Fede e dintorni

Nell’attesa del Signore

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

Nell’attesa del Signore.

– Ogni giorno viviamo la nostra vocazione di appartenenza a Dio: siamo fatti per lui. Desiderandolo giorno e notte e dedicandoci liberamente al suo servizio, noi troveremo in lui il nostro aiuto.
– Occorrono fedeltà, vigilanza e perseveranza, che comportano un impegno assolutamente personale. Sono come un olio che non può essere ceduto.
– Nell’attesa del ritorno del Signore chiediamo il dono di una vigilanza fedele e costante per orientare a lui tutta la nostra vita. Alimentiamo l’attesa del Signore illuminati dalla sua parola.
– Occorre progredire nel pellegrinaggio della fede alimentando la lampada della nostra vita con l’olio della sua Parola, perché possiamo essere luminosi, rendendogli testimonianza con le opere buone della carità misericordiosa, nell’attesa della sua gloriosa venuta. – Oggi ricorre la 70^ Giornata del ringraziamento.

Dal Vangelo di questa domenica (Mt 25,1-13)
♦ In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono.
♦ A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”.
Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”.
Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».

Un corteo nuziale, segno del nostro viaggio verso la patria celeste.
♦ Ai tempi di Gesù la sposa aspettava nella casa dei genitori l’arrivo dello sposo. Dopo il tramonto del sole, lo sposo arrivava con un corteo nuziale per portarla nella sua casa.
♦ Alcune damigelle seguivano la sposa. Diverse ragioni potevano causare il ritardo dello sposo come, per esempio, lunghi discorsi con i genitori della sposa sui doni e sulla dote. Il tirare in lungo le trattative era di buon auspicio.
♦ Ma non è lo stesso per le damigelle di cui si parla nel Vangelo di oggi.
Qui si tratta infatti del ritorno di Cristo e tutto è riassunto nelle ultime parole: “Vegliate, dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora”, cioè: “Siate pronte per l’arrivo di Cristo”.

Agli occhi di Gesù, è saggio chi veglia, cioè chi pensa sempre, nel suo animo, al giorno del ritorno del Signore e all’ora della propria morte, chi vive ogni giorno nell’amicizia di Dio, nella grazia santificante, e chi si rialza subito se, per debolezza, cade.
  Allora “Vegliate”, perché nessuno, all’infuori di Dio, conosce il giorno e l’ora.

Attraverso la parabola delle dieci vergini Cristo, sposo della chiesa, ci invita a vegliare e a tenerci pronti per il banchetto nuziale con lui nella Gerusalemme celeste.
Crediamo fermamente in lui, morto e risorto per la nostra salvezza, fondamento della nostra speranza nella vita eterna e nella risurrezione futura.
E crediamo che il Padre celeste nell’ora della nostra morte ci radunerà con lui per mezzo di Cristo Gesù, Salvatore e buon Pastore, il quale si fa riconoscere qui e ora nello spezzare il pane.
(cf don Francesco Dell’Orco, in ladomenica.it).

Per la preghiera.
♦ Donaci, o Signore, la lampada viva della fede, per attendere e riconoscere la tua venuta in tutte le circostanze della vita, anche quelle difficili e dolorose.
♦ Dona, o Signore, a quanti portano nel mondo la luce della fede e annunciano la speranza cristiana: il Papa, i vescovi, i sacerdoti e tutti i missionari del Vangelo, il coraggio della testimonianza.
♦ Dona al nostro mondo la tua sapienza, o Signore, perché gli uomini possano prendere decisioni sagge per promuovere il bene comune, distinguendo il bene dal male e promuovendo opere di pace e di fraternità.
♦ Dona, Signore, a tutti i nostri fratelli che sono stati chiamati da questa vita la gioia di incontrarti e vivere per sempre nell’eternità beata.
Tu sei la nostra vita e la nostra speranza o Signore. Sostieni la nostra preghiera e conducila secondo la tua volontà. Amen.

8 Novembre: 70a Giornata del Ringraziamento.
Grazie per la terra: promessa, dono e benedizione

Tu visiti la terra e la disseti: la ricolmi delle sue ricchezze…Così prepari la terra: ne irrighi i solchi, ne spiani le zolle, la bagni con le piogge e benedici i suoi germogli. Coroni l’anno con i tuoi benefici, al tuo passaggio stilla l’abbondanza. I prati si coprono di greggi, le valli si ammantano di grano; tutto canta e grida di gioia. (dal Salmo 65).

♦ La “Giornata di ringraziamento per i frutti della terra” ci offre una chiave di lettura che ci apre il mondo della preghiera dell’uomo della Bibbia. È una preghiera che si ispira alla lode a Dio per i doni da lui ricevuti: la benedizione, la promessa, l’alleanza. Ma è anche una preghiera profondamente radicata nel dono della terra.
♦ Per l’uomo della Bibbia la terra è tutto.
A partire dal primo libro della Bibbia (Genesi), la storia d’Israele è la storia di questa sua terra, dei suoi raccolti, delle sue greggi, dei suoi pascoli, delle sue vigne.
♦ Sradicato da questa terra con la deportazione e l’esilio a Babilonia, Israele vedrà il crollo di ogni speranza, la fine di ogni benedizione e non si sentirà più “popolo”.
♦ Per questo, nella sua preghiera l’uomo della Bibbia chiede a Dio di essere custodito nella sua terra come il pastore si prende cura del suo gregge, come l’agricoltore pianta e coltiva la sua vigna, come il seminatore prepara il terreno che gli produrrà il raccolto per il pane e la gioia di vivere e rimanere nella sua terra.
♦ La “corposità” e la “materialità” di questa preghiera non devono scandalizzare il lettore della Bibbia (soprattutto di quel “libro di preghiere” che è il libro dei Salmi).
Possono invece condurlo a comprendere il profondo significato religioso che la terra ha per l’uomo della Bibbia: è la terra della promessa e della benedizione, è la terra da cui ha origine il Messia.
Tutto questo è motivo di lode e di ringraziamento. Gesù stesso ha ispirato a questo profondo significato della terra i gesti dello spezzare il pane, del bere il calice del vino e la domanda rivolta
al Padre di darci “il pane quotidiano”.
Sono i gesti del suo ringraziamento al Padre, che noi e la nostra comunità riviviamo ogni volta che partecipiamo all’Eucaristia, che significa “rendere grazie”.
(don Primo Gironi, ssp, biblista, in ladomenica.it)

Vivere la vita in nel ringraziamento di quanto Dio ha donato all’uomo e darà ancora per la sua felicità. Ma l’uomo può guastare tutto col suo peccato. Quando il male si fa più intenso e la morte sembra assediarci, allora più intenso deve essere il desiderio e più viva la preghiera per trascendere l’ordine del tempo per fissarsi in quello dell’eterno. Si guarderà al Paradiso con fede e speranza, mentre agiamo ogni giorno nella carità. “Tanto è il bene che mi aspetto, che ogni pena mi è diletto!” (S. Francesco di Assisi).

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