce, quanto la ragione che gli consente di proclamarsi la via.
Letture di oggi =  1Cor 15,1-8; Sal 18,2-5; Gv 14,6-14.
Santi di oggi =  Santi Filippo e Giacomo, apostoli.

4 maggio (martedì) – I tuoi amici, Signore, proclamino la gloria del tuo regno. – La pace di Gesù, diversa da quella che il mondo può illusoriamente offrire, non consiste nell’assenza della Croce ma nella certezza della vittoria del Salvatore.
Letture di oggi = At 14,19-28; Sal 144,10-13.21; Gv 14,27-31a.
Santi di oggi =   Sant’Antonina; San Floriano; Santi Silvano e c.; B. Edoardo Giuseppe Rosaz.

5 maggio (mercoledì) – Andremo con gioia alla casa del Signore. – Chi rimane in Gesù dà frutto, chi si stacca inaridisce. L’uomo è nativamente aperto a Dio, perciò può comprendere che la sua esistenza si realizza nell’obbedienza, e non già nell’autonomia da Dio.
Letture di oggi  = At 15,1-6; Sal 121,1-5; Gv 15,1-8.
Santi di oggi =  San Gottardo; B. Nunzio Sulprizio; B. Caterina Cittadini.

6 maggio (giovedì) – Annunciate a tutti i popoli le meraviglie del Signore. – L’amore del Padre, che ci raggiunge in Cristo, è ciò che ci costituisce nell’essere. Perché amato, l’uomo esiste, ed è amando che si afferma.
Letture di oggi = At 15,7-21; Sal 95,1-3.10; Gv 15,9-11.
Santi di oggi = San Pietro Nolasco; B. Anna Rosa Gattorno.

7 maggio (venerdì) –  Ti loderò fra i popoli, Signore. – Esiste un intimo rapporto fra l’obbedienza al Signore e la fecondità di vita. L’amore “fra di noi” dei discepoli per giungere a tutti, esige un lasciare e un partire da parte dei credenti.
Letture di oggi = At 15,22-31; Sal 56,8-12; Gv 15,12-17.
Santi di oggi =  Santa Domitilla; Santa Rosa Venerini; Sant’Agostino Roscelli.

8 maggio (sabato) – Acclamate il Signore, voi tutti della terra. – Il rifiuto di Dio da parte del mondo è senza scuse. Il mondo non conosce Dio perché preferisce la malvagità al bene: questo lo rende incapace di vedere la luce della Risurrezione.
Letture di oggi = At 16,1-10; Sal 99,2-3.5; Gv 15,18-21.
Santi di oggi =  B. Maria Vergine di Pompei; San Vittore; San Bonifacio IV.

5. Saggezza calabrese
Calabria, terra mariana

In questo mese di maggio presenterò alcuni aspetti della religiosità calabrese verso la Madonna.
La Calabria è da sempre una terra “mariana”: si può dire che ogni paese ha la “sua” Madonna, alla quale è legato come figlio alla madre. E’ noto “l’eccessivo” amore verso la Madonna  non solo del popolo calabrese,ma anche di altri popoli. A volte sembra che il culto verso la Madonna abbia dimensioni superiori a quello stesso verso Cristo e verso i misteri principali della fede cattolica. Si potrebbe dire che nel corso dei secoli il popolo abbia sviluppato liturgie, preghiere, feste parallele e a volte divergenti da quelle ufficiali, divenute ermetiche e incomprensibili nel loro linguaggio (lingua latina) e del tutto clericale nella prassi (il popolo faceva solo da spettatore).
Da sempre non sono mancate nel popolo discussioni, rivendicazioni e movimenti sul diritto a celebrare o manifestare la propria fede nei modi liberamente voluti e da sempre non sono mancati interventi delle autorità ecclesiastiche tesi a mantenere il culto nelle giuste dimensioni.
Gli aspetti  della religiosità popolare calabrese nei riguardi della Madonna sono molteplici; si riconducono a due livelli:
– ciò che il popolo prega o canta alla Madonna
– ciò che il popolo festeggia per la Madonna.
Le preghiere e i canti popolari trovano, per così dire, meno “cultori”:  infatti vanno facendosi sempre più rari coloro che conservano questo tesoro, che a mio parere rimane l’aspetto più genuino della religiosità popolare. Invece sempre più spettacolare (esterno e quindi meno impegnativo spiritualmente) si va facendo l’aspetto della festa, che in Calabria (e altrove) ha connotazioni anche sociali.
(cf Salvatore Brugnano, Espressioni di religiosità popolare, vol. 3, La Madonna).

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